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 Home page > Tribuna Libera > Gorizia: denunciati richiedenti asilo perché dormivano nel parco

Gorizia: denunciati richiedenti asilo perché dormivano nel parco

40 persone denunciate per aver violato l'ordinanza del sindaco. 

 
La prima cosa che uno si domanda è: ma i richiedenti asilo erano a conoscenza dell'esistenza dell'ordinanza anti accampamento e dormitorio vigente per il noto parco della Rimembranza? In che modalità è stata a questi portata a conoscenza? In che lingua?
 
L'intervento della questura, sul caso dei circa 40 richiedenti asilo politico, è chiaramente più che giuridico, politico, per dare un segnale alla città ma anche evidenziare che quello che potevano fare è stato fatto, ovvero una denuncia inutile che non produrrà alcun tipo di effetto, salvo forse qualche senso di timore, anche perché certamente non si può sbattere in galera una persona che si accampa in un parco; forse accadeva nel fascismo, ma questo regime sarebbe caduto da un pezzo, o sbaglio?
 
Gorizia come un quartiere di Kabul, dice il Sindaco. Magari lo fosse, verrebbe da pensare per alcuni aspetti, perché Kabul è una metropoli cosmopolita, una metropoli che ha una infinità di bellezze, dai tipici bazar, ai musei internazionali, dal faro dell'indipendenza al palazzo reale e così via discorrendo.
Ma certamente non era questo il pensiero del Sindaco attuale di Gorizia, anche perché Gorizia ha nella sua storia passata il suo essere centro multiculturale, e lo si può notare anche dalla significativa architettura diffusa per la città.
 
Il problema è sempre lo stesso. Il regolamento di Dublino. Una volta che l’Italia ti ha preso in ‘carico’ si potrà finire nel Cara dove, teoricamente, l’accoglienza è disposta per il tempo necessario all’esame della domanda di asilo politico. Il lasso di tempo di permanenza nel Cara non dovrebbe superare i 35 giorni, ma può accadere che i tempi per avere una risposta si allunghino a dismisura, anche oltre i sei mesi, se dopo sei mesi dalla presentazione della domanda di protezione internazionale non è ancora stata presa una decisione sul caso, il richiedente avrà diritto a ricevere un permesso di soggiorno che avrà validità di ulteriori sei mesi e che gli consentirà di lavorare regolarmente fino a che la decisione non verrà presa.
 
Ma, nell’attesa di ricevere questa risposta definitiva, il richiedente asilo politico non potrà lasciare l’Italia, perché se si spostasse in un altro Paese europeo rischierebbe di soggiornare irregolarmente, nonostante abbia avviato la procedura di asilo. Si tratta di persone imprigionate, che fuggono da situazioni determinate anche se non soprattutto da noi occidentali, e che hanno nella quasi totalità dei casi come unica prospettiva quella di andare oltre l'Italia.
 
L'unica soluzione sarebbe quella di non identificarli, appena giunti nell'Italia intollerante, lasciare che possano attraversare il Paese per andare lì ove vogliono andare. Non è con la repressione, che si risolve tale questione. L'Italia si vanta di essere una potenza mondiale e come tale ha l'obbligo ed il dovere morale di attivarsi per aiutare queste persone, senza scaricare tutte le responsabilità solo sull'Europa che certamente ha delle colpe, ma l'Italia essendo la prima frontiera ha delle responsabilità morali, etiche e politiche più gravose. Il Sindaco si preoccupasse piuttosto del fatto che a Gorizia vi è una moria generale della città significativa, si preoccupasse del fatto che già dal tardo pomeriggio vede le sue strade essere sottoposte ad una sorta di coprifuoco, si preoccupasse su cosa si deve fare affinché Gorizia possa divenire città viva e non moribonda nel terzo millennio. La questione richiedenti asilo rischia di essere solo una sorta di deterrente, o distrazione, per non affrontare i reali problemi della città o forse per nascondere il proprio fallimento politico. 
 
E' innegabile che la questione richiedenti asilo debba essere affrontata serenamente, e non con accanimento, ma è altrettanto innegabile che da mesi si parla solo di questo e non dei problemi reali e seri che affossano questa città che nel sistema di riforma degli Enti Locali, il suo peso politico in primis, rischia semplicemente di essere spazzato via.
 
MarcoBarone 
 
Foto: Kristian Bjornard/Flickr

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