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Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro me

Un articolo letto di recente tra le pagine di Agoravox mi ha suggerito qualche riflessione dolceamara sulla scienza, la religione e la secolare, continua riscrittura e riproduzione dei fatti del mondo prima ancora che del genoma e, quindi, dell’uomo. Probabilmente, riscrivere e riprodurre (l’arte, Dio o l’uomo ) è una pratica annientatrice piuttosto che conservativa.

A Cesare quel che è di Cesare …?
Circa un anno e mezzo fa, nella pionieristica America, specchio dell’avvenire, qualcuno ha puntato più alto degli altri, giocando a fare Dio. E Craig Venter, biologo statunitense, la puntata rischia davvero di incassarla. Nell’ottobre 2007, infatti, Venter, che già in passato era riuscito a mappare il genoma umano privatamente, battendo sul tempo niente meno che l’internazionalissimo e finanziatissimo cartello di esperti conosciuto come Progetto Genoma Umano, ha dichiarato ad un quotidiano inglese di essere riuscito non solo a leggere il codice genetico, ma addirittura a scriverlo, aprendo scenari che “mai avremmo immaginato” (pensiamo al povero Emilio Fede, che non solo non riesce a scrivere le notizie, ma nemmeno a leggerle).
 
Facciamo, però, un ulteriore passo indietro. Venter, nonostante le sue aspirazioni divine, non è certo quel che definiremmo uno stinco di santo. Nel 1999, infatti, mentre annunciava il sequenziamento del genoma umano, lanciava parallelamente una campagna di sequenziamento di Homo Sapiens in scala commerciale. E cioè? La creazione di una banca dati genomica con tanto di tariffario e copyright, alla quale poter attingere senza troppi crucci etici. Questo approccio non gli valse certo la simpatia dei suoi colleghi, i quali gli affibbiarono la fama di imprenditore della bio-tecnica, consegnando al mondo l’immagine di un piazzista di geni ben lieto di liberarsi di ogni velleitaria afflizione morale in cambio di un solido conto in banca. Ed è proprio questo approccio a suggerirmi le ipotesi più variopinte riguardo, ad esempio, al suo ultimo primato.
 
La scoperta di Venter, infatti, costituisce un traguardo scientifico tuttora sensazionale, le cui applicazioni sono pressoché illimitate. Isolare un gene e piegarlo alla propria volontà consente di creare nuovi farmaci con cui curare anche le malattie più rare, come quelle che colpiscono gli studenti il giorno dell’interrogazione; produrre sostanze in grado di assorbire l’inquinamento atmosferico e marino, così da non proibire a Toto Cutugno di continuare ad usare la lacca; o ancora sintetizzare carburanti ecologici il cui utilizzo stravolgerebbe gli equilibri mondiali con la conseguenza di svuotare istantaneamente l’Iraq. Allo stesso tempo, però, sarà possibile mettere a punto terribili armi biologiche in grado persino di stingere il ciuffo a Cristiano Malgioglio; si potrà creare dal nulla una nuova vita in laboratorio, sebbene non avrà necessariamente le sembianze di Loredana Lecciso; si potrà, nelle parole dello scienziato Pat Mooney, “costruire praticamente qualsiasi cosa”, forse anche la Salerno-Reggio Calabria. Mi rendo conto che si tratta di uno scenario sconvolgente, specie per il povero Malgioglio, che all’epoca della scoperta era in esilio sull’Isola dei Famosi e non ne sapeva niente.
 
L’era della riproducibilità tecnica

Oltre alle parossistiche proiezioni future, scoperte come quella di Venter circa la scrittura del genoma e la sua riproducibilità innescano in me una catena di pseudo-serie riflessioni sul presente e sul passato, in quanto la capacità di riprodurre le cose sembra ucciderle nella loro essenza più che preservarle.
 
