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Il Veneto e la secessione: considerazioni su uno scenario futuro

Di Marco Moggia

Esisterà mai un Veneto indipendente? Nessuno ovviamente può saperlo, tuttavia si possono tracciare congetture sulle conseguenze e sulle dinamiche che tale scenario potrebbe innescare; l’ipotesi di un’indipendenza veneta potrà anche sembrare impensabile ai più, nonostante ciò è un dato di fatto che una questione veneta esista e che la massima napoleonica «l’immaginazione governa il Mondo» resta sempre valida.

Ogni volta che si parla di secessionismi si finisce per discutere se vi sia un’autentica legittimità storica-culturale dei movimenti nello specifico, scandagliando il passato ed il presente dei popoli secessionisti alla ricerca di un’effettiva fondatezza per le loro pretese. Tuttavia ricercarne una legittimità in quanto tale è un’attività sterile e (a mio modesto parere) fondamentalmente sbagliata.

In primo luogo, la fondatezza o meno dei presunti diritti storico-naturali dei separatisti non va in nessun modo a decretare l’esito stesso del separatismo, quindi che senso ha dannarsi nel tentativo di capire se essa vi sia o meno? Prendiamo ad esempio il caso del Kosovo, che l’etnia kosovara-albanese l’avesse o meno, non è stata certo la legittimità del suo diritto naturale all’autodeterminazione a decretarne la vittoria. Il carattere naturale dei diritti non produce nessuna forza gravitazionale, furono piuttosto le armi, dell’UCK e della NATO, che consentirono la nascita dello Stato Kosovaro.

In secondo luogo chi stabilisce quali debbano essere le legittime discriminanti perché un popolo abbia il diritto a rivendicare come autentica la propria battaglia? Tradotto, chi può dire se uno scozzese abbia diritto a rivendicare la sovranità della propria nazione mentre un veneto no? Fare una distinzione tra casi significa compiere una scelta arbitraria. Nel corso della storia i popoli, tutti i popoli, hanno sempre in un ipotetico anno zero inventato o reinventato la propria identità. Per altro, non avrebbe senso nel breve periodo discutere con un indipendentista della vera o solo presunta tale legittimità delle proprie ragioni, nessuna speculazione metafisica potrebbe distoglierlo dai suoi propositi, e questo è un dato oggettivo.

Cosa succederebbe materialmente se domani il Veneto uscisse dall’Italia?

La maggior parte delle voci ostili all’indipendenza veneta, anche le più autorevoli, non entrano mai nello specifico dei vari ed eventuali problemi che un Veneto indipendente potrebbe trovarsi a dover affrontare, si limitano piuttosto a paventare la semplice vaghezza di fondo di un incerto futuro. La più quotata delle teorie anti-venete sembra essere quella, banale, del «ma dove andrebbe un paese così piccolo?», questa tesi viene di solito accompagnata ad ipotetiche situazioni di confronto con grandi rivali contemporanei quali Cina, India. Tuttavia questa sembra essere l’osservazione più sciocca, oltre al fatto che non si capisce per quale motivo il Veneto dovrebbe andare a trovarsi proprio in competizione con un gigante del sistema internazionale, anche nel caso di un eventuale confronto con la Cina, ad uscirne sconfitto non sarebbe solo il piccolo Veneto, bensì probabilmente l’intera Europa e certamente l’Italia, quindi in verità non è certo la prospettiva di rimanere sotto l’ombrello italiano ad essere garanzia di sicurezza. Per altro la realtà del Sistema internazionale ci mostra che paesi piccoli possono tranquillamente vivere, sopravvivere e prosperare, due esempi su tutti: Svizzera e Norvegia.

Le conseguenze, potenzialmente dannose, più importanti che andrebbero a condizionare il Veneto sarebbero ad ogni modo originate da ben specifiche contingenze sistemiche in cui il nuovo Stato finirebbe per trovarsi uscendo dall’Italia, poiché ciò significherebbe in primo luogo uscire da tutti i trattati stipulati dalla Repubblica italiana, due su tutti, Unione Europea ed Alleanza Atlantica (NATO). Escluso dalla UE, il Veneto si troverebbe circondato, letteralmente, da stati membri di una Unione di cui non farebbe parte. Si potrebbe ribattere che, come detto giusto sopra, la Svizzera stessa è circondata da paesi UE, tuttavia i rapporti svizzero-europei sono stati finora improntati piuttosto che su competizione sulla collaborazione, nel caso di un Veneto nato dalla secessione da un paese membro è invece più che probabile che le relazioni estere euro-venete sarebbero tutt’altro che distese. L’esclusione dall’Unione Europea implicherebbe automaticamente la fuoriuscita dagli accordi del cosiddetto Mercato europeo, oltre che l’uscita da Schengen (che si ricordi non è un propriamente un trattato UE, infatti ne sono parte anche paesi come Islanda, Norvegia, Svizzera), da ciò la conseguente riapparizione della dogana, verso ogni direzione. Le conseguenze sui trasporti di merci e persone potrebbero essere tutt’altro che piacevoli, con amara sorpresa per le classi imprenditoriali venete, e per tutti quei lavoratori veneti che sono inseriti in un contesto di amplia mobilità regionale europea.

