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Gli Stati Uniti ci spiano: le 500 parole da evitare nei social network

I social network sono ormai una realtà talmente diffusa che praticamente non esiste persona (tra i giovani in particolare) che non utilizzi Facebook o Twitter (o entrambi) per comunicare ed organizzare serate con gli amici, condividere i propri interessi, le foto delle proprie vacanze o semplicemente esprimere opinioni con tutto il resto del mondo del web.

Ma con l’arrivo dei social network, la nostra privacy è stata ulteriormente messa in pericolo.

Ricordate la vicenda di qualche mese fa di una coppia di turisti inglesi? Leigh Van Bryan ed Emily Bunting, prima di partire per gli Stati Uniti, decisero di far sapere su Twitter della loro imminente partenza, scrivendo: “Andiamo a distruggere l’America.

La frase voleva solo essere un augurio ed uno stimolo a divertisti in vacanza, ma le autorità degli USA, appena venuti a conoscenza di queste dichiarazioni, bloccarono i due giovani all’uscita dell’aereoporto di Los Angeles e li trattennero per un interrogatorio di 5 ore.

Ora, secondo quanto rivelato dall’Electronic Privacy Information Center (Epic), gruppo per la protezione dei dati personali in rete, qualsiasi frase pubblicata sui social network può diventare un oggetto di forte interesse da parte del Ministero della Difesa Americano, che è sempre alla ricerca di parole considerate potenzialmente pericolose per la sua sicurezza nazionale.

Il Department of Homeland Security, il Dipartimento di Sicurezza Interno statunitense, ha infatti stilato una lista di parole che tengono d’occhio, poiché potrebbero rappresentare una potenziale minaccia di terrorismo nei confronti degli Stati Uniti.

Peccato che il dipartimento sia stato costretto a rendere pubblica la lista, in seguito ad una causa sulla libertà d’informazione. Tra le parole della lista, di facile intuizione è la presenza di termini come “terrorismo”, “attacco”, “Al-Qaida”, ed altre riguardanti esplosivi ed altri materiali pericolosi, la sicurezza, le agenzie federali ed anche i disastri naturali e le emergenze; ma sono finite nella lista delle parole “cattive” persino termini apparentemente “innocenti”, come “Messico”, “squadra”, “nuvola” e persino “maiale”.

La cosa assurda è che una volta individuato un post “cattivo”, questo venga immediatamente comunicato ed un’indagine venga avviata per verificarne la potenziale pericolosità.

Dean Obeidollah, un esperto legale della CNN, dice che questo programma somiglia a quello usato dal governo cinese per monitorare la rete. Il nostro governo non dovrebbe seguire le orme di un regime autoritario. Dopo l’11 settembre i cittadini americani hanno subìto troppe privazioni di libertà a causa della lotta al terrorismo, e senza la querela del Electronic Privacy Information Center non saremmo mai venuti a sapere che il governo ci spia su Facebook o Twitter.

Ma anche una denuncia di violazione della privacy avrebbe scarse possibilità di vittoria poiché, sempre secondo quanto dice Obeidollah, i nostri profili su Facebook e Twitter sono praticamente di dominio pubblico.

Quindi, fate attenzione cittadini americani ed evitate di scrivere più di 500 parole su Twitter o Facebook, a meno che non vogliate essere spiati dal Governo e segnalati al Ministero della Difesa.

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