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Francia, Germania e Inghilterra: in Europa (strane) convergenze parallele

La campagna elettorale per le presidenziali francesi si gioca anche sulla morfologia che dovrà assumere l’Europa nei prossimi decenni. Da una parte Nicolas Sarkozy che per stabilizzare finanziariamente il continente appoggia o meglio non contrasta, la posizione di Angela Merkel fatta principalmente di austerita’ , strettissimi vincoli di bilancio e sacrifici, dall’altra François Hollande (nella foto) portatore di una linea di discontinuità rispetto all’attuale asse franco-tedesco che a detta di molti sta deprimendo non solo i mercati ma anche il sogno europeista.

Il leader della gauche francese intervistato alla radio ha dichiarato che qualora vincesse le elezioni è intenzionato a rinegoziare con suoi partner europei il nuovo patto sull'unione fiscale e di bilancio. Hollande in particolare intende convincere la Germania a emettere eurobond e consentire alla Bce di intervenire in modo illimitato sul mercato dei bond e favorire la crescita .

Una posizione coraggiosa che se trovasse il giusto consenso potrebbe bilanciare il rigorismo teutonico che oltre a deprimere le economie nazionali rischia di mandare all’aria l’euro.

Per ironia della sorte in Italia la personalità che più si è spesa per gli eurobond e affinché la Bce abbia un ruolo più forte e diventi prestatore di ultima istanza è proprio quel politico che sta agli antipodi del socialista Hollande: Silvio Berlusconi.

Chissà se il leader della sinistra francese una volta eletto all’Eliseo riuscirà dove ha fallito il leader della destra italiana?

Fino ad adesso la Merkel e più in generele l’opinione pubblica (e quindi l’elettorato) tedesco hanno sostenuto che l’emissione di Eurobond sia impraticabile perché così facendo il risparmiatore di Monaco, Berlino o Stoccarda si farebbe carico di debiti non propri. Ma cosa succederebbe se la Germania rimanesse l’unica a sostenere questa tesi non avendo più il sostegno francese?

Potrebbe fare la fine dell’Inghilterra che per difendere la propria finanza, ha deciso di non aderire a quella revisione dei trattati (che dovrebbero esserere modificati con regole piu’ stringenti per il rispetto dei vincoli di bilancio) concordata dai capi di Stato Europei lo scorso 9 dicembre, autoisolandosi politicamente.

La decisione inglese è infatti difficilmente sostenibile a lungo termine. David Cameron criticato in patria dal suo stesso alleato di governo il lib-dem Nick Clegg rischia di spaccare ulterioremente l’Europa. L’Inghilterra, infatti, non solo si tiene stretta la sterlina ma non vuole accettare una intromissione esterna nelle proprie regole finanziarie e di bilancio. L’avversione dei conservatori inglesi ad un’Unione più forte sembra simile alla posizione euroscettica di un partito italiano fino a poche settimane fa al governo: la Lega Nord. Umberto Bossi da tempo infatti tuona contro la moneta unica e ieri è arrivato a dichiarare che se l’Euro dovesse fallire il nord Italia non dovrebbe tornare alla lira ma ad una valuta padana.

Le visioni per il futuro sono molte e percorrono trasvelsalmente le famiglie politiche, è tempo che emergano in tutte le nazioni leadership forti che abbiano come obiettivo comune la salvagurdia dell’unità europea, anche a costo di cedere parte delle proprie sovranità e delle proprie rendite. Altrimenti l’Europa delle patrie finirà per soffocare veramente la Patria europea.

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