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Famiglia, scuola e società: liberarsi dall’"Apparato"

Nel corso degli anni, nel mio dilettantistico scrivere, ho accennato spesso alla Famiglia, quale prima cellula fondatrice della Comunità Locale.

La famiglia col suo valore, i suoi insegnamenti, la sua trazione è certamente uno dei nemici dichiarati dell’omologazione.

Dicevamo dunque che la famiglia è, in pratica, la cellula madre della società, forgia costumi, usi, opinioni a cui nessuno in realtà riesce completamente, per quanto ribelli si possa essere, a sfuggire… non potrò mai negare che mio padre e mia madre hanno contribuito in modo radicale alla formazione del mio carattere.

In molti casi decisioni politiche, caratteri, scelte di vita, di religione, di assoggettamento o ribellione saranno forgiati, come da un fabbro, da parte del nucleo familiare.

Di fatto la cultura acquisita in famiglia è uno dei primi nemici dell’omologazione, nasce, di conseguenza, la necessità di contrapporre una controcultura; uno dei mezzi più adeguati è stato individuato, in aggiunta a molti altri, di cui già accennato in passato, certamente, nella scuola.

L’influenza della classe insegnante non ha praticamente limite, se adottata ad hoc (il che non significa che il 100% degli insegnanti sia assoggettato ad un sistema), i principi insegnati nel corso degli anni di formazione scolastica saranno i punti principali del “valore educativo” di massa, ad esempio, di un elettorato o dei consumatori. Ormai, negli anni, la scuola si è allungata nei tempi di obbligatorietà di frequenza ed è passato per acquisito il concetto che la scuola si sostituisca sempre più alla famiglia nell’insegnamento delle nozioni e delle responsabilità. Capita spesso che i nostri figli ci zittiscano dicendo che la maestra ha dato una determinata spiegazione e quindi non può essere che così.

Oltre la scuola, ne abbiamo già discusso spesso, i mass media provvedono a correggere ancor di più gli indirizzi necessari ad una “comunità precostituita”, si verrà indirizzati ad appartenere ad un certo gruppo, la cui appartenenza ci isolerà dal canto di sirene lontane dallo standard abituale.

Capita che non tutti si assoggettino o che col tempo si smarchino, gioca spesso a favore di questi due stati la “censura personale” che taluni riescono ad imporre a se stessi, rifiutandosi di ascoltare o leggere determinati messaggi.

Come aiutare chi è ingabbiato nello standard mondiale di un messaggio unico a liberarsi da questo schiavismo? Le vie possono essere molteplici. Possiamo, certamente, spingere le persone ad interessarsi alle tradizioni locali; mille esperienze diverse che si intersecano in una comunità interlocale o nazionale (ma perchè no, anche locale) sono di sicuro un valore aggiunto. Possiamo, di fatto, suggerire di leggere ed informarsi anche su testi antichi o comunque datati nel tempo, su testi scritti da culture non affini alla nostra, suggerire di allontanarsi dalla comunicazione di massa e passare a seguire messaggi di “apostoli” non incensati dai mass media, possiamo ognuno di noi, sebbene, magari, coi nostri limiti di tempo e di cultura, cercare di far passare un nostro pensiero personale, insomma spingerli a ragionare anche su quelle idee che generalmente non passano attraverso l’“apparato informativo ufficiale”.

La forza di una massa culturale e di un pensiero democratico è l’assemblaggio di milioni di esperienze personali provenienti dalle culture familiari, locali e perché no anche di massa nazionale od internazionale, il tutto però attraverso il movimento spontaneo (e non coordinato da messaggi, più o meno, subliminali) delle idee e delle esperienze.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.107) 11 agosto 2011 11:19

    la famiglia in Italia, È ANCHE PORTATRICE DI DISVALORI QUALI NEPOTISMI E FAMILISMI, MOLTO DIFFUSI ITALIA...NON È DUNQUE LA PANACEA DI TUTTI I MALI PER I PESANTI PROBLEMI DELLA DEMOCRAZIA REALE.

  • Di Porcu Silvana (---.---.---.146) 11 agosto 2011 17:50

    La famiglia, in Italia, è sicuramente un punto di riferimento, nel bene e nel male. Sopratutto nel male. Purtroppo il "familismo amorale" va molto al di là di un normale interessamento per la sorte dei figli.
    La scuola ha perso molto della sua influenza positiva poichè da troppo tempo si dedica ad intrattenere gli studenti non certo ad istruirli.
    Ci si lamenta dei tagli ma, a ben vedere, i soldi che prima arrivavano non venivano certo usati per recuperare le abilità di base, leggere, scrivere e far di conto, ma per qualche concerto di Natale in più o qualche progetto per dare fumo negli occhi ai genitori e qualche soldo agli insegnanti.
    Se l’istruzione venisse percepita come la salute, un valore in sè, forse le cose cambierebbero.
    Con quale coraggio continuo a chiedere "Hai fatto i compiti ?" a ragazzi che già alle 17 sono fuori casa impegnati in campi di calcio, maneggi, piscine e quant’altro?
    Sono gli stessi ragazzi che ai miei tempi, 45 anni fa, passavano il tempo in strada perchè figli di genitori che non davano importanza alla scuola.
    Le cose non sono poi molto cambiate. Oggi si promuove a prescindere e molto spesso al solo scopo di salvare gli organici. D’altra parte da dove vengono i neet (nè istruzione, nè lavoro nè aprrendistato) che sono oramai 2 milioni in Italia?
    Da una famiglia che li ha mandati a scuola per forza d’inerzia e non gli ha mai chiesto nessun impegno fosse pure quello di rifarsi il letto.
    Non li vogliono, ammesso che si presentino, neanche come commessi perchè non sanno e non vogliono fare niente.
    Una generazione che si definisce di "disoccupati" ma che non posssono essere occupati poichè non sanno fare niente. Che tristezza! 

  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.43) 14 agosto 2011 15:29
    Giorgio Bargna

    ...forse abbiamo vissuto famiglie diverse, di certo quelle odierne sono state dilaniate dal modo di vivere, dall’omologazione e da molti altri attacchi, sono, sarò sempre, convinto che i cambiamenti possono arrivare solo dalla rifondazione del "basso", altre vie democratiche non esistono..

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