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Europa, migranti, mercati, segregazione finanziaria

Si chiama Unione Africana, ha sede ad Addis Abeba ed è un'organizzazione nata il 9 luglio 2002 in Sudafrica. In quell'occasione era presente il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e furono poste le basi perchè tale organismo funzionasse al meglio attraverso vari organi, che ne garantissero pace e sicurezza. Dell'Unione Africana fanno parte istituzioni finanziarie: come la Banca centrale africana, il Fondo monetario africano, la Banca africana degli investimenti. Nel protocollo stilato si prevede una stretta collaborazione con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Detto ciò, cosa sta succedendo con questi flussi migratori che dalla Libia continuano ad arrivare sulle nostre coste, in cerca di una vita migliore? Cosa c'è che non va e come mai tale fenomeno mostra delle criticità, con zone d'ombra che tali rimangono? Stiamo assistendo inermi alla fuga di uomini e donne, in cerca di diritti e dignità negata, gente che fugge da zone di guerra, come se i 54 Paesi dell'Africa fossero tutti in guerra. Ma in realtà così non è ed è palese che la vita è diventata una merce, un affare da parecchie migliaia di dollari; e se hai soldi ti imbarchi attraverso agenzie di viaggi che garantiscono un approdo sicuro, se non documenti falsi o permessi di soggiorno; altrimenti si è stipati in carceri di massima sicurezza in Libia, prima di avere qualche spicciolo e prendere un barcone per farcela. I poveri sono sempre più numerosi di chi ha qualche soldo in più ed in questa continua sfida con la vita ed ogni sorta di ostacolo da superare è come giocare alla roulette russa. Quante le probabilità di trovare la pallottola che ti buchi il cervello? In questo caso, quante sono le speranze di toccare terra? Ci avevano garantito che, con la globalizzazione, avremmo avuto cibo e saremmo vissuti come in un eden. Ma a ben guardare le cifre e la distribuzione globale del reddito, ci accorgiamo che forse metà del mondo deve vivere con due dollari al giorno e quasi un miliardo di persone addirittura con meno di un dollaro.

La povertà avanza come un deserto e, in alcune regioni del Sud tra cui l'Italia, raggiunge picchi stratosferici per cui si lotta per sopravvivere. Nel 2000 l'ONU aveva garantito la riduzione della povertà entro il 2015, ma a fronte di quella dichiarazione di intenti i fatti continuano ad essere deludenti. E così tra fame, miseria, povertà, guerre c'è un fronte di uomini e donne che avanza, preme per cercare condizioni di vita accettabili, bussando alle porte di un Occidente, che si sveglia con piani d'austerità che immiseriscono anche noi, con rottamazione di diritti, abolizione della democrazia. Sembra tutto programmato. Il libero mercato, così come è concepito, senza affrontare i problemi sociali, rischia di aggravare le disuguaglianze; in più aumenta corruzione e criminalità. Una criminalità che ha scoperto quanto renda bene il traffico di esseri umani e si è così globalizzata da avere centri di smistamento ovunque, per portare avanti la tratta degli schiavi. Una globalizzazione devastante grazie ad un imperialismo finanziario che toglie terre, rinfocola azioni di guerra per impadronirsi di materie prime e di energia senza regole e controllo. Migranti in cerca di riscatto che arrivano in cerca della terra promessa, in attesa di potersi spostare nei paesi del Nord Europa, ma che rimangono anni in attesa di un permesso di soggiorno e che con la loro presenza in centri di accoglienza ingrasseranno chi li gestisce, poichè in questo affare tutti vogliono entrarci. Ma i diritti, compresi i nostri, sono ben altra cosa. E così, mentre loro arrivano sistemandosi ovunque, anche per strada, o in stazioni fatiscenti, come quella crotonese, adibita a dormitorio, si continua ad andare avanti così, mettendo insieme povertà in bianco ed in nero senza che si abbia il coraggio di gestire la situazione in modo adeguato. Gli affari sono affari. E per disfarsi del sociale si eliminano scuole, si cacciano le pensioni, si licenziano persone, si uccide la speranza, si alimentano la paura e la rabbia per l'ingiustizia a cui siamo condannati e con la quale chissà quanto tempo ancora dovremmo convivere. No, non è vita questa. Urge mettere un limite a questa Europa, che bada solo al debito, si preoccupa delle banche e si gira dall'altra parte riguardo ai migranti. E noi? E l'Unione Africana che opera a stretto contatto con l'ONU? Cosa fanno di fronte ad una migrazione epocale senza precedenti? C'è qualcosa che non va. I conti non tornano. E se continua così celebreremo a breve lo sviluppo delle mafie, le sole che hanno soldi, guadagnano e non vanno per il sottile se si tratta di speculare sulla vita umana.

Antonella Policastrese

Immagine: http://www.au.int/

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