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 Home page > Tribuna Libera > I ragazzi e Bertrand Russell

I ragazzi e Bertrand Russell

Ieri pomeriggio ho assistito ad una bella discussione tra i  ragazzi, nella casa della cultura del villaggio galiziano in cui vivo. Stavano parlado di quel che accade oggi nel mondo arabo e, partendo da lì, hanno sviluppato una serie di riflessioni sull’ordine e sulla libertà. Voglio mettervi al corrente di quanto hanno detto.

L'ordine, un governo forte, anzi, una dittatura come il franchismo, può forse essere una via d’uscita da una stagione di violenze e tumulti, ed essere preferibile a questi nel breve periodo, ma non può garantire lo sviluppo di una società; al massimo solo preservare l'esistente.

La speranza di un miglioramento delle proprie condizioni, dicevano i ragazzi, primo motore di ogni impresa umana, in una società senza libertà non esiste; se la mobilità sociale è bloccata, se i poveri sanno che, qualunque cosa facciano, rimarranno poveri e i ricchi, ricchi, nessuno s'impegnerà davvero in alcunché: cercheranno tutti, ricchi e poveri, di attraversare questa valle di lacrime con la minor fatica possibile.

Non offre il minimo sviluppo culturale, una società basata sull'ordine e la disciplina; avrà un'arte ridotta a mera ripetizione di modelli accettati, banale, tale da non perturbare il sonno degli spiriti, e una letteratura parimenti annacquata, incapace di produrre evasione prima ancora che di riflettere sulle condizioni del vivere: per evadere bisogna sognare e il sogno non può che essere disordine.

Neppure la scienza può progredire sotto una dittatura, per quanto blanda o benevola possa essere; non può esistere un simile regime senza una base ideologica seppur minima, ridotta magari al semplice "il Capo ha sempre ragione".

La scienza, hanno capito i ragazzi, è una montagna infinitamente alta la cui cima è sempre avvolta nella nebbia. Si possono insegnare e apprendere, in un regime autoritario, le sue basi e si può iniziare a scalarne le pareti fin quando la strada è già battuta e la visuale è perfetta, ma là in cima solo la libertà può garantire un nuovo avanzamento.

Vi sono molti sentieri e, nella nebbia, nessuno sa davvero dove conducano; bisognerebbe provarli tutti, ma in una scienza dominata dall'ideologia solo alcuni, o uno solo, saranno accettabili; pochi o uno solo saranno quelli che piaceranno al Capo e ai suoi seguaci. Il Capo sa, per definizione, e tutte le risposte son contenute nell'ideologia: come si può ricercare davvero se si conoscono già tutte le risposte?

Un simile discorso si applica in qualunque situazione di vera crisi; quando si è di fronte ad una sfida con i caratteri del nuovo.

La società libera risponderà per incerti tentativi fino a trovare una via d'uscita; il regime risponderà usando tutte le proprie forze nel modo indicato dal Capo e dall'ideologia; con un po' di fortuna ne può superare una, di crisi, forse due, ma prima o poi imboccherà a tutta velocità la strada sbagliata e si sfracellerà.

Per garantire non solo il progresso ed il benessere, ma la stessa sopravvivenza, hanno concluso i ragazzi, serve la libertà. Nella classica contrapposizione tra libertà e sicurezza, loro non hanno avuto dubbi,bisogna sempre scegliere la libertà, perché è solo nella libertà che si può trovare una vera sicurezza.

Di più; tra chi conosce la verità e chi invece solo ha il dubbio, è del secondo che ci si deve fidare perchè solo con il dubbio si può arrivare vicini alla verità.

Io li ho ascoltati. Alla fine ho suggerito loro di leggere Bertrand Russell e il suo "Philosophy and Politics", un libricino di cento pagine degli anni ’40, se lo trovano nella loro lingua, ma ho anche detto loro che in fondo non ne avevano bisogno; avevano, su quegli argomenti, detto tutto quel che ha detto lui.

Ah, il più giovane dei ragazzi ha 62 anni, sono tutti cresciuti durante il franchismo e il più colto ha fatto due anni di scuola media.

I commenti li lascio a voi.

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