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Il mistero del colpo al caveau della Banca di Roma a palazzo Giustizia (Prima Parte)

Qualche settimana fa è stata sventata una rapina in una Banca nel centro di Caserta. La banda era composta da sette persone, tutti sessantenni. Fin qui tutto normale, a parte l'età, ma il particolare emerso sarebbe che il capo di questa banda è un certo Manlio Vitale.

Costui detto "Er gnappa" era legato alla Banda della Magliana ed era stretto collaboratore di Maurizio Abbatino detto "Crispino". Vitale era amico intimo di De Pedis ("Renatino"), capo dei testaccini e serial killer professionista. Insomma aveva tutti i requisiti per avere una tomba di tutto rispetto all'interno della Chiesa Sant'Apollinare di Roma con la dedica "benefattore dei poveri".

Vitale però è stato protagonista di un altro avvenimento ancora intriso di misteri, tutto ancora di chiarire. Parlo di un furto non comune e abbastanza inquietante per i vari collegamenti che in questa inchiesta elencherò.

La storia che vi racconterò è vecchia, risale ad una notte tra il 16 luglio e il 17 luglio del 1999. Ma il passato emerge sempre e come dico da tempo: il passato non è mai passato.

D'altronde ancora adesso ci sono intimidazioni, omicidi, insabbiamenti quindi in questa storia il passato non esiste. C'è il presente.


In quella afosa notte del '99 una banda composta da ben 23 uomini, tra esecutori e fiancheggiatori, svuota 174 cassette di sicurezza nel caveau della Banca di Roma agenzia numero 91. Un banca che si trova nei sotterranei della Cittadella Giudiziaria di Piazzale Clodio, a Roma.

Provate ad andare a visitarla di notte e scoprirete che è inaccessibile perché protetta da grandi mura e l'entrata principale è chiusa da un grande cancello, e comunque vicino c'è un Mc Donald ed era impossibile passare inosservati visto che d'estate è molto frequentato fino all'alba.

Almenoché avessero dei complici all'interno della struttura. E infatti ce l'avevano.

Un furto di 50 miliardi ma non solo, ma anche la sparizione di documenti importantissimi di vario genere. Alcuni per ricattare i Magistrati. Ma c'erano alcuni documenti rinvenuti all'interno di alcune cassette svaligiate, al possesso dei quali sarebbe interessato il noto pregiudicato Massimo Carminati.

Si proprio Carminati, uno dei maggiori indiziati per l'omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo "Jaio" Iannucci. Proprio Carminati, estremista di destra che lavorava anche per la Banda della Magliana e intratteneva legami con la mafia Siciliana, proprio quel Carminati che fondò uno dei gruppi dei NAR, quello all'Eur.

Ma non c'è solo Carminati nella storia "dell'assalto al Palazzo di Giustizia"! Al prossimo capitolo entreremo più approfonditamente in questa storia di una notte di mezza estate romana...

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