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Il Punto e la svolta

Nella recensione di Damiano Mazzotti a Il punto critico. I grandi effetti dei piccoli cambiamenti, viene affrontata la questione dei connettori, dell’effetto valanga, del contagio e dell’epidemia sociale. In una parola si richiama la produzione della cosiddetta ‘massa critica’, vale a dire di una soglia di trasformazione interna che modifica il sistema considerato.

 

Prima di entrare nel vivo del ragionamento, mi permetto di far notare a Damiano ed alla ‘sua’ Italia dei Cittadini, che, come sottolineo provocatoriamente nell’articolo Avanti popollo e come vado scrivendo ne La Cosa Italia, il Belpaese è già ‘in mano’ ad una maggioranza di cittadini/elettori che rispondono al richiamo di una certa foresta. Si tratta dunque di mettere a fuoco la divinità che, dalla foresta, domina il globale villaggio.  

In ‘materia’ rimando all’estratto di CortocircuitOne riportato su http://www.eprouverture.com/dissemi...

 

Concludendo la sua recensione, Mazzotti scrive che “nella vita ci sono persone straordinarie che hanno le informazioni giuste e il potere dell’azione intelligente, e possono così far scatenare le epidemie sociali concentrando le loro risorse in settori mirati. La difficoltà è trovarle. Ma quel mondo che per la gente comuneè imperturbabile e implacabile, non lo è. Con una spinta leggerissima, data al posto giusto, può essere capovolto” dai più abili (Gladwell, p. 302)”. 

 

Peccato che i più ‘abili’ in Italia siano tutti deputati alla rigida conservazione dello status quo. Del resto è abilità anche quella del baro. Per non parlare di quella del gioco delle tre carte, con il quale nel Belpaese convolano tutti in alchemiche nozze.

 

Qualche anno prima di passare Dall’albero al labirinto, Umberto Eco si lasciava ancora attirare dal “segreto del Punto Fisso”, come recita il risvolto di copertina de L’isola del giorno prima. Forse si trattava di un residuo del foucaultiano pendolo, prima di giudicarne grottesco il contenuto.
Inutile dire che Bompiani resta sempre l’editore di riferimento. 

 

A proposito di punti più o meno critici e di relative svolte, riporto sotto una serie di espressioni linguistiche alle quali Eco si ‘ispira’ e vediamo se viene confermata l’impressione relativa a quella centrale dialettica assurda convergenza di cui vado argomentando nei miei articoli. 

 

Qualora quell’impressione venisse confermata, avremmo trovato, insieme al Punto, anche la natura della possibile ‘epidemica’ italica svolta alla quale rimanda il testo recensito da Damiano Mazzotti.

 

Alcuni anni or sono, in un’intervista rilasciata per La Stampa a Paola Decima Lombardi, Philippe Sollers così si esprimeva a proposito dell’intellettualità nostrana: 

 

“Si è mai chiesta perché i miei libri sono così poco tradotti in Italia? Passo il tempo a fare delle riviste in cui accolgo continuamente giovani scrittori e autori stranieri. Opponendomi ad una casta egoista di chierici, cerco di diffondere democraticamente conoscenze e testi. Ho scritto cose imbarazzanti sull’Italia. Non le hanno scritte né Eco né Moravia, per questo mi boicottano. Io do fastidio perché m’interrogo sulla situazione reale della società contemporanea, non scrivo né racconti erotici né storie medioevali... (...) Comunque la situazione di asservimento degli intellettuali e degli scrittori, l’anestesia operata dalla merce, è la stessa dappertutto. Allora chi critica il sistema viene messo all’indice.”

 

In-ter-fondendo un po’, parrebbe interessante rilevare il nesso fra il Numeri di Sollers e la relativa colonna (alla colonna dei numeri rimandano il testo dello scrittore francese come La Disseminazione di Derrida) contro la quale Eco è ritratto appoggiato nella quarta di copertina de L’isola del giorno prima.

 

Tuttavia la questione che sembra essere sfuggita a Sollers è che, malgrado le sue legittime ‘rimostranze’, è ancora sempre in ‘ragione’ della gestione forte di quel Punto e del mistico centro ad infinitum che esso rappresenta, che si continua a giocare la ‘storica’ partita. 

In ‘materia’, oltre alla conversione di Tony Blair, si può anche vedere l’interessente ascesa al potere di Sarkozy. Deve senz’Altro trattarsi di una questione di europee radici, ma anche del relativo trialogo di cui ci dice Hans Kung.

 

Su questa question, vogliamo dunque finalmente tracciare l’italica linea di de-m-arc-azione e la svolta rispetto alla puntuale generale fiss-azione? O vogliamo che, in media Re, fra i due litiganti il terzo continui a godere, de-tenendone il nero dio?

 

 

Da: L’isola del giorno prima, Ed. Euroclub 1995

 

Pag. 12 - (...) (ma ahimé non per gli inglesi per cui il mizzenmast è la mezzana, come Dio comanda)

 

Pag. 37 - (...) stava vivendo la sua terza età (...) e stava cercando di congetturarne il messaggio segreto vedendo il passato come figura del presente

 

Pag.52 - (...) nel centro stesso di quello spazio di cui egli, puro occhio, era ora sorgente d’infinite parallassi. 

 

Pag. 61 - (...) Per gli altri, fortuna che ci siano e papi e vescovi a trattener le folle dalla rivolta e dal delitto. l’ordine dello stato esige una uniformità della condotta, la religione è necessaria al popolo e il saggio deve sacrificare parte della sua indipendenza affinché la società si mantenga ferma.

 

 

 

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