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Il 116 T o la Potemkin: ultimi avvisi alla politica

"Solo una classe politica senza auto blu e con stipendi non più che dignitosi può guardare negli occhi gli italiani, dir loro tutta la verità sulla situazione economica e chieder loro altri sacrifici, sperando di essere ascoltata".

I mercati ci hanno concesso qualche giorno di respiro, ma non ci si può certo illudere, se non si è dei dementi o dei politicanti, che il pericolo sia finito. La slavina che potrebbe abbattersi sulle nostre teste in qualunque momento è ancora lì e alla minima occasione, alla prima combinazione di dati negativi provenienti dall’economia reale o al rialzarsi della temperatura del confronto sociale, ricomincerà a rotolare verso valle.

A questo punto non c’è nulla che possiamo fare che ci dia la certezza della salvezza, ma ci sono ancora delle mosse che possiamo fare per cercare di scongiurare il peggio. Possiamo intervenire sul bilancio dello stato in maniera tanto decisa da mostrare il nostro inequivocabile impegno a rispettare i nostri obblighi; possiamo elaborare un piano per lo sviluppo fatto di un’opportuna miscela di norme a basso costo, penso a quelle per la semplificazione burocratica o per l’abolizione degli ordini professionali e di aiuti all’economia da darsi con risorse che, però, son tutte da trovare.

Possiamo, e sarebbe la cosa migliore, cercare di fare entrambe le cose; iniziare a diminuire da subito il debito, anche in modo poco più che simbolico, e cercare, aiutando le fasce più deboli, di far ripartire il mercato interno.

Diverse possibilità e una sola certezza: che per fare qualunque cosa dovremo scontentare una parte degli italiani, dovremo ficcare, eccome, le mani nelle loro tasche. E’ questo qualcosa che l’attuale classe politica non può fare senza rischiare una rivolta. Non può, se non dimostra prima, nei fatti, la propria volontà di condividere i sacrifici che dovrebbe chiedere ai cittadini; anzi, che se ne assumerà, proporzionalmente, una quota ancor più elevata.

I “costi della politica”, uso le virgolette perché nessuno mi convincerà mai che certi privilegi siano in alcun modo funzionali al lavoro di Onorevoli e Consiglieri regionali, debbono essere drasticamente ridotti come premessa di qualunque serio tentativo di raddrizzare la nostra pericolante baracca.

Solo una classe politica senza auto blu e con stipendi non più che dignitosi può guardare negli occhi gli italiani, dir loro tutta la verità sulla situazione economica, e chieder loro altri sacrifici, sperando di essere ascoltata.

Un discorso semplicissimo, che capirebbe anche un bambino, ma che è lontanissimo dalla mentalità dei nostri politicanti; una casta che appare sempre più chiusa, lontana dalla realtà, incapace di comprendere davvero la gravità del pericolo che abbiamo di fronte e convinta di potersela cavare recitando le vuote formulette di sempre.

Sarebbe bello potersi illudere che tanta ottusità fosse di una parte sola. Non è così. Mentre Formigoni e il suo assessore alle Finanze preannunciavano tagli ai trasporti pubblici e ai servizi sociali, il Consiglio Regionale della Lombardia ha bocciato la riduzione delle auto blu e ha approvato, il tutto con la benevola astensione del PD, un significativo aumento delle proprie spese. Il solito stillicidio di denari da destinare a convegni, consulenze e, ci mancherebbe, a rimborsi di vario genere per gli assessori.

Solo un esempio della capacità, assolutamente bi-partisan, della nostra classe politica di farsi gli interessi propri ignorando completamente quelli dei cittadini. Una situazione tanto vergognosa da far uscire anche i Carabinieri, “usi ad obbedir tacendo”, dal loro tradizionale riserbo.

Il Cocer, il loro organo di rappresentanza, ha diramato un comunicato, proprio su questi temi, contenente un attacco durissimo a tutta la classe politica e in particolare al Governo: "I Carabinieri sono stanchi di sottacere e di subire le imposizioni di un governo che continua imperterrito a penalizzarli economicamente per giustificare i propri sprechi (auto blu con scorta, autisti/maggiordomi, segretari, vigilanze) e che continua a chieder loro sacrifici economici".

E’ ormai tutta la società italiana, di cui i militari dell’Arma sono parte integrante, a non sopportare più l’arroganza dei politici; la loro auto-referenzialità, la loro incapacità di offrire soluzioni e soprattutto, di guidare con l’esempio.

Una situazione che, se guardata da lontano e da chi non conosce troppo bene l’Italia, potrebbe apparire pre-rivoluzionaria. Non è così; gli italiani, si sa, hanno una pazienza ed una capacità di sopportazione quasi infinite ed è grazie a quelle che il Paese, alla fine, ce la farà.

Fossi un Onorevole, però, a quel quasi presterei la massima attenzione; a scanso di equivoci, prima di dovermi trovare a vedere una riedizione della “Corazzata Potemkin”, per andare a Montecitorio, inizierei ad usare l’autobus.

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