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Il ministro Clini e la sostenibilità ambientale

Il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha sottoscritto ieri un accordo con Illycaffé finalizzato all’analisi, riduzione e neutralizzazione dell’impatto sul clima del settore caffè. L’obiettivo però è più ampio, e non riguarda solo la multinazionale triestina: l’intenzione, infatti, è quella di creare un sistema di gestione delle emissioni di carbonio che possa costituire un modello per tutte le industrie che operano nel settore caffè. L’accordo parte dall’azienda stessa, che cerca così di rientrare nei parametri stabiliti dall’Unione Europea per il 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. La presentazione dell’accordo è stata anche l’occasione per fare qualche domanda al Ministro su tematiche più ampie, riguardanti la sostenibilità. Durante una profonda crisi economico-industriale come quella che stiamo vivendo, in cui la priorità sembra essere il contenimento dei costi e una maggiore produzione, vien da chiedersi se, in generale, le spese per la sostenibilità siano da molti considerate superflue. È così?

"Se guardiamo i dati degli investimenti mondiali nelle tecnologie che sostengono la crescita possiamo vedere che gli investimenti più importanti riguardano le tecnologie sostenibili. Perciò la sostenibilità oggi non è un costo, è un investimento. La competitività internazionale delle imprese è legata all’innovazione dei prodotti.Quelli più innovativi hanno minore consumo di energia, di acqua e di suolo. Questi tre obiettivi rappresentano i punti di riferimento degli investimenti più importanti a livello globale, sostenuti dalle imprese e dalle grandi banche. Ed è questa la direzione che vogliamo intraprendere con l’Italia per i prossimi decenni". Proprio in tema di sostenibilità molti criticano però la posizione pro-nucleare del Ministro. Non c’è contraddizione con quanto appena detto? "Il nucleare è un tema diverso, che riguarda una fonte energetica usata in molti paesi europei e non europei. Continuo a dire che dobbiamo lavorare sulla ricerca per un nuovo nucleare. Questa è una linea assolutamente coerente con gli impegni per la sostenibilità, basta leggersi i documenti internazionali. La polemica spicciola locale serve a deviare la discussione verso temi più seri".

Un tema serio è anche quello della riconversione industriale. In una città come Trieste il tema è particolarmente sentito, data la presenza ingombrante della Ferriera. L’impianto siderurgico nell’immediata periferia cittadina, costituisce un forte problema ambientale.

"Dieci giorni fa abbiamo sottoscritto un accordo di programma tra il Ministero dell’Ambiente, la Regione,il Comune, la Provincia, e l’Ente Zona Industriale che punta a una riqualificazione delle aree industriali e portuali. In questo pacchetto c’è anche la problematica rappresentata ancora da alcuni “punti caldi” presenti nella città, specie per la compatibilità ambientale. Sono fiducioso, perché l’accordo sottoscritto rappresenta una solida base per questa riconversione e per fare di Trieste uno dei punti di riferimento per la nuova fase della sostenibilità nel nostro paese".

Poi in questi giorni c’è pure la questione della discarica a Roma, un progetto che fatica parecchio a trovare consensi.

Riguardo a ciò, il Ministro Clini non le manda a dire:

"La discarica a Roma è l’emblema di una gestione sbagliata dei rifiuti che dura da oltre quarant’anni. Se Roma avesse seguito i criteri stabiliti dalle direttive europee e dalle leggi nazionali oggi non avremmo il problema della discarica, come per esempio non ce l’abbiamo a Milano. Noi dobbiamo rapidamente riconvertire il sistema dei rifiuti a Roma verso le direzioni indicate dalle direttive europee, puntando sulla raccolta differenziata e sul riciclo. Domattina a Roma assieme al Comune presenteremo il programma per la raccolta differenziata della città. Se riusciremo a renderlo effettivo il problema delle discariche sarà marginale. Quello che sta avvenendo a Roma è molto grave, perché interessi che nulla hanno a che vedere con la protezione dell’ambiente stanno drammatizzando la soluzione: stanno facendo emergere problemi che non esistono, stanno sostanzialmente soffiando sul fuoco. Ho il timore che puntino a creare a Roma una situazione di emergenza come a Napoli, come a Palermo, dove non vincono le forze della ragione, ma altri interessi. Io mi sto opponendo con tutte le mie forze a questa degenerazione. Ho richiesto anche al nuovo Commissario dei rifiuti che venga predisposto un progetto per una discarica temporanea che assicuri che nella discarica arrivino solo rifiuti trattati, e che la discarica sia effettivamente temporanea (con una dimensione ridotta). Inoltre il progetto deve garantire che non ci siano rischi di contaminazione, in particolare delle falde acquifere. Questo si potrà fare nel sito prescelto dal Prefetto, dipende dal progetto. Noi avevamo indicato altre soluzioni, ma allo stesso tempo vogliamo essere molto chiari: abbiamo bisogno di trovare una soluzione condivisa. Non credo che abbiamo bisogno dell’esercito, perché questo drammatizzerebbe una situazione che non ha nessun motivo per esserlo".