Un ulteriore questione andrebbe a riguardare la nuova cittadinanza veneta, con qual criterio verrebbe assegnata alla popolazione residente? Verrebbe concessa a qualunque cittadino italiano, a prescindere dalla regione di nascita, residente fino al giorno prima dell’indipendenza sul territorio veneto, oppure si applicherebbero criteri identitari, riservando ai soli «veneti etnici» la nuova cittadinanza, ed i relativi diritti politici? Verrebbero infine riconosciute dallo Stato veneto situazioni di doppia cittadinanza? Come si comporterebbe la Repubblica italiana, all’indomani della secessione con la popolazione nata in Veneto ma residente al di fuori dei nuovi confini della Nazione veneta stessa?

Fuori dall’Italia quindi fuori dall’UE, il Veneto dovrebbe attuare una riorganizzazione da zero del proprio sistema monetario. In realtà esistono casi di paesi che utilizzano la moneta europea pur non facendo parte dell’Unione stessa, è il caso della Bosnia ed Erzegovina e della Repubblica del Montenegro, tuttavia questi paesi quando hanno iniziato ad utilizzare l’euro si trovavano in una condizione di singolarità politica, ovvero il collasso della Repubblica federale di Jugoslavia, ma non si trovavano in alcun rapporto di conflittualità con i paesi membri utilizzatori dell’euro. Viceversa nel caso di un Veneto indipendente peserebbe dunque il contrasto con Roma, è molto probabile che la Repubblica italiana non darebbe alcun assenso alla possibilità veneta di utilizzare la valuta europea, qualora il nuovo stato ne volesse continuare a far uso. Il contrasto tra Roma e Venezia capitale segnerebbe quindi nel complesso molte delle dinamiche internazionali per il nuovo stato a livello globale. Nell’eventualità che il paese volesse, dopo la secessione, entrare a far parte dell’UE, si potrebbe immaginare facilmente un netto veto italiano, al veto italiano si andrebbero ad aggiungere secondariamente quelli di tutti quei Paesi europei che non avrebbero alcun interesse a che uno Veneto indipendente possa tanto esistere quanto essere membro dell’Unione.

Questo ci apre all’ulteriore problema del riconoscimento internazionale per un Veneto indipendente. Il riconoscimento internazionale da parte degli altri Stati non è un fatto dovuto, né una questione da poco, non cade dal cielo ed è per altro difficile che la futura nazione veneta possa disporre di una qualche forma di ricatto, in primo luogo verso i suoi più prossimi vicini, tale da costringerli volenti o nolenti a riconoscere il nuovo paese. Quanti e quali stati-nazione europei ed internazionali avrebbero un interesse a riconoscere la sovranità della Nazione veneta? Quali paesi sarebbero disposti ad avallare il verificarsi di un precedente secessionista all’interno dell’Europa occidentale? Soprattutto quali potenze internazionali avrebbero un esplicito interesse a che uno Stato veneto riuscisse in definitiva a comparire nella storia europea? Dietro il successo di due recenti casi di secessionismo in Europa, Kosovo e Crimea, vi era la potenza esterna di giocatori ben più potenti, i kosovari furono aiutati da Washington, il tentativo secessionista crimeano ha ricevuto il supporto di Mosca, mentre dietro il secessionismo veneto, per ora, non sembrano esservi supporti internazionali degni di nota.

L’articolo 5 della Costituzione italiana continua a recitare «La Repubblica, una e indivisibile», alla luce di questo fatto appare chiaro come lo stato italiano, implicitamente, permettendo la fuoriuscita del Veneto verrebbe a disconoscere la propria stessa costituzione. È da escludere in ogni modo che il processo di secessione possa avere un carattere cooperativo tra lo Stato italiano e lo Stato veneto.

