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Frontiere (In)visibili

Emergenze umanitarie, immigrazione. Eterni problemi che accompagnano secolarmente e disastrosamente la politica provocando numerosi impasse e ambiguità sulla via da seguire. 
Tematica che sa il gusto di diffidenza, pronta ad infiammare gli ambienti di discussione. 
Soluzioni o problema perenne e perpetuo? 
Frontiere (In)visibili

“Le porte possono essere anche sbarrate, ma il problema non si risolverà, per quanto massici possono essere i lucchetti. Lucchetti e catenacci non possono certo domare o indebolire le forze che causano l’emigrazione: possono contribuire a occultare i problemi alla vista e alla mente, ma non a farli scomparire.” Zygmunt Bauman.

Immigrazione. Questo è uno dei tanti problemi, oltre a quello economico, che il Bel Paese è chiamato ad affrontare. Affronto che può essere difensivo, chiudendo, letteralmente, le frontiere oppure che sappia il gusto di integrazione ed accoglienza.

Problema che non interessa, ovviamente, solamente il Bel Paese: anche la Nazione a Stelle e Strisce presenta alcune difficoltà nel come far fronte a questo problema umanitario. La barriera di separazione con il Messico, costruita con l’intento di impedire l’ingresso di immigrati illegali, ha causato 1.954 morti dal 1998 al 2004.

Tematica divenuta un problema anche per l’Ungheria che ha di recente deciso la costruzione di un muro al confine serbo per interrompere il flusso di immigrati irregolari; provocando lo sdegno dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.

La stessa Ungheria che ha fatto allarmare il Consiglio D’Europa (organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa; organismo che non rappresenta un pilastro e non fa parte integrante dell’Unione Europea, in quanto organizzazione esterna) per i discorsi d’odio antisemiti, xenofobi e omofobi pronunciati da alcuni partiti politici.

Il problema dell'immigrazione, a sentire le parole del titolare del dicastero degli Esteri Ungherese: “è uno dei più gravi problemi che l’Ue affronta oggi, non può permettersi di aspettare ancora”: parole che ribaltano la questione sul piano europeo, dato che l'immigrazione non rappresenta più una tematica solamente ungherese o italiana.

La diffidenza verso le nuove popolazioni che cercano di varcare la soglia in altri Paesi è ben nota e ben radicata nel passato, come testimoniano questi ritagli di articoli del New York Times, i quali gettano ombre e dubbi sugli italiani che sbarcarono sulle coste statunitensi.

“Gli italiani delle classi inferiori si sono sempre distinti come mendicanti. Sembra che molti di loro lo facciano per il piacere di mendicare. Questo costume nazionale è estremamente umiliante per le classi superiori, che cercano di spiegare questo fenomeno in ogni modo tranne quello giusto, e cioè esiste uno spirito profondamente mendicante, generato da secoli di ignoranza, dipendenza e povertà” .New York Times, 26/09/1878

“Sembra che siano nel complesso una classe onesta, ma vengono continuamente citati in giudizio per risse, violenza, tentati omicidi”.New York Times, 05/03/1882.

Immigrazione generata da situazioni di non vivibilità nei Paesi d’origine. Vivibilità che fa rima con povertà e conflitti. Povertà e conflitti nati dopo aver depredato numerose risorse in paesi già inizialmente poveri.

Povertà che può istigare e spingere molte persone ad abbracciare, come extrema ratio, l’estremismo.

Se è vero che il cosiddetto fenomeno Lampedusa non deve sorprendere, in quanto rappresenta una delle prime porte per varcare i confini del Vecchio Continente, è altrettanto vero che qualsiasi paese non può né respingere tutti né accogliere tutti.

Dato che questo problematica chiama in causa una pluralità di Nazioni, dovrebbe essere alquanto necessario sentire una voce unitaria europea e non di parte; come annunciato nell’articolo: “Sogno di mille e una notte europeo”.

Immagine liberamente tratta da Internazionale.
Immagine liberamente tratta da Internazionale.

(“Senza frontiere” – Internazionale)

Se da una parte è imperativo superare i pregiudizi e le paure, dall’altra bisognerebbe spronare a ricreare delle situazioni di vivibilità in quei luoghi dove il futuro si misura in ore o al massimo in giorni.

Situazioni di vivibilità che farebbero cessare immediatamente le diverse emergenze umanitarie; non a caso l’emigrazione italiana decrementò quando migliorarono e si consolidarono le situazioni economiche e di vivibilità nel Bel Paese.

Obiettivo: ristabilire una situazione di democraticità e vivibilità basandosi su un nuovo modello economico (“Il problema della Sindrome economica di Stoccolma“) in paesi in preda al conflitto, in modo tale che il luogo di nascita non pregiudichi il futuro di una persona; immigrazione regolare e una politica congiunta a livello europeo che sappia gestire umanamente le emergenze; il tutto tenendo sempre sott’occhio la tematica della sicurezza.

 

Foto: Wikipedia Commons.

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