Il Pdl e la politica dell’auto-ribaltone

Dopo aver inveito per anni contro ogni prospettiva di governo tecnico e contro ogni esecutivo di espressione non direttamente riconducibile al risultato elettorale, Silvio Berlusconi ed il suo partito si ritrovano a sostenete “obtorto collo” il più tecnico dei governi, quello di Mario Monti.
Questa contraddizione, e la discrepanza tra ciò che si è sempre detto e ciò che realmente si è fatto, sta gravando sul Pdl.
Come fa infatti un partito che rileva nel voto l’unica legittimazione per governare, sostenere adesso un governo composto da personalità che con campagne elettorali, programmi pre-voto ed urne non si sono mai cimentati?
Da qui nascono, i dubbi, i tentennamenti, le insofferenze del Padre Nobile (Silvio Berlusconi) del neo segretario (Angelino Alfano) della classe dirigente (Cicchitto, Quagliariello,
Costretti a sostenente l’attuale governo per non andare ad elezioni anticipate, si ritrovano ad essere parte di una maggioranza in cui non si riconoscono, frutto di quelle che un tempo sarebbero state definite “alchimie di palazzo”. Così sorgono i paletti, le recriminazioni, i divieti, i vincoli che quotidianamente il partito di via dell’umiltà mette all’esecutivo appena varato.
Così coesistono il sì aperto a Monti ma allo stesso tempo anche il no a molti punti del suo programma che si profila giorno dopo giorno. No alla patrimoniale, no alla reintroduzione dell’ Ici, no a provvedimenti che riformino massicciamente la previdenza ed il fisco. No alla riforma della legge elettorale. No ai sottosegretari politici. E allora perché gli si è accordata la fiducia in Parlamento?
E’ difficile nel 2011 ripensare, rapidamente, la propria strategia politica dopo che dal 1994 si è detto l’esatto contrario.
Una cosa è chiara: la convenienza del momento ha demolito le convinzioni e i principi sostenuti fino a pochi mesi fa da un’intera classe dirigente. La politica del auto-ribaltone ha preso inizio.
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