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I giornalisti “professionali” e i “lillipuziani” del web

Lettera aperta al Sole 24 Ore. Un articolo denigra il modo del Web insultando i blogger con l’epiteto di "lillipuziani"

Domenica 3 ottobre 2010. Il Sole 24 ore, prima pagina, in fondo, evidenziato da una vistosa grafica che ingloba un mappamondo astrale, un nome, Polaris, e un titolo: La Cassazione non ferma il caos nel web, che peccato.

Questo signor… Polaris, di nome e di fatto, dato il gelo diffonde con questo articolo, indossando il saio da inquisitore addetto all’index librorum prohibitorum, si rivolge, lanciando anatemi degni di un Savonarola, al popolo del web: “La sentenza con cui la Cassazione, quel volubile forum della giustizia italiana, ha deciso che sui blog non esiste alcun principio di responsabilità sarà celebrata, c’è da temere, come un trionfo della libertà di stampa. Polaris è persuasa al contrario, che sancirà l’irrilevanza dell’informazione online non professionale, fino a un mondo di 6 miliardi di blogger, ciascuno scritto da e letto solo dal proprio autore”.

Non contento di questa sviolinata oscurantista continua tacciando i blogger di “asinità”, “esagerazione”, “calunnia”, “grottesca teoria del complotto”, “calunnia” ed altri epiteti del genere. Secondo Polaris questa sentenza della “volubile” Cassazione sancirà la fine della verità, diffonderà diffidenza, il disgusto e l’inerzia. Per Polaris il mondo web, che la “volubile” Cassazione ha legittimato, non è altro che un “rumore di fondo che si spaccia oggi per cronaca online.”

Come rispondere a questo individuo che celandosi dietro un nome di gelida rubrica, lancia i suoi obsoleti strali contro il giornalismo contemporaneo che ormai è composto, di fatto, in gran parte da blogger?

La prima risposta che viene in mente è… ma la scartiamo, e continuiamo con la seconda, più formale: “Egregio forse lei è una specie di giudice assoluto che decide qual è il giornalista onesto e professionale dalla sua tessera di giornalista? Per caso lei è convinto che un testo è valido onesto e professionale solo quando viene stampato su un giornale venduto in edicola?

Beh, caro Polaris si sbaglia e secondo me è anche in malafede. Lo dovrebbe sapere perfettamente che la stragrande maggioranza dei giornali e delle riviste è “collusa” con i poteri forti i quali addolciscono la pillola ad ignari e/o sprovveduti lettori che vedono ancora nella carta stampata una specie di bibbia o un manuale da dottrina cristiana. Io non penso che per essere professionale si deve essere iscritti all’Ordine dei Giornalisti, istituzione che non ha mai espulso giornalisti collusi, calunniatori, asini, o che pubblicano paranoiche teorie del complotto. Io so che vi sono eccellenti giornalisti nella carta stampata, altrimenti non avrei comprato Il Sole 24 ore e non avrei letto, mio malgrado, queste assurdità, nascoste sotto brandelli di verità. Certo, lo sanno anche i sassi che sul web c’è molta spazzatura. Ma i giornali che fanno gossip non sono spazzatura? I giornalisti che, sulla carta stampata, coprono d’inganni politici e economici contribuenti ed elettori, non sono spazzatura? E via dicendo.

E lei non fa cattivo servizio quando offende, calunnia, denigra, centinaia di migliaia di esseri umani, molti dei quali animati da buoni sentimenti e ribellione civile, solo per il fatto che, essendo blogger, non pubblicano su carta stampata. E lei lo sa quanto vorrebbero farlo; lei lo sa che se potessero farlo e se contasse veramente la verità e la meritocrazia una parte della casta giornalistica verrebbe spazzata via in un sol colpo, e sostituita da quelli che lei chiama con disprezzo “lillipuziani”, perché è un casta che - come tutte le caste - presenta strati corrotti e corruttibili. Una casta che verrebbe spazzata via perché da troppo tempo vive accanto ai palazzi del potere che gli passano veline subliminali dove, invisibilmente, c’è scritto ”questo si può dire, questo non si può dire” (e se a dirlo è anche Seymour Hersh, ndr).

Lei lo dovrebbe ben sapere che gli scandali sulla pedofilia ecclesiastica e le sue coperture erano pubblicate da anni sui blog prima che il giornalismo “professionale” ob torto collo si decidesse a pubblicare questi crimini.

Sul mondo web si parla da anni dei “voli della morte” da dove i “comunisti” sudamericani non tornavano perché venivano gettati dagli aerei militari in volo, previa assoluzione dei cappellani cattolici. Testimonianza di un aviere: “Di ritorno dai voli, i cappellani cercavano di consolarci ricordando un precetto biblico che parla di separare l'erba cattiva dal grano". 

Ma i lacchè della casta si son guardati bene di andare contro i propri padroni, pubblicando questi fatti… poco “professionali”.

E lo stesso vale per il genocidio in Rwanda e lo stesso vale per i divieti di usare i profilattici in un’Africa dilaniata dall’AIDS. Anche su questi crimini i blogger pubblicavano da anni.

Se non vi fossero molti, moltissimi, giornalisti, della carta stampata seri, ci sarebbe da proporre un nuovo logo per l’Ordine dei giornalisti: le tre scimmiette che, mentre non sentono, non parlano, non vedono… scrivono.

Per finire vorrei dire a questo “giornalista professionale” della rubrica Polaris, che dovrebbe parlare un po’ con il suo collega Luca De Biase che, il 21 aprile, in un articolo di spalla, “Carta e web: il futuro è farsi adottare dai lettori” scriveva la verità su questo nuovo sistema copernicano chiamato Web.

Certo se lei vuole rimanere al sistema tolemaico faccia pure… ma allora, mi chiedo, caro Polaris, chi è un lillipuziano?

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