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Guy Fawkes: scacco matto all’Utopia

Sabato era il 5 novembre, una data che ricorda eventi storici, evoca emozioni e offre la possibilità di una breve divagazione.

« Remember, remember, the fifth of November, Gunpowder, treason and plot. I see no reason why Gunpowder treason should ever be forgot! »

Sabato era il 5 Novembre. Una data che certamente molti non hanno dimenticato, vuoi perché entrata ormai nell'immaginario collettivo, vuoi perché ricordata dalle tante maschere bianche indossate durante le manifestazioni degli ultimi mesi. Resa nota al grande pubblico grazie al fumetto di Alan Moore poi trasformato in pellicola, questa data è divenuta un simbolo dell'insurrezione alla portata di tutti, una rappresentazione dell'ordine sovvertito, a quanto pare da tanti ormai agognato.

Per conoscere però le vere radici del 5 novembre dobbiamo sfogliare all'indietro il nostro libro di storia fino all'anno 1605, quando a Londra venne sventato per un soffio uno dei più efferati attentati mai ideati. La "Congiura delle Polveri" fu un piano progettato da cattolici inglesi a danno del re Giacomo I d'Inghilterra e di tutta la sua famiglia, che sarebbero stati uccisi durante l'esplosione della Camera dei Lord mentre erano impegnati per la cerimonia dello State Opening, insieme a tanti aristocratici. A spingere Robert Catesby ad organizzare l'attentato fu probabilmente l'atteggiamento del governo, riluttante nel proporre politiche di tolleranza verso i cattolici. All'esplosione sarebbe dunque seguito un periodo di dissestamento politico, nel quale Catesby e altri avrebbero cercato di consegnare il trono ad un re cattolico. Un obiettivo dunque tutt'altro che colorato di quell'insurrezionalismo con cui questa data è stata dipinta dal folklore mediatico. Come è ovvio capire da una breve visita nella città inglese l'intenzione di far esplodere il Parlamento fallì, a causa di una soffiata che costò la cattura e la morte dei cinque sovversivi, tra cui il celeberrimo Guy Fawkes.

Ciò che compare nel fumetto "V per Vendetta" di Moore invece, è una situazione del tutto differente, dove - come in ogni scenario futuristico che si rispetti - la popolazione vive un clima di costante terrore, soggiogata da un regime dittatoriale che ha ottenuto il potere in seguito ad un conflitto nucleare. In questo stato delle cose un personaggio dal nome sconosciuto è chiamato ad impersonare il desiderio di rivolta, alimentato da una sete di vendetta per dolori subiti personalmente a causa del governo. Indossando una maschera bianca e il nome di Guy Fawkes il protagonista riuscirà a dimostrare qualità fisiche e mentali tali da consentirgli consecutive vittorie, fino alla riuscita del piano in cui il vero Fawkes fallì, sabotando fisicamente e politicamente il potere della tirannia, causando un'insurrezione alla quale non è chiaro ciò che ne seguirà.

E' evidente a tutti che una volta arrivato sul grande schermo Guy Fawkes ha saputo offrire un'idea originale seppur mitizzata della rivolta. Così come accettato comunemente, è nei casi disperati che le azioni disperate paiono diventare razionali, e così solo e soltanto in scenari apocalittici la risposta violenta pare essere accettata da tutti come cosa ragionevole. Il distaccamento della novella dalla realtà inoltre, consente al lettore di dare libero sfogo ad ogni istinto di rabbia e indignazione, portandoci a parteggiare noi stessi per gli attacchi fisici compiuti dal protagonista verso usurpatori e operatori di iniquità, stanti a simboleggiare interi meccanismi sociali che vorremmo veder crollare, fino all' esasperazione di questo desiderio realizzatosi tra le luci del Parlamento in fiamme.

Il Big Ben, mentre esplode, è metafora di un eternità interrotta, è la distruzione di un simbolo quale incentivazione al rovesciamento della società. Viviamo ormai in un mondo nel quale la Scienza è disposta ogni giorno a scommettere su traguardi sempre più lontani e avveniristici: non temiamo infatti di ipotizzare viaggi interstellari, il teletrasporto o addirittura l'immortalità. Ma quando la stessa larghezza di vedute viene impiegata per ideare diversi meccanismi sociali allora siamo bombardati da ammonimenti per eccessiva speranza, accuse di ingenuità o ancor peggio insinuazioni all'utopia. E in una situazione che mostra come la nostra struttura sociale stia portando solo problemi, è ovvio che ciò che l'Uomo vuole è innanzitutto boicottare questa idea di immutabilità storica, confutare il teorema dell' impossibilità. E non vi è modo più veloce e incisivo per colpire questo parassita se non abbattere i simboli, rappresentanti nell'immaginario del potere perpetuo e imbattibile. L'esplosione del Big Ben è in quest'ottica l'inizio della vera insurrezione, quella ideologica, quella che partendo da una semplice allegoria può scatenare la consapevolezza di essere veri personaggi della Storia ed in quanto tali scrittori di essa. Una volta usciti dall' universo della simbologia, è fondamentale mantenere il contatto con quell'immagine del Parlamento infuocato, affinché si possa scardinare ogni giorno quel maledettissimo dogma sociale; affinché ogni giorno sia il 5 novembre, non quello dell'anno 1605, non quello di un Guy Fawkes alle prese con una dittatura neo-nazista; ma affinché ogni giorno sia il 5 novembre della Storia che è la nostra vita quotidiana, in cui ci troviamo alle prese con dittature ideologiche ben più subdole di qualsiasi fascismo. E affinché ogni giorno sia un 5 novembre che non verrà mai dimenticato.

 

FONTE: Liberarchia

Questo articolo è stato pubblicato qui

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