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Grecia e Spagna in crisi. Ma il Portogallo?

Il mainstream continua a ripeterci quale sia il rischio che corre la Grecia, oppure quale quello per la Spagna. E ce li pone come monito e come sprono a fare ancor più sacrifici, e a non disturbare il guidatore (che in verità o sa dove ci sta conducendo oppure non sa guidare). Ma nessuno ci dice che non solo è la Grecia il nostro faro e la nostra luce, ma la ricetta è ancor più evidente se si guarda al Portogallo. Ora non mi si venga a dire che i due paesi presi in esame sono lontani anni luce dalla nostra struttura economica ed industriale. Sì, lo so. Ma la ricetta che, la così detta troika impone, non ammette distinguo. O belli o brutti la strada maestra è la stessa!

Ora tornando al Portogallo. Si viene a sapere che nell'ultima settimana il governo ha ufficializzato l'intenzione di vendere la ANA (gestione aeroportuale) e la TAP, la compagnia aerea di bandiera. Ed è di pochi giorni fa la notizia (ancora non confermata ma già da tempo "nell'aria") per cui anche il secondo canale televisivo pubblico, RTP 2, sarà venduto ai privati.


Le nuove privatizzazione si sommano all'anteriore disimpegno dello Stato nell'area dell'elettricità (imprese REN e EDP, inizio di quest'anno). Previste per l'anno prossimo la vendita della CTT (Poste), CP Carga (trasporto merci delle Ferrovie), Águas Potáveis (acque) e l'apertura ai privati nel settore dei trasporti pubblici, seguiranno la vendita di INAPA (carta), Edisoft (hardware e software), EID, Empordef (industria pesante), Sociedade Portuguesa de Empreendimento, parte di Caixa Geral de Depósitos (banca), e la privatizzazione parziale di Galp, Companhia de Seguros Fidelidade-Mundial (assicurazioni), Império Bonança (banca) e Emef (ferrovie).

D'altronde, il mantra che si trova alla base del pensiero unico dominante è quello secondo cui i portoghesi - ma si puo sostituire ai portoghesi, gli spagnoli, oppure i greci, è lo stesso - hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità nel corso degli ultimi anni, cosa che ha provocato una spesa incontrollata dello Stato e l'aumento del debito pubblico. E non importa la dimostrazione, dati alla mano, che tutto questo non è vero, ossia che non sono stati i popoli i colpevoli, le cicale, ma le imprese e il debito dello Stato è debito della bilancia con l'estero, delle imprese, deficit degli aiuti dello Stato alle imprese. Parole al vento. Quel che conta è il bombardamento mediatico. Si dice che " Non importa se dici menzogne a furia di ripeterle diventeranno verità"

L'elenco per il Portogallo è lungo. Meno per quanto riguarda l'Italia. Perché siamo più bravi? Sì. La lezione l'abbiamo imparata fin dagli anni 80-90. Il Professore allora era Prodi, campione del socialriformismo italiano. Fu lui a svendere il grosso del patrimonio industriale italiano. Allora il mantra era che lo Stato non si doveva interessare di economia, perché non ci sapeva fare, perché troppo ingombrante, mentre i privati avrebbero saputo fare meglio (un solo esempio per tutti l'ILVA di Taranto). Ora è rimasta ben poca ciccia da spolpare. Rimangono, a differenza del Portogallo, solo il welfare, Sanità, trasporti locali pubblici, servizi pubblici, acqua, gas energia, più gli ultimi gioielli: ENI, ENEL, Finmeccanica. In parte già scorporate le loro attività (si sono inventati la differenza fra struttura e servizio). Ma ci stanno pensando.

A settembre parte una nuova campagna. Dopo le manovre "Salva Italia", "Cresci Italia", "Spending Review", ecc ecc. Tutte accompagnate da leggi e leggini, da finanziarie ed aggiustamenti alla finanziaria, ma tutte in un unica direzione. Ora finalmente ci si appresta alla manovra di "taglio del debito pubblico". Oh! Si noti che tutte la manovre sono state tutte precedute da un battage pubblicitario che vedeva in primo piano studi, lavori di economisti, pensate e tutti di area "democratica" Cioè di estrazione PD. Da Boeri a Ichino, da Amato a Bassanini, da Napoleoni e via di questo passo. Cosa caratterizza questa bella pensata? Ma quello che si appresta a fare il Portogallo e che in parte ha già, in epoche passate, fatto Prodi in Italia. La vendita delle ricchezze del paese, quelle che da lavoro vero, quello che produce ricchezza vera. E poi si passera ai Beni Comuni. Ma qua la vedo dura. Riprendendo la frase di quella che era un po' stitica! 

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