• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > I figli di Mao e della Coca-Cola

I figli di Mao e della Coca-Cola

La letteratura cinese emergente è un panorama ancora in buona parte da scoprire. Un volume curato per le Isbn Edizioni ce lo racconta, con abbondanza di stimoli e di suggestioni. A cominciare dall’introduzione, un piccolo grande omaggio all’editoria indipendente.

Nell’ambito dell’editoria italiana gli scrittori cinesi, e più in generale orientali, sono stati spesso associati a un’idea di saggezza orientale, di pensiero vagamente “new age” che noi occidentali confondiamo volentieri con l’Oriente. Questa visione semplicistica e, in buona sostanza, mistificante ha cominciato a cambiare negli ultimi anni in seguito alla pubblicazione di alcuni autori che si collocano sul versante di una letteratura decisamente moderna, sempre più vicina ad un modello culturale legato al pensiero critico e ad un’idea di democrazia tutt’altro che facile da realizzare. Letteratura “pop” o, come spesso si è detto, generazionale che oggi è, forse, tra le più audaci e prolifiche? Il volume di racconti "Cina. Undici scrittori della rivoluzione pop" (Isbn Edizioni, 2007), sembra dimostrarlo.

Scrittori come Wan Shuo (Scherzando col fuoco), Mian Mian (Nove anni di desiderio) o Wei Hui (Shangai Baby) hanno cambiato il nostro approccio di lettori europei ad un mondo per molti aspetti ancora oscuro e inquietante. Neppure si può dire che il filtro dei media e dei giornali - le cui pagine culturali sono spesso discutibilmente provinciali - aiuta a capire qual è la mappa effettiva delle produzioni culturali cinesi. Ma le questioni sollevate dalla letteratura dei nostri giorni si comprendono meglio, forse, da un’angolazione più politica e antropologica che specificamente letteraria, dove purtroppo il peso dei modelli culturali può persino rendere più problematico l’approccio. Come scrive il curatore nell’introduzione: “Con il massacro di piazza Tien An Men del giugno 1989 e la repressione del movimento di protesta studentesco furono deluse le speranze di un’intera generazione nell’avvento di riforme politiche. Il ristagno sociale dei primi anni novanta contribuì alla momentanea diffusione, anche presso molti giovani scrittori, di forme di rassegnazione e fatalismo”. Una situazione, però, destinata a cambiare con la corsa febbrile alla Borsa valori, l’insediamento di nuove figure dirigenziali nel partito comunista cinese e, di conseguenza, una dinamicità che, tra gli altri fenomeni che ha prodotto, ha finito con il favorire una scena artistica non allineata con i diktat del mercato. Ad una letteratura rassicurante e pressoché di regime si è, quindi, affiancata una scrittura che sa identificare il marcio del sistema, per così dire, e cioè “il rapido appiattimento dei contenuti letterari” ma anche “la svalutazione dello status sociale degli scrittori. Pertanto la critica della lingua e della cultura dovevano assolutamente rimanere il fondamento di una più seria produzione letteraria”.



Con queste premesse, il lettore è avvisato: in modo analogo a come i romanzi di una scrittrice come Natsuo Kirino, in Giappone, non sono proprio una “letteratura per geishe”, i racconti e i romanzi di autori cinesi come Bi Feiyu, Dai Lai, Han Dong o Wan Yi non vanno di certo ad ingrossare il grande fiume dell’Oriente da rivista di viaggi. L’intento del libro è quello, semmai, di essere “un’istantanea della giovane scena letteraria contemporanea, una scena in continua evoluzione e i cui autori sono ancora, per la maggior parte, all’inizio della loro carriera”. Letteratura della mutazione di cui, lo sottolineo, c’è un grande bisogno anche da noi.

Un altro merito del libro è quello di essere stato pensato partendo dal basso, dal rapporto diretto con gli autori - anche grazie a una realtà vivace, in Cina, che sono le riviste letterarie - senza passare dal canale editoriale mainstream che, come abbiamo già detto, finisce con il prediligere una chiave di lettura commercializzabile, questo sì, con un certo successo ma che paga la facilità con l’asservimento a stereotipi di cui, senza molti dubbi, i giovani scrittori cinesi sapranno che cosa fare.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares