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Il Papa e la Corea

Correva l'anno 1989 quando Karol Wojtyla andò in Asia, ma gli fu vietato l'attraversamento dello spazio aereo dalla Cina. Agosto 2014, papa Francesco si reca nella Corea del sud ma non trova il diktat dei cinesi nel vietargli lo spazio aereo, sintomo di un sentimento nuovo capace da solo ad annientare ogni diffidenza. Il Papa missionario, venuto dalla fine del mondo, mette piede in un Oriente incapace di avvertire quelle differenze tra Comunismo e Capitalismo così care al mondo occidentale.

Bergoglio dunque si reca in un altro mondo lontano, per parlare di dialogo, perché avverte che in questo nostro tempo, sconvolto dall'odio e dalla violenza di guerre fratricide, l'umanità rischia inesorabilmente di avvicinarsi alla sua fine. Ci sono in atto cambiamenti epocali e forse la pace nel mondo potrebbe cominciare proprio dalla Corea, per rispolverare la spiritualità sostituita dal più becero materialismo. Non è un caso infatti che il Papa delle genti abbia parlato dell'enorme divario tra ricchi e poveri e di un modello selvaggio di sfruttamento che porta gli esseri umani a soccombere difronte all'ingiustizia per un'organizzazione selvaggia del lavoro in nome di speculazioni e profitti. Una ricchezza materiale che cozza con una povertà spirituale che sta portando gli individui ad isolarsi, rinchiudersi nei propri egoismi, creando il muro dell'incomunicabilità fra uomini che hanno il deserto dentro le loro anime ed i cuori incapaci di abbeverarsi a sorgenti d'acqua pura.

Più volte nel suo discorso il Papa parla di riunificazione, quasi a volersi fare portavoce del pensiero sotterraneo che anima i coreani: unificazione delle Coree, perché in fondo i popoli del nord e del sud hanno lo stesso sangue che scorre nelle vene, parlano una stessa lingua e forse perché sono gli stessi giovani a credere che la riunificazione arginerà una guerra che insanguina la penisola. All'ombra delle montagne crescono le grandi anime. E' una massima confuciana che rende alla perfezione lo spirito di questa visita di un Papa che, in umiltà, vorrebbe abbattere i mali di un mondo che nel perdere la propria identità non riesce più a pregare perchè privo di speranza, con un Dio messo al bando, tenuto lontano dai nostri cuori ma la cui Parola può essere la sola ad attecchire come seme nelle nostre coscienze e distruggere il cancro della guerra, della divisione, dell'uccisione di fratelli che combattono contro la loro stessa razza alimentando il vuoto ed il senso d'impotenza dal quale si è presi quando le armi sono l'unico strumento per farsi ascoltare. Se il secolo scorso è stato degli inglesi, nulla vieta che il prossimo potrà appartenere ai coreani, destinati ad avere un ruolo importante nella storia dell'umanità. La missione del Papa, che avverte forte la spiritualità dei coreani, è volta a mettere in evidenza che un nuovo ordine del mondo non può che passare attraverso la rinascita di uomini che conservano la loro identità e nutrono nel loro cuore i germi della speranza e della pace, i soli in grado di costruire società che sappiano parlare la lingua dell'amore, capace da sola di eliminare ingiustizie e ridare dignità ad ogni uomo del mondo.

 

Foto: Guillaume Legrand/Flickr

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