Davide Ludovisi

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.145) 10 giugno 2012 00:01
    Renzo Riva

    Per definire questo ministro e l’intero governo

    basta quanto ha scritto il prof. Franco Battaglia

    http://www.ilgiornale.it/interni/usiamo_ricostruzione_miliardi_fotovoltaico /02-06-2012/articolo-id=590694-page=0-comments=1

    Usiamo per la ricostruzione i miliardi del fotovoltaico
    I fondi che buttiamo per i pannelli ammontano a 5 miliardi:
    proprio quanto i danni del sisma.
    Farebbe meglio all’ambiente investirli nell’emergenza

    di Franco Battaglia - 02 giugno 2012, 09:28

    Non so voi, ma io mi vergogno di questo governo. Il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, quello eletto dal popolo, ha voluto dare fiducia a chi con una vergognosa manovra di palazzo lo ha spodestato. 
    Avrà avuto le sue ragioni, ma dovrebbe capire che i suoi elettori sono sempre meno propensi a sopportare Monti: alle ultime elezioni sono rimasti a casa o, se non l’hanno fatto, hanno scelto per protesta Beppe Grillo. 
    Adesso Monti ha sentenziato: daremo 50 milioni. Che tecnico, ragazzi: la Confindustria ha valutato i danni in 5 miliardi. Ancora peggio il suo ministro Clini, che ha dichiarato: «Ho cominciato a parlare di un piano nazionale per la sicurezza del territorio non appena mi sono insediato. Un piano che dovrà durare almeno 15 anni». Ha cominciato a parlarne da quando si è insediato? Massimo dirigente al pleonastico ministero dell’Ambiente per oltre 20 anni, fa intendere di esservisi insediato da pochi mesi? E che ha fatto nel frattempo, lui che ha visto passare tutti i ministri? Ha significato a costoro che era necessario un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio? E che era necessario impiegare il denaro pubblico, evidentemente non infinito, per quelle priorità e non per le menate del riscaldamento globale con annessi impianti fotovoltaici? Evidentemente no, sennò, non ascoltato, si sarebbe dimesso dagli importanti incarichi. 
    Riconosciamogli la debolezza umana e il coraggio del coniglio, lui, tecnico, al cospetto dei suoi ministri. Cosa ha fatto, da quando è al vertice, a parte cominciare a parlare? Ha provveduto, prima del terremoto (cioè prima che i riflettori puntassero sui tragici fatti), a impostare le proprie azioni di governo alla messa in sicurezza del territorio? Non che avrebbe potuto evitare l’odierno disastro, ma stava agendo in quel senso? Neanche per idea. Anzi: ha continuato a menarla coi cambiamenti climatici e gli impianti fotovoltaici.
    A proposito di questi ultimi, dovete sapere che tutti noi utenti elettrici italiani pagheremo quest’anno oltre 5 miliardi alla camorra del fotovoltaico, a fronte di una produzione che vale 800 milioni alla Borsa elettrica. Io, allora, una proposta l’avrei. Posta la valutazione della Confindustria dei danni del terremoto, proporrei di sequestrare gli oltre 5 miliardi che noi utenti elettrici comunque pagheremo sulle nostre bollette, dare ai clan del fotovoltaico 800 milioni per la loro stramaledetta produzione elettrica (che così pagheremmo loro, com’è giusto, a prezzo di mercato) ed impegnare ciò che rimane, cioè oltre 4 miliardi, per rifondere i danni del terremoto.
    Se questo governo non fa così dimostra ancora una volta di essere ciò che aveva lasciato intendere fin dall’inizio: protettore, tra le altre, della mafia fotovoltaica. Lo vogliamo a casa, ché proviamo vergogna per esso.
    La situazione è più grave di quel che si pensa. I dati storici ci dicono che queste scosse dureranno per mesi. Altre «botte» non sono escluse, anzi. Nessuno le può prevedere. Sarebbe necessario che si operi guardando al futuro anche un po’ più lontano. Nessuno può scongiurare i danni che faranno i terremoti dei prossimi 3 anni, ma se non si mandano a mare tutte le scelte pazze fatte fino ad ora, che hanno sottratto risorse alle vere e uniche azioni di prevenzione, ci toccherà subire ferite sempre più profonde.

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