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Il bipolarismo dei partiti soufflé

Il bipolarismo coatto che regola la politica italiana degli ultimi anni doveva avere come colonne portanti i due principali partiti PDL a destra e PD a sinistra. Essi sarebbero dovuti essere il fulcro dei giochi politici su cui si fondano la maggioranza di governo, e la minoranza che a lei si oppone.

A dispetto delle previsione però essi, allo stato dell’arte, non sembrano resistere all’urto delle divisioni interne, e alle contraddizioni che ne limitano l’operato.

I due partiti a vocazione maggioritaria che si dovevano contendere la fatidica soglia del 51% dei consensi attualmente veleggiano intorno a cifre tra il 25% e il 30%, e sono schiacciati dal protagonismo dei partiti comprimari IDV e Lega nord, compagni di alleanze e di sventure.

Come due souffles mal riusciti PDL e PD si stanno sgonfiano lentamente, non solo perché calano quotidianamente nei sondaggi, ma perché più tragicamente non sembrano in grado di tenere le redini dei due blocchi sociali di cui dovrebbero essere guida e avanguardia.

La crisi dei due partiti maggiori sembra principalmente determinata da due fattori. La prima causa comune ad entrambi è la mancanza di una strategia di ampio respiro che possa costituire la spina dorsale dell’azione politica. Il Pd ha mirato a coagulare al suo interno la sinistra post-comunista proveniente dal disciolto PCI, e la sinistra della defunta DC. Questo connubio innaturale ha creato una creatura senza volto che pur ammantandosi di propositi riformisti, non è riuscita ha proporre una linea politica ben definita. Il Pd immobilizzato da veti incrociati, ha smarrito i temi più cari del proprio popolo di riferimento, parlando con una voce afona ad un elettore indefinito e forse inesistente. Né di sinistra né di centro è il partito democratico. Ricorre alle ricette tipiche della destra per molte tematiche sensibili come la sicurezza e il mercato del lavoro. E’ reticente nel promuovere vere politiche di integrazione e di estensione dei diritti civili. Cosa rappresenta? E’ capace di elaborare un idea di società moderna e più egualitaria? Al momento sembrerebbe di no.

Il Pdl specularmente ha fuso in sé l’eredità del partito azienda berlusconiano e quella di An, versione di fine secolo del vecchio MSI.

Come lo ha definito più volte Berlusconi il Popolo della Libertà è stato una “monarchia anarchica” dove varie anime spesso conflittuali hanno convissuto amorevolmente sotto l’ampio cappello del Cavaliere. Liberali, libertari, socialisti, ex - fascisti, cattolici e ciellini, hanno condiviso un cammino comune sulla scia del populismo vincente di Berlusconi. Ma quanto tempo devono aspettare gli italiani prima che le mirabolanti promesse del Presidente del Consiglio diventino realtà?

E’ davvero possibile che il PDL con la sua faccia mutevole, parli a tutti gli strati della società e a tutti i suoi rappresentanti? Agli imprenditori, agli operai, agli impiegati, agli insegnanti, ai liberi professionisti, agli evasori? Un partito interclassista e trasversale come il PDL spesso può apparire come se accontentasse tutti, più realisticamente corre il rischio di scontentare la maggior parte.

Alla mancanza di un’analisi e di una prospettiva per la società italiana, si aggiunge per entrambi i maggiori partiti italiani un problema al vertice del comando, che si declina in esiti opposti.

Da un lato infatti assistiamo ad una mancanza di leadership e dall’altro ad un surplus di essa.

Se infatti nel campo della sinistra, Bersani, e prima di lui Franceschini e Veltroni sono stati dilaniati dalle divisioni interne, e dalle voci fuori dal coro che hanno reso il concerto, fastidioso ed inascoltabile, nel campo della destra, Berlusconi e prima di lui Berlusconi e ancora prima Berlusconi (!) hanno concentrato in sé ogni vero potere decisionale, esautorando ogni organo democratico che ne avrebbe dovuto indirizzare la politica.

Uno è troppo debole, l’altro è stato fino ad adesso spaventosamente forte.

Un peso piuma barcollante e un culturista pompato di steroidi prossimo al collasso, si contendono il titolo sul ring italiano.

Cosa dovrebbe fare il cittadino incredulo e disgustato, oltre ad augurarsi un rinnovamento quasi totale della classe dirigente? Semplice, munirsi di antibiotici per non contaminarsi, chiudere gli occhi e scegliere il minore dei tanti mali. Anche al di fuori dei due blocchi che si stanno sgretolando.  

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