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Guida NBA 2015-16 (parte 3 di 6): Southeast Division

Ci siamo. Meno di due mesi di attesa, dopodiché ricomincierà il campionato NBA. La 70° stagione partirà il 27 ottobre allo United Center di Chicago; si affronteranno Bulls e Cavaliers. Per ingannare l'attesa, proviamo ad analizzare le 30 franchigie, una per una, per capire chi ha operato meglio sul mercato e chi può ambire al Larry O'Brien Trophy della prossima stagione.

 

ATLANTA HAWKS

Sono stati la grande sorpresa della scorsa stagione: squadra snobbata da tanti nella pre-season che ha vinto a sorpresa la Eastern Conference, guidata dalle sapienti mani di coach Mike Budenholzer (Allenatore dell'anno 2015). Dopo una vita trascorsa sulla panchina degli Spurs come assistente di Popovich, Budenholzer ha preso il timone degli Hawks, e in due anni li ha trasformati in una sorta di piccoli "cloni" degli stessi Spurs. Sfruttando l'assenza di una vera superstar, Atlanta ha espresso a tratti il miglior gioco della Lega, con un'organizzazione sorprendente che permetteva di creare ottimi tiri per tutti i giocatori in campo. Dopo una Regular Season sorprendente, gli Hawks sono naufragati in Finale di Conference perdendo 4-0 contro i Cavs di LeBron. Budenholzer (nel frattempo nominato anche presidente) vuole ripartire da lì ed i nuovi acquisti lo dimostrano: Tim Hardaway Jr. è una guardia dall'enorme potenziale e Tiago Splitter un lungo d'esperienza che potrà dare il cambio a Millsap, fresco di rinnovo. Tutto perfetto? No, poichè a lasciare è stato un giocatore fondamentale l'anno scorso: Demarre Carroll.

Voto finale: 6,5

CHARLOTTE HORNETS

L'anno scorso, per la prima volta da un bel po' di tempo, gli Hornets partivano con legittime ambizioni di playoff. Lo testimoniava anche il cambio di nome: via gli storicamente perdenti Bobcats (solo due comparsate nella postseason nel 2010 e nel 2014, senza vincere alcuna partita), e dentro (di nuovo) gli Hornets, che nel 2001 sfiorarono addirittura la Finale di Conference. Sono stati, a tutti gli effetti, un flop, raggiungendo un deludente undicesimo posto. Ma il nuovo proprietario, si sa, non è di quelli abituati a perdere: Michael Jordan, primo ex-giocatore a rilevare una franchigia NBA, vuole portare in alto questa squadra. Se ne sono andati le guardie Lance Stephenson (dopo un'annata a dir poco fallimentare), Gerald Henderson e Gary Neal , e i lunghi Noah Vonleh e Bismack Biyombo. Per sostituirli sono arrivati il playmaker Jeremy Lin, la guardia Jeremy Lamb, le ali Matt Barnes e Nicolas Batum ed il centro Spencer Hawes. Insomma, una mezza rivoluzione. In più dal Draft è arrivato l'ottimo Frank Kaminsky. A Charlotte c'è la volontà di dimenticare il passato avaro di soddisfazioni e le speranze sono riposte in questo gruppo di giovani di talento, guidati ancora una volta dal centro Al Jefferson.

Voto finale: 7

MIAMI HEAT

Dopo lo shock subito per l'addio di LeBron James, Miami ha tentato di ricostruire una squadra comunque competitiva nonostante l'addio del Re. Il risultato è stato una stagione fallimentare nonostante le aspettative, con gli Heat fuori dai playoff per la prima volta dal 2008. Ma Pat Riley, ancora una volta, ha dimostrato di essere qualcosa di molto simile ad un mago, firmando Stoudamire e Gerald Green dalla free agency con contratti irrisori, convincendo Dragic e Wade ad estendere il contratto e selezionando al draft l'ala Justise Winslow, potenzialmente un crack. Tutto questo con un salary cap non molto flessibile. Quintetto ottimo (Dragic-Wade-Deng-Bosh-Whiteside) e panchina molto, molto pericolosa (Chalmers, Green, Winslow, Ennis, Stoudamire...). Questa squadra ha guadagnato molto senza perdere praticamente nulla, e con Bosh e Wade sani non è eresia pensare di arrivare in Finale di Conference. Complimenti, ancora una volta, al "sergente di ferro" Pat.

Voto finale: 8

ORLANDO MAGIC

I giovani Magic procedono il loro cammino verso un ritorno alla gloria. La dirigenza ha tenuto unito il gruppo di promesse costruito in questi anni e ha bilanciato gli addii di Harkless e O'Quinn con quelli dei veterani C.J. Watson e Jason Smith e di un ottimo play come Shabazz Napier. Ma le due mosse migliori sono state il rinnovo di Tobias Harris e la pesca al Draft dell'interessante Mario Hezonja. Un mercato senza scossoni insomma, con perdite sacrificabili e acquisti mirati. Dopo le Finals 2009 i Magic sono scivolati lentamente verso il fondo della classifica, culminando con la disastrosa annata 2012-13 (peggior squadra della lega). Da lì è iniziata una lenta risalita basando la squadra su promesse scelte al Draft. Ci si aspetta sicuramente qualcosa di più rispetto al tredicesimo posto della scorsa annata. I vari Payton, Oladipo, Harris e Vucevic hanno un'anno in più d'esperienza ed Hezonja può essere davvero l'arma in più. Il tutto sommato all'arrivo di un coach abituato a lavorare con i giovani come Scott Skiles.

Voto finale: 6,5

WASHINGTON WIZARDS

Altro mercato senza particolari movimeti, causa salary cap già abbondantemente sforato. Gli arrivi sono principalmente tiratori da tre (Neal, Anderson e Dudley) che, salvo sorprese, partiranno tutti dalla panchina. Solo due addii in casa Wizards, ma particolarmente pesanti: il centro Kevin Seraphin e soprattutto l'ala titolare Paul Pierce. Rimpiazzare The Truth non sarà per nulla semplice; Otto Porter Jr. è chiamato al salto di qualità, nell'attesa di dare l'assalto a Kevin Durant la prossima estate, quando scadranno parecchi contratti e Washington avrà parecchio spazio di manovra. Dopo un'offseason di transizione i Wizards guardano al futuro prossimo con un filo di preoccupazione: riuscire a ripetere le due ottime stagioni passate senza Pierce non è per nulla scontato per la squadra della capitale. Chissà che l'attesa non dia i suoi frutti, portando un certo n°35 nel 2016...

Voto finale: 5,5

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