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Gli scandali della Seconda Repubblica: niente di nuovo sotto il sole

Continua ininterrotta sui media la litania di notizie sugli scandali giudiziari della Seconda Repubblica: la cricca Anemone, la banda Mokbel, Carboni e la Nuova P3, la trattativa Ciancimino, il tutto con contorno di scaldaletti minori ed accessori, tipo quello della sanità pugliese o quello dei servizi sociali a Catania. Ormai sono diventati una vera e propria soap opera pubblicata sui quotidiani ed il fedele pubblico di casalinghe e di pensionati attende con ansia le nuove puntate e gli ulteriori sviluppi.

 

Come in tutte le cose, vi ritroviamo qualcosa di nuovo e qualcosa di già visto.

Il “già visto”, ad esempio, è l’intervento dei Servizi Segreti, più o meno deviati, una vera e propria costante nazionale dal dopo-guerra in avanti. Al tempo degli anni di piombo del terrorismo politico interno e delle sue stragi di civili inermi, la principale occupazione dei Servizi era quella di depistare le indagini sugli attentati al fine di addossarne la colpa alle formazioni armate rosse, così da legittimare ogni tipo di intervento repressivo di risposta, ivi compresa l’ipotesi di abolizione delle libertà costituzionali ed il ripristino di una forma di dittatura più o meno “nera”. Ricordiamo a titolo di esempio (è passato un poco di tempo, qualcuno ha dimenticato, qualcuno ancora non c’era) la strage di Piazza Fontana a Milano, le cui indagini ed i cui processi (sette) si susseguirono nel corso degli anni, con imputazioni a carico di vari esponenti anarchici e di destra; alla fine tutti gli accusati furono sempre assolti in sede giudiziaria, mentre alcuni esponenti dei servizi segreti furono condannati per i depistaggi.

Oggi i Servizi rispuntano in ogni dove; come il prezzemolo: dalla ristrutturazione di casa Scajola, al famigerato signor Franco compagno di merende di Vito Ciancimino, al misterioso Lorenzo Cola. Di quest’ultimo Giuseppe Mongiello, responsabile del settore fiscale di uno studio legale tributario coinvolto nella vicenda Fimeccanica, dichiara testualmente «credo che si tratti di una persona dei servizi segreti o comunque molto vicina ai servizi».

Orbene, siamo da tempo immemorabile in pace con tutti, siamo uno Stato sovrano dotato di una Costituzione repubblicana democratica, la guerra fredda è ormai argomento dei testi scolastici di storia, il muro di Berlino è caduto da un pezzo, il comunismo ha chiuso bottega ed altrettanto il fascismo, insomma non si vede proprio a cosa possano ancora servire questi Servizi Segreti che agiscono non contro ipotetici nemici, bensì nel nostro stesso territorio. Perché non si decide, una volta per tutte, di chiuderli? Se proprio non è opportuno, che almeno siano indirizzati al supporto delle missioni militari di peacekeeping, che si diano ben precise regole che prevedano sempre e comunque una rendicontazione alla pubblica opinione delle loro attività, sia pure a tempo debito; affinché non si debba mai più sentire dire “di questo non avremo mai alcuna prova perché se ne sono occupati i Servizi Segreti”.

Fra le “novità”, invece, la prima nazionale sull’utilizzo strumentale a fini privati della funzione giudiziaria. Ecco il geometra Pasquale Lombardi, perito demaniale ed ex giudice tributario, manovrare opportunamente nomine e carriere di magistrati per ottenerne in appresso preziosa benevolenza; ecco riunioni conviviali, cui partecipavano elementi della magistratura animati dal sacro furore della progressione di cariche e di incombenze ; ecco brillanti ascese dovute ad insospettabili interventi nel “fuori scena” di un teatrino, cui sembra sia ormai ridotto il sistema giudiziario.

La domanda che sorge spontanea è: quali difese restano al cittadino se entra in contrasto ed in conflitto con simili “tavoli del potere”? Venuta meno la tutela del sistema giudiziario, quale è la dignità della persona residuale per chi a questi “tavoli del potere” non partecipa ? Il pensiero corre al caso del professore Parmaliana di Vigliatore Terme in Provincia di Messina ed alle vicende che hanno portato al suo suicidio dopo un orrido rinvio a giudizio, lui reo solamente di essersi sempre opposto al contesto di degrado civile, morale ed economico della sua comunità di appartenenza; vicende su cui non è stata mai fatta chiarezza e che non hanno mai avuto dei responsabili.

E però, anche per questi aspetti delle odierne vicende della Seconda Repubblica si ha una certa sensazione di déjà vu. Dalla relazione del procuratore generale del re a Trapani Pietro C. Ulloa al ministro della Giustizia Parisio in data 3 agosto 1838 : «Vi ha in molti paesi (i.e. della Sicilia) delle Fratellanze, specie di sette [….] senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete (anche un “Cesare”?). Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggere un colpevole, ora di incolpare un innocente.

Insomma, per gli scandali della Seconda Repubblica, tutto sommato, niente di nuovo sotto il sole.

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