All’opposto si pensi a quanto sta accadendo nel Regno Unito, dove il governo centrale (Londra) ha autorizzato il referendum sulla secessione scozzese. Lo stato italiano invece è schiavo dell’art. 5, ciò lo vincola a non prendere neppure teoricamente in considerazione l’ipotesi di una cessione di sovranità territoriale. Sia chiaro che in quanto tale i soli articoli costituzionali, come tutte le leggi, sono dichiarazioni d’intenti dietro cui può nascondersi un vuoto materiale totale, tuttavia appare difficile credere che la Repubblica italiana sarebbe disposta a non attuare una effettiva difesa dell’articolo 5, ovvero la sua sovranità sul Veneto. In sostanza, per andare al sodo, il nuovo ipotetico Stato veneto per guadagnare la propria indipendenza dovrebbe prima vincere un rapporto competitivo contro l’Italia.

Le recenti dimostrazioni di forza dei secessionisti hanno assunto per ora un carattere esclusivamente simbolico, referendum plebiscitari, assalti ai campanili, trattori trasformati in carri armati, ma al di là delle dichiarazioni retoriche sul fatto che la maggior parte del popolo veneto si senta, già ora, mentalmente al di fuori della sovranità italiana, percependo la Repubblica italiana come un corpo estraneo, resta il fatto che uno Stato veneto ancora non esiste e continuerà a non esistere fintantoché i separatisti non riusciranno a disporre di un vero potere coercitivo tale da costringere lo Stato italiano alla rinuncia della sovranità. Le modalità di lotta potrebbero assumere ogni forma, dallo sciopero fiscale, al boicottaggio commerciale, fino alle forme più violente della protesta politica. Ma al di là dei gesti puramente simbolici dei separatisti, resta da capire in che modo e in che numero i veneti sarebbero davvero disposti a spingersi fino in fondo in una lotta di liberazione. Per ora nella Storia delle Relazioni internazionali non si ha notizia di tentativi separatisti unilaterali – cioè fatti senza il consenso della controparte del Governo centrale, in questo caso Roma – che non siano avvenuti «all’ombra della morte», saranno i veneti il primo popolo a vincere un conflitto separatista senza dover fare ricorso alla violenza?

 

Di Marco Moggia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.226) 10 aprile 2014 11:00

    Articolo "curioso".

    Le premesse sembrerebbero anche buone poi però si decide "arbitrariamente" che il nuovo stato Veneto debba per forza essere fuori dall’Unione Europea.
    Certo l’Italia potrebbe porre il veto ma a quel punto sarebbe scontato che il nuovo governo del Veneto rifiutasse di riconoscere la parte di debito italiano che in una separazione consensuale sarebbe disposto ad accollarsi.
    Risultato: Veneto in grave difficoltà sul mercato ed Italia FALLITA tout-cout (a menochè qualcuno non pensi di poter sopravvivere con un rapporto deficit/pil superiore al 160%) !
    Ripeto, le premesse erano buone ma ci se si vuole davvero fare un dibattito serio sulla questione veneta bisogna avere l’onestà intellettuale di analizzare pro e contro... altrimenti è solo propaganda!

    PER ASPERA AD ASTRA
    Thomas

    • Di (---.---.---.76) 10 aprile 2014 20:02

      @thomas
      non ho deciso io che il veneto uscirebbe dallUe! sarebbe una conseguenza giocoforza della secessione, se esci dallo stato (italia) che ha negoziato un trattato, allora esci dalle organizzazioni di cui fa parte (UE, €, nato) !
      la questione della ripartizione del debito presuppone una separazione consensuale cosa del tutto imporbabile, quindi non capisco l’osservazione! ho voluto solo analizzare gli aspetti negativi verso il veneto perchè mi sembravano più interessanti in quanto sono essi a voler secedere, non per propaganda.

      grazie per la lettura

      Marco Moggia

    • Di (---.---.---.149) 11 aprile 2014 12:07

      A me sembra che ci siano differenti correnti di pensiero sul fatto che un nuovo stato, derivazione di uno stato appartenete alla UE, sia anch’esso automaticamente dentro alla UE oppure no.


