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I rifiuti di Napoli e l’informazione

E’ dovuto venire qualcuno da Bruxelles perché tutti gli italiani sentissero dire che il re è nudo: la situazione a Napoli sulla raccolta e sul trattamento dei rifiuti solidi urbani ha le stesse caratteristiche di emergenza che aveva due anni orsono, quando l’attuale esecutivo cominciò ad interessarsi di essa con un impegno pubblico e solenne, confermato dalle riunioni del Consiglio dei Ministri nella città partenopea.

Certamente dispiace per la bellissima Napoli e per la sua meravigliosa gente che questo problema debba così tanto affliggerla, arrecandole anche un danno economico non trascurabile in termini di diminuzione di giro d’affari del turismo in questa congiuntura internazionale così negativa. Certamente la sua classe dirigente mostra gravissimi limiti e, detto con franchezza, probabilmente è necessario un suo profondo rinnovamento.

Accanto a questo, però, vi è problema che non riguarda solamente Napoli, riguarda la Nazione intera. La domanda da farsi è la seguente: perché il nostro sistema dell’informazione non è riuscito a comunicare che la situazione era ben diversa da quella che ci veniva propinata dall’esecutivo? Perché le notizie sul trattamento dei rifiuti a Napoli sono ancor oggi un mistero del tutto paragonabile ai buchi nei bilanci delle banche d’Irlanda o alla trattativa fra Stato e Mafia nella Palermo di Ciancimino? In quanti altri argomenti il popolo è tenuto all’oscura di quanto avviene e, soprattutto, in quanti altri argomenti sarà tenuto all’oscuro domani se permarrà questo stato di cose, che vede l’incapacità del sistema dell’informazione di rendere edotti i cittadini di quanto accade e li riguarda da vicino?

Non è facile trovare una risposta, che richiederebbe un’analisi delle carenze del sistema formato dai nostri media e, forse ancor più, dall’operato di una Pubblica Amministrazione, che resiste chiusa a riccio nel non voler applicare sistemi di trasparenza, una P.A. fatta di uffici che esercitano poteri pubblici nella più completa omertà e senza rendere conto alcuno al cittadino.

Certamente questo problema pertiene il legislatore (sempre che l’esecutivo non riesca a soffocarlo del tutto con leggi elettorali “porcellum” del tipo di quella attuale), cui è richiesta una profonda riflessione sul secondo comma dell’art. 54 della Costituzione, che dispone «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempiere con disciplina ed onore… ». Nelle leggi e nei Regolamenti che disciplinano l’operato della Pubblica Amministrazione andrebbe inserito a caratteri cubitali che rendere conto al cittadino del proprio operato e tenerlo ben informato su di esso fa parte integrante e sostanziale dei compiti dei pubblici funzionari.

Oggi non è affatto così ed il vostro reporter può darvi testimonianza che l’obbligo di inserimento dell’indirizzo elettronico dei pubblici funzionari, ideato dal ministro Renato Brunetta, si è rivelata una solenne presa in giro perché aver risposta da un pubblico ufficio, almeno al Sud, è come l’araba fenice di metastasiana memoria.

Come meravigliarsi se, in queste condizioni, il mondo dell’informazione è diventato il tempio della propaganda, delle notizie non cercate che giungono dagli addetti stampa perché chi le manda vuole che vengano pubblicate, delle veline da non intendersi come belle ragazze ma nel senso proprio del termine?

Per concludere un invito alla gentile signora inviata da Bruxelles: perché non prende in considerazione l’idea di ritornare al suo ufficio passando per la Sicilia? Magari sarà così possibile al cittadino siciliano sapere come vengono spesi i suoi soldi, puntualmente riscossi ogni anno con puntualità assoluta dall’esattoria municipale perché la legge dispone che prima essi siano iscritti a ruolo e poi richiesti, così nessuno può né scappare né protestare (guarda quanto è potente chi questi soldi li deve ricevere per far camminare autocompattatori o per far funzionare una discarica o per costruire un termovalorizzatore o altro ancora, ma rigorosamente escludendo la raccolta differenziata con cui, ahimè, i costi diminuiscono drasticamente invece che lievitare!).

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