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Fincantieri vuole chiudere… e Passera?

Fincantieri dettaglia gli esuberi cantiere per cantiere, ma le caselle di Sestri e Castellamare le ha lasciate in bianco… Non ha avuto il coraggio di scrivere un numero che corrisponde a tutti gli occupati? O si aspetta che sia il Ministero dello Sviluppo Economico a riempire quelle caselle?

C’è poco da fare, Fincantieri ha deciso di chiudere i due cantieri navali storici di Sestri Ponente (Genova) e Castellamare di Stabia (Napoli) e nulla li ferma, ma i lavoratori non ci stanno.

A giugno scorso la dirigenza aveva presentato un piano di tagli che sanciva la fine dei due cantieri e il licenziamento di 2500 persone. L’annuncio provocò un’immediata reazione di tutti i lavoratori, a Sestri e Castellamare vi furono scontri drammatici, perché la notizia fu un vero shock per questi lavoratori, ma anche per l’intero paese.

Ricordiamo che Fincantieri è un pezzo di Italia, non solo perché attraverso Fintecna appartiene per il 30% al Ministero dell’Economia, ma anche perché la costruzione navale è un fiore all’occhiello del Made in Italy. Per queste ragioni e perché i lavoratori reagirono subito e con forza, il Ministero dello Sviluppo Economico, con l’allora Paul Romani, non poté non intervenire e il piano venne ritirato.

Ma si sa che l’imprenditore perde il piano ma non il vizio, di riprovarci. «Il piano di giugno – dice Pino Baglio, lavoratore di Sestri – è stato ritirato solo sulla carta, perché di fatto è stato messo esattamente in pratica. Con gli accordi separati fra i cantieri e con l’ultimo annuncio di esuberi dove i numeri, guarda caso, corrispondono a quelli di giugno».

Dopo solo sei mesi difatti Fincantieri torna alla carica e chiede 2 anni di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione per 3670 lavoratori a partire dal 1 gennaio 2012 e parla di esuberi, ben 1343 persone che alla fine dei due anni di cassa verranno lasciati a casa. Fincantieri dettaglia gli esuberi cantiere per cantiere, ma le caselle di Sestri e Castellamare le ha lasciate in bianco… Non ha avuto il coraggio di scrivere un numero che corrisponde a tutti gli occupati? O si aspetta che sia il Ministero dello Sviluppo Economico a riempire quelle caselle?

A Sestri intanto gli operai, con l’impegno e capacità di sempre, ma con la morte nel cuore, continuano a lavorare alla costruzione di quella che secondo i piani di Fincantieri dovrebbe essere l’ultima nave, ma i lavoratori impegnati nelle prime fasi della costruzione sono già in cassa chi da gennaio chi da luglio 2011.

«La nostra rabbia – continua Pino – è che sappiamo che l’armatore della nave che stiamo costruendo in questi mesi è intenzionato ad ordinarne un’altra, ma Fincantieri non la vuole fare a Sestri!» (ascolta un’intervista)

È chiaro che la dirigenza Fincantieri sta abbracciando appieno la filosofia corrente della grande (di dimensioni) imprenditoria italiana: qui non riesco a spremere abbastanza, quindi chiudo e vado altrove. La responsabilità sociale delle imprese rimane una favola. Per questo i lavoratori stanno chiedendo un incontro urgente con il neo superministro Passera, non vogliono sentir parlare di Ministero del Lavoro, non vogliono parlare di cassa integrazione, ma di sviluppo e lavoro.

I lavoratori di Sestri, anche pensando alle centinaia di colleghi non direttamente dipendenti di Fincantieri per i quali scatterebbe il licenziamento immediato, aspettano quindi di conoscere il “nuovo” piano industriale Fincantieri e quale sarà la risposta del Ministero dello sviluppo, dopodiché decideranno come mobilitarsi, non ultimo con il blocco a gennaio della prova in mare della nuova nave e della consegna della stessa.

Vediamo un po’ se il Passera saprà e vorrà distinguersi in positivo nel suo mandato oppure se si allineerà ai suoi predecessori, la cui incisività è del tutto sconosciuta ai lavoratori delle centinaia di vertenze aperte in Italia.

di Cadigia Perini
(14 dicembre 2011)

Nella foto: Fincantieri Sestri Ponente

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