      Infatti, una delle osservazioni è che il territorio del nuovo stato era già appartenente alla UE, e quindi non avrebbe la necessità di essere riapprovato dal governo europeo ...
    • Di (---.---.---.101) 12 aprile 2014 18:59

      non esiste nessun governo europeo , l’UE non è uno stato e non ha un governo, l’UE è un insieme di trattati, il veneto è parte della UE perchè l’italia ha scelto di aderire ai trattati europei, comunque questo discorso vale non certo solo per il veneto, ma per tutte quelle regioni che vogliono secedere da stati membri della UE

  • Di (---.---.---.106) 10 aprile 2014 13:21

    visto che il governo centrale non è capace di riformarsi con privilegi e pensioni da nababbo......è giusto che il veneto abbia la sua liberta....spero poi la segua a ruota la lombardia, l’emilia, e se lo vuole il friuli....per quando cita la costituzione " L ITALIA è UNA SOLA E INDIVISIBILE" NON FATEMI RIDERE....c’ha ragione benigni.....che parla della costituzione è dice scherzando "QUANDO VERRà IN VIGORE" entrambi le parti stato veneto e stato italiano tirano in ballo la costituzione ognuno per aver ragione sulle proprie posizioni..........io se non pago l’imu perche lavoro tre mesi all’anno mi prendono la casa per evasione fiscale......ma non c’è un articolo della costituzione che stabilisce che devo contribuire in base a ciò che guadagno?? allora, la costituzione è una pergamena messa li solo da tirar fuori per aver ragione nelle proprie posizioni....fermo restando che se non c è lavoro è colpa delle politiche attuate dai nostri politicanti a roma.

  • Di (---.---.---.106) 10 aprile 2014 13:28

    se io tasso fino all’inverosimile le aziende le metto in crisi...e normale che le aziende chiudono,

    le tasse sono sempre di piu perche lo stato i politici non sanno gestire al meglio le risorse......come dice grillo...c’è un apparato da mantenere......che continuino a tirare la corda a roma...prima o poi si spezzera
  • Di (---.---.---.33) 10 aprile 2014 17:06

    L’articolo era partito anche bene, ma poi si è manifestata poco per volta tutto l’interesse del giornalista (?) a influenzare il lettore contro le tesi secessioniste usando argomentazioni palesemente e forzatamente di parte.
    Si contraddice lui stesso quando paventa l’idea di un Veneto fuori da Euro, Nato ed Europa quando nell’ultimo referendum i Veneti hanno confermato l’interesse per rimanere nell’Euro, nell’Europa e nella Nato quindi il problema NON SUSSISTE.
    Secondo: non è vero che non ci sarebbe interesse da parte di altri stati a riconoscere il Veneto Stato. L’Austria ha già manifestato interesse ad esempio.
    Poi si torna a parlare dell’articolo 5 della Costituzione quando è STRANOTO che la Costituzione Italiana si conforma al diritto internazionale che prevede l’autogoverno dei popoli. Il Popolo Veneto è riconosciuto nella Costituzione Italiana, per cui la domanda è: di cosa stiamo parlando?

    Poi: chi sarà cittadino veneto? Semplice.
    Chi è nato Veneto e risiede in Veneto lo sarà di diritto.
    Chi è nato in Italia (extra Veneto) e vi risiede, no.
    Chi è nato in Veneto e risiede in Italia (extra Veneto) avrà la facoltà di scegliere il doppio passaporto... ma credo chiederà quello Veneto per convenienza.
    Chi non è nato in Veneto e non vi risiede..... non è Veneto.

    Perchè complicare cose che sono semplici e chiaro? Semplice: lo scrittore fa terrorismo psicologico.

    A me pare che più che un giornalista (che da giuramento sul codice deontologico della professione) quest’articolo sia una speranza ed un puerile tentativo di dissuadere i Veneti ad abbandonare l’idea secessionista.
    Patetico tentativo, ma soprattutto mal riuscito.
    Non siamo così ignoranti come pensate. Abbiamo solide argomentazioni.

    • Di (---.---.---.223) 11 aprile 2014 15:05

      E perché chi è residente nel veneto ma non vi è nato dovrebbe essere escluso se fa parte di quella comunità pagando tasse locali etc etc etc... ma che stai a dire?

