Ha avuto per argomento la corruzione il primo importante intervento pubblico del dott. Luigi Giampaolino, dopo il suo recente passaggio dall’Autorità per la Vigilanza sui Contratti della Pubblica Amministrazione alla Presidenza della Corte dei Conti. L’occasione è stata la sua audizione presso la Commissione I e II del Senato su “A.S. 2156 recante Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, rinviata di qualche settimana proprio per consentirgli una compiuta istruttoria sull’argomento.
Il passaggio di maggior rilievo della relazione è stato il richiamo della ratifica della Convenzione ONU anticorruzione, avvenuto nel corso del 2009, ed il conseguente approccio al problema non più prevalentemente penalistico, come sinora avvenuto, bensì amministrativo/organizzativo. A tal riguardo il Presidente Gianpaolino ha citato l’adozione da parte della P.A. di nuovi modelli procedimentali e di nuovi rimedi organizzativi, nonché le iniziative per il Piano Nazionale Anticorruzione, i Piani Anticorruzione delle singole Amministrazioni e la Rete Nazionale Anticorruzione.
Gli obiettivi sono quelli indicati dalla Convenzione ONU con i termini trasparency e accontability. Il primo indica la trasparenza dell’operato della P.A., il secondo l’obbligo di rendicontazione economica, ossia sull’efficienza, sull’efficacia e sulla economicità della iniziative intraprese.
L’augurio è che al più presto si realizzi anche in Italia la facilità di accesso ai dati della P.A. che già si ha, ad esempio, negli Stati Uniti, dove esiste ed è rispettata una legge in base alla quale la Pubblica Amministrazione è obbligata a rispondere a qualunque richiesta di informazioni sulla sua attività avanzata dai cittadini. Purtroppo, allo stato attuale delle cose, le notizie che provengono dalle P.A. sono in gran parte quelle dalle stesse autonomamente comunicate alla stampa o su Internet per disposizione del Ministro Brunetta, non sempre sufficienti per una corretta formazione della pubblica opinione.
Un secondo punto, forse trascurato dal Presidente Giampaolino, riguarda il funzionamento del sistema giudiziario, e ciò massimamente per il contratti della P.A..
Le discrasie del sistema giudiziario comportano l’impossibilità per gli operatori economici di far affidamento su di esso nella gestione del rapporto contrattuale. Innanzitutto i tempi della giustizia sono abnormi ed incompatibili con quelli delle attività economiche; e poi la sistematica mancanza di terzietà da parte dei giudici, che spesso e volentieri, più che la legge, seguono la Ragion di Stato, o meglio quella sorta di degenerazione della Ragion di Stato che possiamo chiamare la Ragion degli Statali. Chiunque opera nel settore giudiziario (avvocati, periti, etc.) ne è perfettamente a conoscenza.
Le conseguenze di quanto sopra sono proprio i fenomeni corruttivi: l’operatore economico, privo della possibilità di adeguata tutela in giudizio, è costretto a ricorrere a quelle che l’allora P.M. Antonio Di Pietro chiamava dazioni di denaro. Praticamente tutti gli operatori del settore ricorrono a questa prassi (salvo poi negarlo sempre e comunque); qualcuno, come il dottor Anemone, sembrerebbe proprio portato per questo tipo di attività. All’epoca di Tangentopoli il fenomeno corruttivo si concretizzava massimamente all’atto dell’affidamento degli appalti; oggi si è spostato sull’esecuzione dei contratti, nel senso che, se l’appaltatore non vuole rimetterci...
Insomma, l’analisi del fenomeno corruttivo da parte del Presidente Luigi Giampaolino ne ha rilevato la vastità e la gravità: non siamo certamente dinanzi a comportamenti da imputare a singoli soggetti per via penale, quanto piuttosto a gravi distorsioni dell’intero operato della P.A. causate dal contesto in cui quest’ultima si trova oggi a svolgere i propri compiti istituzionali. Ed il rimedio non può che essere quello di intervenire su questo contesto e di modificarlo radicalmente.