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Il Bossi del Ticino vuole un muro che divida la Svizzera dall’Italia. Lassù qualcuno ci vuole male

Un misto di razzismo, idiozia e cattivo gusto è questo il succo della proposta lanciata da Giuliano Bignasca (nella foto), leader della lega dei ticinesi: costruire un muro che divida il Canton Ticino dall’Italia. Una soluzione semplice più volte sperimentata nel corso della storia che dovrebbe arginare il flusso di italiani che ogni giorno si recano in Svizzera per i più svariati motivi. Frontalieri, immigrati, professionisti e studenti sono il bersaglio, non conta che cosa facciano nella Confederazione, il problema è uno ed uno solo: essere italiani. Per questo devono essere stoppati sul confine. La muraglia alta 4 m di altezza che dovrebbe passare per l’Insubria, il Varesotto ed il Comasco, avrebbe un costo totale di 60 milioni di euro.

A detta del suo ideatore il discusso Giuliano Nano Bignasca detto “nanu”, che con il suo partito xenofobo raggiunge il 30% dei voti, il vallo sarebbe l’unica risposta efficace ai problemi del piccolo cantone di lingua italiana: “Visto che il numero dei frontalieri continua ad esplodere, con 55 mila unità ufficiali (senza il “nero”), e lo stesso discorso vale per i padroncini, come pure per la criminalità d’importazione ed i finti asilanti, è ora di venirne ad una. È chiaro che la prima misura da prendere è, come da tempo predicano la Lega e il Mattino, blindare le frontiere, ormai ridotte a dei colabrodo! E per blindare le frontiere, il modo più efficace ed anche economico è quello di costruire un bel muro”. Dopo la grande muraglia cinese, il muro di Berlino, quello di Gaza e di Cipro, avremo un bel bastione alle porte di casa nostra? Stando alle parole del politico svizzero un tempo vicinissimo ad Umberto Bossi sembrerebbe proprio di sì: “Proprio così! Un muro che ci separi dalla Fallitalia e da tutta la criminalità d’importa­zione che entra in Ticino attraversando la medesima! Ebbene, costruire un muro della lunghezza di 25 Km, alto 4 metri, dello spessore di 50 cm costa circa 50 milioni di Franchi, espropri compresi! Si tratterebbe, ovviamente, di un investimento “una tantum”, fatto salvo per le spese di manutenzione! Il muro, con poche entrate ben sorvegliate 24 ore su 24, permetterebbe inoltre di ri­sparmiare sui controlli in dogana, utilizzando le risorse così liberate per potenziare la sicurezza all’interno del paese (la Svizzera, ndr)”. Il Bossi delle alpi lancia il suo grido: “Sveglia! È ora di finirla con le fregnacce politicamente corrette ed internazionaliste! Diamoci una mossa! Sotto col cantiere del muro, che di sicuro ce lo ripagheremo in pochi anni!”.

Chissà cosa ne pensano della proposta shock i loro fratelli leghisti visto che fino a qualche mese fa Umberto Bossi chiedeva provocatoriamente che la Lombardia venisse annessa alla Svizzera.

Chissà cosa provano i leghisti ad essere vittime di razzismo da parte dei politici del Ticino, dato che il muro dovrebbe colpire soprattutto i lavoratori frontalieri provenienti da Como e Varese ed altre città lombarde, un tempo roccaforti leghiste. Chi di xenofobia ferisce di xenofobia prima o poi perisce , forse è questa la morale della vicenda.

Sicuramente il Carroccio dopo l’uscita di Bossi continua ad essere allo sbando: quel Maroni che oggi chiuderà sommessamente gli stadi generali del Nord offuscati dalla notizia dei controlli della Finanza sul bilancio della regione guidata da Cota, è lo stesso Maroni che lo scorso 22 marzo nell’intento di "rinsaldare" i rapporti tra Italia e Svizzera, correva a Lugano ad incontrare il grande capo Bignasca, che oggi chiede a gran voce un muro per separarsi dai terroni padani. Così va il mondo: c’è sempre uno più leghista dei leghisti. 

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