La rappresentazione del mondo pare essere costantemente soggetta ad un rigido processo di riscrittura ed attualizzazione, in una sorta di flusso di continuità in costante rinnovamento. Questa sistematica riproduzione, però, ha finito per uccidere la realtà, sostituendo la copia (inanimata e perfetta) all’originale, che si svuota istantaneamente di senso, si disgrega e si disperde[1]. Di fatto, si tratta dello stesso processo che ha finito per uccidere anche Dio (togliendo a Venter ogni modello di riferimento, a meno che nella sua fase creativa non voglia ispirarsi al Big Bang). Senza rincorrere facili sensazionalismi o scontata blasfemia, provo solo a riflettere sugli elementi a mia disposizione.
 
Nella top ten dei comandamenti divini si precettava la necessarietà di non farsi idolo dell’immagine di Dio. Ebbene, secondo i teorici della comunicazione pubblicitaria, ciò risponde ad una precisa strategia di marketing. Infatti, l’abuso, in mano alle masse, dell’immagine della marca ne determina la frammentazione e la conseguente perdita di significato, unicità ed autorevolezza. In seguito, però, la stessa Chiesa, tradendo le sue lungimiranti strategie sulla spinta dell’area merchandising e comunicazione dell’azienda, ha ceduto alla tentazione della sovraesposizione, riproducendo tecnicamente in innumerevoli gadget le immagini sacre (di Cristo e dei maggiori testimonial - Papi e Santi su tutti), dopo aver riletto e riscritto in occasione del Concilio di Nicea proprio quel precetto che lo vietava[2]. D’altronde, Dio, così come l’arte – concetti apparentemente astratti ed ineffabili – si annulla nella perdita della sua unicità attraverso la sua costante riproduzione, un po’ come è avvenuto con la Gioconda, la cui immagine ormai campeggia anche sulle tazze da tè e sui copri divano.
 
Abbiamo riscritto il Vangelo, perché non riscrivere il genoma?
Ora, se in seguito alla loro riproduzione tecnica le immagini sacre vengono desacralizzate, e la sacralità mortale dell’uomo irrisa dalla sua riscrittura in provetta, altrettanto subdole sono le conseguenze della sistematica operazione di rilettura / riscrittura a cui da sempre vengono sottoposti i fatti del mondo.
 
I Vangeli, così come l’Antico Testamento, a cui è stato provvidenzialmente affiancato il Nuovo, sono stati puntualmente riscritti e reinterpretati, limando, laddove possibile, le numerose, riconosciute incongruenze allo scopo di perfezionare le edizioni clonate e aggiornate, e vendere quindi la fede attraverso la prima forma di garanzia scritta che certificasse la bontà del prodotto.
 
Parimenti, molti dei più tragici e sciagurati avvenimenti storici sono stati manipolati da abili burattinai del teatrino umano, sapienti manovratori dei fili della mistificazione revisionista, tanto da far passare le crociate per una sorta di pic-nic in Terra Santa, le conseguenze dell’olocausto come una grande abbuffata e l’11 settembre come il conto da pagare alla cassa.
 
Personal Jesus
A furia di riscrivere storia, e storie, alla fine si è riusciti persino a riscrivere l’uomo, e quello che sembrava essere il suo insondabile segreto e la sua misteriosa alchimia è stato declinato come una rigida, sterile e igienica sequenza di numeri, lettere e cellule minime. Nonostante gli incredibili, irrinunciabili risvolti per la salute e il futuro dell’uomo, la scrittura genomica rappresenta comunque la liquidazione totale, la svendita della razza umana. Una scoperta che annienta il caso e addirittura supera le aspettative del gruppo ‘Cristiani per la clonazione di Gesù’, che, in virtù delle nuove tecnologie applicabili, perché no, anche alle tracce presenti sulla Sacra Sindone, rivendica il diritto a “clonare un Gesù per tutti coloro che ne richiedano uno”. Ebbene, oggi, chi volesse sfoggiare un Gesù personale e intendesse avere a che fare con Lui senza intermediari, non è più costretto a clonarlo, ma può crearsene uno nuovo di zecca, magari in qualche nuova lega sintetica che duri più di 33 anni, o ordinarlo comodamente al più vicino laboratorio di sintesi, al vantaggiosissimo prezzo di 89,90 €, spese di spedizione incluse.


[1] Cfr. Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.
[2] Cfr. Bruno Ballardini, Dio lava più bianco.

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