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Elezioni in Sardegna. Le parole volanti del Capo del Governo

Strani avvenimenti succedono in Italia. Talmente strani che passano inosservati, che passano sotto silenzio. L’ultimo è successo a Cagliari. Non sono arrivati gli ufo, tranquillizzatevi, non sono sbarcati nemmeno qualche migliaio di clandestini pronti ad attuare un colpo di stato e a rendere il Bel Paese uno stato islamico, non preoccupatevi, di questo le televisioni ne avrebbero sicuramente parlato.

Questi sono fatti fantascientifici. Parlo di qualcosa di reale purtroppo. Protagonista di questo è ancora una volta Silvio I da Arcore, recatosi amorevolmente a nostre spese a Cagliari, per fare campagna elettorale a favore del suo nuovo pupillo Ugo Cappellacci, candidato per la presidenza della Regione Sardegna alle prossime elezioni regionali nelle file del Popolo della Libertà (provvisoria). Ma non è la sua presenza il fatto strano, a quelle ci siamo ormai abituati, e suvvia passiamoci su, tanto non c’è mica una crisi da cercare di arginare, siamo un paese prospero e benestante, pieno di lavoro e privo di problemi: ottimismo per favore.



Il fatto strano è un altro: le sue parole. Già perchè fare una visita al candidato del proprio partito può anche starci, scherzare con lui, rendendolo una macchietta ("Ugo... non darti troppe arie, perché qui ti abbiamo portato noi!", "Quante volte ti devo dire che quando io sono qui, tu devi stare giù?"), può anche starci, non è troppo sbagliato. Quello che è sbagliato è promettere di "riprendere subito la realizzazioni di quelle infrastrutture, e sono tante, che avevamo cominciato a fare con il mio precedente governo e con la giunta di Mauro Pili (ora alla Camera)".

Promettere la riattivazione di opere pubbliche "finanziabili già ora" in piena campagna elettorale per le regionali, con lo scopo neanche troppo celato di attirare i voti della popolazione sarda, non solo è sbagliato ma potrebbe essere anche reato: si chiama voto di scambio, ovvero dare qualcosa ad una certa comunità o individuo in cambio di un voto. Tutto questo è ancora più grave se a dirlo è il Capo del Governo. L’Italia dovrebbe essere una democrazia, e in quanto democrazia il potere dovrebbe essere del popolo, e chi ci governa dovrebbe fare gli interessi della popolazione, non i propri. Le cose che sono state dette sono gravissime, sono un ricatto velato da un cerone di "buone intenzioni".

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