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Giappone: non ci si può fidare dei dati ufficiali sulle radiazioni nucleari

La mentalità nipponica porta le autorità locali ad esaltare tutte le informazioni ritenute positive per la promozione dell’immagine del Giappone e a nascondere quanto di negativo possa emergere dalla divulgazione di informazioni sulla situazione reale, rendendo inaffidabili i loro “dati ufficiali”.

Normalmente, in Giappone gli amministratori pubblici e i politici sono onesti e hanno un forte senso del dovere. Ma fanno letteralmente di tutto per accrescere il prestigio del loro paese all’estero o per non danneggiarlo, ottenendo talvolta, involontariamente, l’effetto contrario. La crisi provocata dall’incidente alla centrale nucleare di Fukushima rende evidente tale aspetto, tipico del sistema nipponico. Quando si tratta di diffondere delle notizie o dei dati scomodi o comunque non idonei alla esaltazione del sistema o dello stile di vita dei giapponesi, spesso le autorità locali si dimostrano omertose, reticenti e poco inclini a dire la verità.

“The Japan Times” in un articolo di sabato (“Shizuoka tells tea retailer to conceal radiation info” – Saturday, June 11, 2011) pubblica la notizia riportata dall’Agenzia Kyodo, secondo la quale, le autorità della Prefettura di Shizuoka avrebbero istruito una compagnia di Tokyo (Radisho-ya Co.) che vende prodotti su internet di non pubblicare sul proprio sito web i dati relativi alle radiazioni in eccesso, trovate nel tè verde. Secondo questi scrupolosi amministratori locali, la diffusione di quei dati potrebbe generare delle inutili preoccupazioni nella mente dei consumatori, danneggiando i produttori di tè verde della Prefettura di Shizuoka. Mentre si preoccupano per i produttori, sembrano disinteressarsi per la salute di tutti i potenziali consumatori di quel tè. Ma, in Giappone, gli interessi economici di uno specifico gruppo o di una categoria prevalgono quasi sempre sugli interessi generali, legati alla salute pubblica della gente. Ecco perché è sempre più difficile fare la spesa con tranquillità, dopo l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima.

Non si è più sicuri nemmeno di ciò che scrivono sulle etichette dei generi alimentari. Cosa succede in casi come questo? Normalmente, le autorità locali decidono che tocca a loro (e a nessun altro tranne loro) provvedere alla ricerca, alla elaborazione e alla diffusione dei dati relativi alle radiazioni o al materiale radioattivo contenuti nei generi alimentari o nel suolo utilizzato per coltivarli. Quindi, molti dei dati scomodi o non vengono pubblicati affatto (ma ciò è molto raro) oppure vengono resi noti in ritardo, come dati parziali che richiedono ulteriori studi e ricerche, per essere verificati e confermati. E' esattamente quello che ha fatto la TEPCO (Tokyo Electric Power Company – Società di Gestione della centrale nucleare di Fukushima) in riferimento alle radiazioni complessive disperse nell’ambiente, a seguito dell’incidente dell’undici marzo.

Ma c’è un altro esempio che, pur non avendo alcuna attinenza con la problematica del nucleare, può far capire meglio la mentalità in questione. In tutto il mondo parrebbe assodato che i giapponesi siano la popolazione più longeva. Ebbene, alla fine del 2010 (a seguito di decessi collegati con attività illecite di un gruppo malavitoso, di cui non sto a dire) si è scoperto che moltissime persone scomparse o comunque non rintracciabili, non sono state registrate come “decedute” all’Anagrafe. Sono probabilmente morte ma risultano ancora in vita. Fra queste persone, oltre duecentotrentaquattromila di esse (oltre 234.000) se fossero ancora in vita (come risulta appunto leggendo i registri dell’Anagrafe) avrebbero più di 120 anni di età (centoventi anni di età) fra cui gente di 149 anni, uno di 165 anni, un altro di 181 anni e anche uno di oltre 200 anni di età, “missing” ma ancora vivo e vegeto. Tutto, pur di tenere alte le statistiche “buone” del Giappone. E' plausibile che si adoperino le stesse procedure anche in riferimento alle notizie sulla contaminazione da radiazioni nucleari provenienti dalla centrale di Fukushima?

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