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Il crollo della “casa dei gladiatori” di Pompei non deve essere accaduto invano

 Speriamo segni un nuovo inizio.

Il 6 novembre di questo anno la Schola armaturarum juventis pompeiani, la palestra degli atleti di Pompei, crollava rovinosamente su se stessa lasciando sul luogo un cumolo di macerie.

Quello che non poté la forza del Vesuvio e del tempo poté l’ incuria e il disinteresse. Siamo tutti d’accordo che eventi come questo non dovrebbero mai accadere. Vedere un paese come l’Italia che ha tra le sue poche risorse quella del turismo e della cultura, assistere inerme al disfacimento delle sue opere artistiche è uno spettacolo che non avremmo mai voluto contemplare. Eppure è successo. Abazie, castelli, acquedotti romani, monasteri, centri storici arricchiscono la nostra Italia, e la rendono un paese unico. Irripetibile nello scenario mondiale. Ogni cittadino, si sente italiano anche perché è nato e cresciuto in territori in cui la presenza di opere di immenso valore artistico sono una costante che arricchisce il paesaggio, lo rendono vivo e testimonianza del passato. Quello di cui, a volte non ci rendiamo conto, è che non tutti i paesi soprattutto al di fuori dell’Europa hanno saputo mantenere le architetture che ci provengono dalle stratificazione delle epoche precedenti. E’ questa la nostra primaria fonte di ricchezza e di cultura.

Siamo noi, siamo quel che siamo, in quanto abbiamo saputo costruire un rapporto speciale con il passato. Gli Estensi a Ferrara, i Colonna, i Chigi, i Borghese a Roma, i Visconti a Milano, i Medici a Firenze ci dicono ancora qualcosa non perché sono comparse nei libri di storia ma perché ancora oggi possiamo toccare con mano i palazzi dove un tempo vivevano, vedere le chiese dove pregavano, capire l’impianto delle strade in cui loro passeggiavano. 

Abbiamo saputo mantenere quello che non apparteneva a noi perché abbiamo orientato la nostra vista non solo a quello che il futuro avrebbe potuto generare ma anche e soprattutto a quello che il passato aveva sapientemente creato.

Ogni italiano in quanto parte di una comunità che fonda le proprie radici in questo nobile passato, che è allo stesso tempo fonte di ricchezza e di reddito, affida la salvaguardia del patrimonio artistico al governo e alle autorità competenti. Ma siamo sicuri che coloro che dovevano occuparsi di vigilare sul nostro patrimonio artistico hanno fatto tutto il possibile?

Sandro Bondi dall’inizio dell’attuale legislatura riveste il doppio incarico di Ministro dei Beni culturali e coordinatore nazionale del Pdl, il più grande partito italiano.

Siamo sicuri che al nostro sconfinato patrimonio artistico basti un ministro part-time?

Siamo certi che il Ministro Bondi invischiato quotidianamente nella risoluzioni di spinose diatribe politiche e all’interpretazione dell’ortodossia berlusconiana, accompagnato da un immancabile presenzialismo mediatico trovi il tempo di coordinare i lavori del ministero?

Per quale motivo il Presidente del Consiglio Berlusconi pur annoverando nella sua scuderia una miriade di cavalli di razza ha nominato Ministro dei Beni Culturali il coordinatore del suo partito? Non aveva a portata di mano un nome più competente e meno impegnato in altre faccende?

Per quale motivo il nostro presidente del Consiglio invece di recitare in patetici spot pubblicitari che dovrebbero promuovere l’Italia, non ha fatto uso di tutto il suo carisma e della sua indiscussa leadership per costringere il ministro dell’Economia Giulio Tremonti a stanziare fondi adeguati al mantenimento ordinario e straordinario dei nostri beni culturali?

La verità è che a questo governo manca una visione strategica che abbia come perno la valorizzazione dei nostri beni artistici, che dovrebbe essere insieme con la promozione dei prodotti “made in Italy” la chiave di volta dell’economia nazionale.

Per questo le dimissioni di Bondi non sono solamente augurabili ma anche necessarie. Tutte le opposizioni unite in parlamento dovrebbero votare contro questo ministro che ha mortificato il cinema italiano, limitato il teatro, non ha saputo far sentire la sua voce per un adeguato stanziamento di fondi per la cultura italiana. 

Nel nostro paese dopo il voto del 2008 qualsiasi espressione libera di arte che non sia riconducibile al “regime” berlusconiano viene considerata di “Sinistra” e quindi comunista e non degna di interesse, qualsiasi coagulo di cosiddetta cultura “di destra” molte volte di scarso interesse e senza alcun valore viene innalzato a capolavoro indiscusso.

