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Guida NBA 2015-16 (parte 1 di 6): Atlantic Division

Ci siamo. Meno di due mesi di attesa, dopodiché ricomincierà il campionato NBA. La 70° stagione partirà il 27 ottobre allo United Center di Chicago; si affronteranno Bulls e Cavaliers. Per ingannare l'attesa, proviamo ad analizzare le 30 franchigie, una per una, per capire chi ha operato meglio sul mercato e chi può ambire al Larry O'Brien Trophy della prossima stagione.

BOSTON CELTICS

I Celtics sono la squadra più titolata dell'NBA, con all'attivo 18 campionati vinti. Ma da un paio d'anni, nel Massachussets si respira aria di bassa classifica. Boston procede nella sua opera di ricostruzione, attuando pochi cambiamenti rispetto al roster dell'anno scorso e continuando a puntare sulla giovane batteria di esterni, avendo rifiutato di tradare Thomas e Smart e rinnovando Crowder. Servivano rinforzi sotto canestro: sono arrivati, ma a cifre salatissime, un ottimo rim protector come Amir Johnson e un attaccante completo come David Lee. Riuscendo a scaricare Wallace e firmando un buon giovane come Perry Jones, non si può dire che Danny Ainge abbia lavorato male. Ma il ritorno alle Finali sembra ancora lontano. Sarà una stagione all'insegna del tanking o un tentativo di raggiungere almeno l'ottavo posto? Propendiamo per la seconda, dato che Ainge ha già dimostrato di non voler puntare molto sul Draft.

Voto finale: 6.5

BROOKLYN NETS

Le speranze riposte sul quintetto di All-Star (Williams-Johnson-Pierce-Garnett-Lopez) sono finite. E' tempo di spending review anche per Mikhail Prokhorov, dopo una serie di annate estremamente negative. Hanno salutato Williams e Plumlee, destinazione Mavericks e Trail Blazers, ma quest'estate si è cercato di fermare il fuggi-fuggi dei big, rifirmando a sorpresa Brook Lopez e Thaddeus Young e trattenendo Joe Johnson. Il supporting-cast è stato completato con i contratti irrisori di Robinson, Larkin e Bargnani. Obbiettivo tanking o playoff? Il livello medio della squadra farebbe pensare alla prima opzione, ma allora perchè rifirmare i due giocatori migliori (non più giovanissimi) rispettivamente a 21 e 12,5 milioni l'anno? La sensazione è che i Nets, da tempo prigionieri dei contratti scellerati fatti firmare nel 2012, si trovino nel mezzo, ovvero nel posto più sbagliato dove una squadra potrebbe essere.

Voto finale: 5

NEW YORK KNICKS

Nella metà arancio e blu della Grande Mela si respira un'aria diversa. Dopo l'ennesima disastrosa stagione, i Knicks si sono ritrovati in una situazione analoga a quella di 5 anni fa, con una serie di free agents molto appetibili e un mucchio di spazio salariale. Come nel 2010, la caccia ai grandi nomi è andata a vuoto. A quei tempi, la dirigenza agì d'impulso, firmando Stoudemire con un folle contratto di 100 (!) milioni in 5 anni. Ma ora, con Phil Jackson al timone, si è seguita un'altra strada, firmando 4 giocatori tutti potenzialmente molto utili (Afflalo, R. Lopez, D.Williams e O'Quinn) e tutti a cifre ragionevoli. Ma si sa, tutto si può dire del Maestro Zen fuorchè sia banale. E dopo quattro certezze, arriva un'enorme scommessa. A seguito una lottery abbastanza sfortunata, Jackson sceglie di usare la scelta n°4 sul lettone Kristaps Porzingis. Potenzialmente, il nuovo Nowitzki o il nuovo Milicic. In conclusione, i Knicks si ritrovano un roster abbastanza solido, con una superstar stanca di perdere e un giovanotto che deve smentire tutti i critici. Fedeli al copione: o la va o la spacca. Ma quanto durerà la pazienza di Carmelo?

Voto finale: 6.5

PHILADELPHIA 76ERS

La franchigia più pazza della lega, con al timone il fido Sam Hinkie, prosegue dritta per la sua squadra. Il pensiero del GM è chiaro: il progetto a lunghissimo termine iniziato tre anni fa, ha come obbiettivo finale la vittoria del titolo, nient'altro. Fino ad allora, tanking, tanking, e ancora tanking, ammassando scelte su scelte in attesa di pescare i giovani giusti. Fino ad ora, questa tattica non ha pagato granchè. Ma Hinkie è disposto ad aspettare uno, due, cinque o anche dieci anni pur di vincere. Le ultime scelte al Draft (Noel, Embiid, ancora infortunato e Okafor) sono state fatte senza guardare alle attuali esigenze tecnico-tattiche del team, ma solo con l'obbiettivo di ammassare più talento possibile. E così Philly si ritrova con un backcourt potenzialmente stellare, ma con una batteria guardie ed una panchina di livello inaccettabile. Per usare un eufemismo, il piatto, per ora, piange. PER ORA.

Voto finale: 5,5

TORONTO RAPTORS

Dopo il clamoroso cappotto subito da Washington al primo turno, i Raptors non si sono persi d'animo, firmando i promettenti Biyombo e Joseph, il veterano Luis Scola e la rivelazione della passata stagione DeMarre Carroll. Un nucleo di ottimi giocatori con un anno un più di esperienza (Lowry, Derozan, Ross, Valanciunas), delle aggiunte interessanti con qualche perdita importante ma non trascendentale (Amir Johnson e Louis Williams): questi, in sintesi, sono i Raptors. Il problema dalle parti dell'Ontario è lo stesso degli anni passati: la mancanza di un go-to-guy, una superstar assoluta alla quale affidare le chiavi del team. Tanti "nove e mezzo", ove basterebbe un dieci. Facile a dirsi, molto difficile a farsi. Questa è sostanzialmente l'unica ragione per la quale Toronto non è, almeno per ora, una contender al titolo, ma con un roster profondo e collaudato porà dare fastidio a tanti il prossimo anno.

Voto finale: 7

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