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Federalismo: Berlusconi e Bossi forzano, Napolitano prova a contrastarli

Ebbene si ci siamo. Quello che gli analisti della politica prevedevano si sta realizzando. La deriva populista e plebiscitaria del Berlusconismo sta mostrando il lato più oscuro e pericoloso.

Culmine del comportamento anticostituzionale e al limite della legalità di questa maggioranza di governo si è raggiunto con la convocazione del Consiglio dei Ministri straordinario che ha approvato il Federalismo Municipale.

Il duo Bossi-Berlusconi pur di continuare a governare e spartirsi il potere ha bypassato il parere della commissione bicamerale che non aveva dato parere favorevole al decreto che regola la materia del federalismo ed ha riproposto, un ennesimo decreto che doveva essere controfirmato dal Presidente della Repubblica.

Cosa diventa una democrazia parlamentare nel momento in cui il potere esecutivo non da seguito al volere del Parlamento? Una democrazia populista che si fonda solamente sulla volontà carismatica del suo capopopolo, in questo caso il cavaliere Silvio Berlusconi. 

Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, garante del rispetto della Costituzione e sempre più baluardo di legalità contro le forzature pidielline e leghiste si è rifiutato di emanare il decreto e ha chiesto che si rendesse comunicazione alle Camere.

Il Capo della Lega Bossi ha assicurato che ciò sarà fatto. Mentre Calderoli ha dichiarato “Dopo lo stop del presidente della Repubblica al decreto sul federalismo fiscale non cambia alcun chè. Si tratta di fare un passaggio formale rispetto a quello che avevamo deciso di fare , le comunicazioni a Camera e Senato verranno fatte entro una o due settimane, a seconda delle disponibilità del Parlamento". Il ministri leghisti avrebbero potuto evitare una forzatura che ha alimentato come sempre le polemiche politiche che non aiutato a rasserenare il clima infuocato di questi giorni.

Calderoli dovrebbe sapere che nel campo dove opera la forma coincide con la sostanza. Una riforma federale approvata maggioranza e per di più non seguendo tutti i crismi costituzionali rischia di nascere debole ed inferma. Il perenne scontro istituzionale non aiuta a far intendere all’opinione pubblica la portata e l’importanza della riforma in discussione.

In uno stato pienamente democratico, il legislatore non dovrebbe seguire i propri tornaconti elettorali e politici ma promuovere riforme efficienti che raccolgano il consenso più ampio possibile.

Quello che accade in Italia da ormai 16 lunghissimi anni è esattamente l’opposto.

La maggioranza di centro destra appaga le proprie voglie di riforma procedendo per forzature e strappi procedurali, travolgendo di volta in volta tutti gli “ostacoli” (Costituzione, Istituzioni di garanzia, magistratura) che se frappongono fra essa è l’ottenimento della meta prefissata. Per Berlusconi questo agire incurante di tutti gli equilibri democratici si chiama “politica del fare”, per noi, per il Presidente della Repubblica e per tutti gli italiani onesti e democratici questa sia chiama “politica del disfare" e sta portando il nostro paese ad una “guerra civile” strisciante.

E’ ora che la parte più moderata del Pdl, maggior partito di maggioranza, si incominci a chiedere se Berlusconi sia ancora in grado di guidare il proprio partito e la propria coalizione, in maniera tale da poter fornire risposte responsabili al paese .

E’ ora che le opposizioni democratiche di questo paese serrino le fila per garantire politiche più efficaci contro la deriva in atto. Giorgio Napolitano da solo non ce la può fare contro la prepotenza berlusconiana.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.39) 5 febbraio 2011 18:18

    TTE batte TTB > Il “Tutto Tranne Berlusconi” non funziona da antidoto quando il Cavaliere intona il suo “Tutto Tranne Elezioni”. Ne è riprova anche la Lega.

    Prima del passaggio in Bicamerale Maroni sanciva che “se il federalismo non passa, tutti a casa” e Bossi confermava che perfino “il pareggio non basta”. Poi la svolta.

    Non si può tornare “a mani vuote” davanti agli elettori.
    Pur di stringere l’agognato federalismo padano anche un decreto diventa una “svolta storica” (Tremonti) talmente urgente da far dimenticare il “bon ton istituzionale” (Calderoli).

    Tanta “riforma epocale” val bene l’alleanza con i “responsabili” basiti dal Cavaliere.
    Si può sempre contare su una casta di Primi Super Cives attenta a privilegi, interessi e immunità …

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