Le foto di Bondi che accorre a Pompei a crollo avvenuto e si fa immortalare mentre perplesso girovaga tra gli scavi avendo in mano una cartina del luogo, sono immagini che non avremmo mai voluto vedere. Il ministro della Repubblica doveva essere lì prima che il crollo avvenisse per appurarsi delle condizioni di uno dei principali siti archeologici italiani. Un ministro competente per i beni artisti dovrebbe passare le proprie giornate, a sondare “con mano” lo stato di “salute” per esempio di tutti i siti Unesco, patrimonio dell’Umanità presenti in Italia, e non invischiarsi in inconcludenti polemiche politiche che lo distolgono dai sui principali doveri a cui gli Italiani lo hanno delegato . 

Bondi torni a scrivere le sue poesie, torni a fare quello per cui tutti gli italiani lo conoscono ed è universalmente noto: il sostenitore indefesso e il ventriloquo del pensiero berlusconiano. Lasci in pace i beni culturali, non continui nella sua opera di Ministro. Ha dato prova di aver fallito e di non aver inciso positivamente nelle questioni di cui era direttamente competente.

Torni a tempo pieno all’agone vero e maschio della politica, libero di rilasciare dichiarazione al vetriolo contro l’avversario di turno, operazione in cui è indiscutibilmente capace. I beni artistici e culturali italiani hanno bisogno di qualcun altro.

Un profilo più capace, forse più tecnico, una persona che abbia un'alta sensibilità e una forte capacità di gestione, dove tutto non deve sempre essere spartito tra il “buono” berlusconiano e il “cattivo” di sinistra. Il patrimonio artistico, non è e non deve essere racchiuso in un mero schematismo, che non gli è proprio, destra-sinistra, si può e si deve andare oltre.

Aver nominato un ministro iper politico, come Sandro Bondi è un altro dei tanti errori commessi dal berlusconismo al potere, di cui oggi purtroppo si vedono plasticamente le conseguenze.

Speriamo però che il crollo della casa dei gladiatori di Pompei non sia avvenuto invano. Speriamo che questo evento faccia accendere i riflettori sulle scarsissime risorse che spesso vengono stanziate a sostegno dei nostri siti archeologici.

Il crollo ha anche anticipato di poco alcuni eventi, che hanno terremotato la politica italiana. Per questo ci auguriamo che il collasso della casa dei gladiatori segni anche la fine dello scellerato potere berlusconiano e della seconda repubblica il cui bilancio è estremamente in passivo.

Ciò che è avvenuto non deve essere accaduto per caso deve segnare la riscossa di un Paese come l’Italia che merita una classe dirigente capace ed adeguata alle sfide in atto.

Vogliamo pensare che il crollo non sia stato completamente vano se questo ha scosso le coscienze di molti che stanchi delle iniziative dell’odierna classe di governo, contribuiranno a creare una nuova fase politica in Italia.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.206) 11 novembre 2010 12:33

    La nutria trafora gli argini e il Veneto s’ impaluda. E’ l’acqua a far crollare le case di Pompei. Nel Salernitano circa 500mila persone sono rimaste senz’acqua da bere. A quando il Ministero di Gestione Acque? Nel paese del Barbiere e il Lupo la soluzione si cerca esercitando l’antica arte dell’arrangiarsi ... 

  • Di alessandro tantussi (---.---.---.205) 11 novembre 2010 17:33
    alessandro tantussi

    Sono d’accordo che il crollo dell’edificio di Pompei possa essere l’occasione per discutere della politica dei beni culturali.
    Sono perfettamente consapevole del fatto che non solo si possa, ma si debba discutere.
     Sono addirittura del parere che l’opposizione non solo possa ma addirittura debba essere "contro" quasi in via di principio (perché è dalla dialettica che scaturisce la sintesi, dalla accondiscendenza nasce solo l’inciucio ). 
    Mi sembra però, perdonatemi la franchezza, che arrivare a chiedere le dimissioni di quel povero testone di BONDI per un fatto che solo molto indirettamente può essere adddebitato a lui, sfruttando una disgrazia, per mezzi strumentali tesi a colpire non tanto il fatto in sé quanto a provocare surrettiziamente una difficoltà al governo, ammesso pure che il governo se lo meriti, è ASSOLUTAMENTE SPREGEVOLE.
    Non riesco a condividere una lotta politica che non ha il coraggio di affrontare lo scontro in modo corretto, duro, a viso aperto, direttamente, senza sotterfugi e senza ricorrere a vie traverse. 

  • Di alessandro tantussi (---.---.---.222) 12 novembre 2010 08:14
    alessandro tantussi

    Questo l’avevo capito e dato per scontato, non mi sembra che tu abbia risposto . 
    Saluti comunque, Alessandro.

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