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Forever Young. Il ritorno dei Blur in Italia

Il gruppo più camaleontico della scena britannica anni '90 sbarca in Italia per due concerti, a Milano e a Roma. I Blur di Damon Albarn e Graham Coxon annunciano per il 2014 l'uscita del nuovo album.

“La giovinezza finisce quando il tuo calciatore preferito ha meno anni di te” così recita una delle frasi più celebri e (probabilmente) abusate dello scrittore spagnolo David Trueba. Se lo stesso si può dire dei musicisti e delle band che ci hanno segnato, allora è il caso di dire che la nostra giovinezza non è ancora finita, visto che Damon Albarn, Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree, cioè i quattro componenti dei Blur, la band inglese che ha contribuito più d'ogni altra (insieme ai rivali Oasis) alla fortunata stagione del Britpop, avranno sempre più anni dei loro fan.

A ben vedere, è sempre stata proprio la giovinezza, reale o esibita che fosse, quando non addirittura il 'giovanilismo' la chiave di volta per comprendere parte del successo dei gruppi della scena britannica degli anni '90. Non molti di più, in verità. Anche perché, almeno da un punto di vista musicale, un altro dei limiti del Britpop è stato proprio questo: non riuscire a durare mai più di una generazione di giovani fan, quindi senza mai riuscire a diventare vere leggende del rock.

I Pulp e i Suede si sciolsero senza lasciare, alla fine, troppi rimpianti. I dotatissimi Kula Shaker (probabilmente una delle più importanti promesse mai mantenute della storia della musica) si sfracellarono dopo il secondo album nel 2002. I soli Oasis hanno tirato avanti un po' più a lungo, ma alla fine il divorzio tra i fratelli Gallagher, più volte annunciato, si è materializzato nel 2009 per lo sconforto dei fan.

Gli stessi Blur, che della ciurma inglese è stato probabilmente il gruppo più dotato (sicuramente il più coraggioso sotto il profilo della sperimentazione sonora) si erano già fermati nel 2003, dopo che il dissenso tra il talentuoso chitarrista Graham Coxon e Damon Albarn, il compositore di quasi tutti i testi, nonché frontman del gruppo, era giunto a un punto di non ritorno per cui diventò impossibile proseguire.

Eppure, diversamente da tutti gli altri, Albarn & Co. erano riusciti negli anni a ritagliarsi uno spazio ben al di là dei rigidi e, per l'appunto, giovanilistici steccati del Britpop. Sin dalle origini, ancora influenzate dal post punk del Madchester sound, passando per la cruna dell'ago del successo pop made in England, per arrivare alla svolta del 1997, anno di uscita di “Blur” (l'album in cui è contenuta la famosissima “Song 2”), e ancor di più due anni dopo con “13” e poi nel 2003 con “Think Thank”, la band dell'Essex era riuscita a scrollarsi di dosso l'immagine di gruppo giovane, leggero, fuoriuscendo dal movimento indie dei primi anni '90 ed entrando di diritto nell'alveo dei gruppi che fanno genere a sé.

Come gli irraggiungibili Radiohead. Persino i loro videoclip (il loro primo “She's so high” di una bruttezza imbarazzante riconosciuta dagli stessi membri della band) come i raffinatissimi “Coffee & Tv” o “Music is my radar”, avevano ottenuto il riconoscimento di mini-opere d'arte che in genere la critica riserva solo a pochi eletti. E invece, proprio sul più bello, quando sembrava che i Blur dovessero progredire lungo il sentiero della leggenda musicale, la rottura. La fine della band.

Oggi, dopo quasi dieci anni dal loro ultimo album di inediti, svariate esibizioni live e qualche fortunato brano (il singolo “Under the westway” è stato da molti considerato il pezzo di una vera e propria rinascita), eccoli tornare dal vivo in Italia, il 28 a Milano per il CitySound, mentre la seconda, il 29, li vedrà protagonisti del Postpay Rock in Roma all’Ippodromo delle Capannelle. Due appuntamenti imperdibili per quanti sono cresciuti ascoltando i brani di “Parklife” o “Modern Life is Rubbish”. E per i più incontentabili, pare che nel 2014 uscirà anche il nuovo album. Dunque, i Blur sono tornati. Con il volto rassicurante di quattro ultra quarantenni abbastanza giovani per cambiare pelle ancora una volta.

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