      E soprattutto, chi vive in veneto ma vuole essere italiano che fa, emigra?
  • Di (---.---.---.76) 10 aprile 2014 19:56

    francamente credo che non ti siano chiare certe dinamiche,
    -in caso di secessione, il veneto uscendo dall’italia uscirebbe giocoforza da UE (quindi anche €) e NATO, che poi i veneti abbiano già detto che vogliano continuare a far parte di queste organizzazioni a me va benissimo ma sarebbero comunque costretti a chiederne un ingresso, in quanto queste organizzazione erano state stipulate con l’italia e quindi andrebbero RINEGOZIATE da Venezia, e qui c’è il problema, poichè l’italia è membro di queste organizzazione e quindi potrebbe porre il suo veto, quindi il problema sussiste eccome
    -quando io parlavo di supporto esterno alla causa veneta mi riferivo a potenze di grande caratura internazionale, tipo USA, Russia, Germania, temo che il supporto austriaco sia del tutto ininfluente.
    -guarda se mi citi il diritto internazionale saprai sicuramente anche che il dir. internaz. stesso è il primo ad essere in contraddizione con se stesso, poichè se è vero che esiste il diritto all’autodeterminaz. esiste anche il diritto all’intangibilità dei confini nazionali (vedasi il caso kosovaro e la risoluzione 1244 che infatti non autorizza l’esistenza del kosovo indipendente), io non ho notizia del fatto che la repub. italiana riconosca l’esistenza del "popolo veneto", dove e quando l’ha fatto? comunque non mi sembra che nell’articolo io abbia mai scritto che siccome c’è l’articolo 5 allora la secessione non va fatta o è sbagliata o altro... volevo solo far notare come lo stato italiano (quindi NON IO) non prevedendo la possibilità di secessioni è molto probabile che reagirà in modo conflittuale.
    -forse non sai che non è affatto scontato che i paesi riconoscano unilateralmente la possibilità di avere la doppia cittadinanza, ad esempio potrebbe farlo il veneto verso gli italiani ma non viceversa.
    -nel mio articolo non ho voluto esprimere le mie idee, ma semplicemente far notare delle considerazione, se non sei d’accordo con me non c’è niente di male, ma io in quanto tale non ho espresso giudizi, anzi proprio nell’introduzione all’articolo mi sembra di aver scritto molto chiaramente che esprimere giudizio su "giusto-sbaliato" su questioni come queste è un’operazione inutile e sbagliata.
    -non volevo fare nessun tentativo di terrorismo psicologico, e non volevo confutare le "argomentazioni" dei pro-secessione, ti sfido a trovare un punto in qui io entro nel merito delle vostre (dico vostre visto che tu scrivi "abbiamo solide argomentazioni") argomentazioni. se le mie considerazioni ti hanno fatto un effetto di terrorismo psicologico è una conseguenza di ciò che ho scritto, non la causa per cui ’ho fatto.
    -ti faccio notare solo un punto, le secessioni non si vincono con la forza delle argomentazioni, non è infatti questo ciò che manca al veneto.

    Marco Moggia

  • Di (---.---.---.136) 11 aprile 2014 08:03

    l’art.5 e’ gia’ stato aggirato... e’stata persa l’Istria nonostante dovesse essere indivisibile..

  • Di (---.---.---.136) 11 aprile 2014 08:06

    alla fine faranno un accordo= divisione del debito pubblico in cambio del si dell’italia all’ingresso del veneto in eu e nato

  • Di (---.---.---.142) 11 aprile 2014 14:17

    Mi limito a segnalare l’inesattezza della parte finale dell’articolo.
    Non è vero che il veneto sarebbe il primo a non fare ricorso alla violenza!

  • Di (---.---.---.142) 11 aprile 2014 14:20

    ...e Basta con questa terminologia inesatta!
    Non sono "Venetisti", ma "Veneti" !
    Non è "secessione", brutto termine usato dalla Lega, ma "rispristino" di quel che era già un tempo

  • Di (---.---.---.91) 11 aprile 2014 17:35

     nessuno disconosce problemi del veneto , che non son dissimili a quelli di molte altre regioni italiane ed è ovvio che in tempi di crisi economica generalizzata il malessere fomenta pulsioni anacronistiche ed irrazzionali e propensione dei soliti legaioli a cavalcare questo ultimo malessere come se non avessero per 20 anni partecipato al governo nazionale e regionale combnando poco e nulla e quel "poco" anche piuttosto male !

    La secessione del veneto non è percorribile , la Costituzione parla assai chiaro , chi chiacchera ventilando tale ipotesi racconta favole .

  • Di (---.---.---.104) 11 aprile 2014 19:42

    Suvvia siam sempre sotto elezioni, o no?

  • Di (---.---.---.154) 16 aprile 2014 21:18

    Come la storia insegna, la secessione è possibile solo con il mero uso della forza. Se il Veneto trova alleati giusti in campo internazionale, la stessa comunità internazionale può mandare in frantumi lo stato italiano anchè perchè la politica italiana in generale piace a pochi su questo mondo. Pure gli USA non sono così disposti con italia.

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