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Elezioni 2013: chi votare?

La scarsa credibilità di Berlusconi, il regionalismo autoctono di Maroni, il conservatorismo dirigenziale di Bersani, l'idealismo sociale di Vendola, l'austerità europea di Monti, la rabbia popolare di Beppe Grillo.
Gli italiani sono chiamati alle urne in un week end di neve e pioggia, mentre i programmi dei partiti ed il futuro del paese sembrano avvolti nelle nubi più cupe. Chi saprà veramente guidarci fuori dalla tempesta? 
 
In queste elezioni gli indecisi sono ancora una volta il primo partito d'Italia.
 
D'altronde questa posizione è tutt'altro che biasimabile, dato che, a fronte di numerose proposte politiche, nessun schieramento sembra in grado realmente di risollevare le sorti del nostro paese
Quindi ci risiamo, ci tocca votare di nuovo il meno peggio, e nella scelta dobbiamo però, prendere a riferimento alcuni obiettivi che l'Italia dovrà raggiungere nei prossimi anni.
 
Alcuni sono già noti: crescita e economica e quindi riduzione della disoccupazione soprattutto giovanile, riduzione della pressione fiscale alle imprese che creano nuovi posti di lavoro e investono in innovazione e quindi politiche industriali e di sviluppo volte a favorire alcuni settori strategici ed a sostenere aulcune aree del Nord, che hanno subito in questi ultimi anni massicce delocalizzazioni aziendali, e anche altre aree del Sud, che non hanno ancora innescato quel giusto meccanismo virtuoso che le possa portare in termini di Pil procapite al livello delle altre regioni del paese.
 
Inoltre c'è bisogno di politiche che incentivano i giovani e le start-up con agevolazioni fiscali e accesso al credito, sostegno alla cultura e alla formazione, un piano di innovazione e la ricerca in settori strategici, politiche energetiche, aiuti alle famiglie e alle giovani coppie per contrastare il calo della natalità, alleggerimento dell'Iva sui consumi. Inoltre non possiamo dimenticare il taglio del costo dello Stato, senza abbassare la qualità dei servizi (abolizione delle Province, tagli mirati alla sanità, razionalizzazione della spesa corrente, riduzione del costo della politica, dei palazzi e della pubblica amministrazione), riforma fiscale volta anche a contrastare l'elevata evasione fiscale, riforma della giustizia per velocizzare i tempi dei processi dando certezza del diritto, snellimento della burocrazia ed una grossa operazione di semplicazione legislativa.
 
Tutto questo accompagnato ad un piano di graduale riduzione del debito pubblico, alla risoluzione delle problematiche della stretta del credito bancario, e infine (ma non per ultimo) all'introduzione di criteri di merito e trasparenza nella selezione di manager e dirigenti pubblici, riducendo l'ingerenza eccessiva della politica nelle nomine. 
 
Ma vediamo in sintesi come i diversi partiti si propongono agli elettori per affrontare e risolvere i tanti mali che affliggono l'economia e la società italiana.
 
Popolo delle Libertà: la classe dirigente ormai logora di 8 degli ultimi 10 anni di governo, colpevoli di aver ignorato la crisi e comandati da un Berlusconi, abile a guadagnare consensi nelle campagne elettorali facendo leva sugli egoismi, ma non adatto a governare un paese, propone la stessa politica che ha portato l'Italia a perdere di credibilità: galleggiare a vista
 
In questa direzione va la proposta di togliere l'Imu, senza spiegare dove prendono i soldi, perché le fonti di copertura proposte non sono attendibili. Nel programma del Pdl, merita condivisione il taglio della spesa pubblica e l'idea di rendere uno stato amico (leggi problema Equitalia, che tra l'altro è stata introdotta dal secondo governo Berlusconi, ndr). La riflessione finale che l'elettore si pone è semplice: quale credibilità? 
 
Tutti i buoni propositi nel programma 2013 potevano essere realizzati in tutti gli anni di governo, perché dovrebbero riuscirci adesso?
 
Lega Nord: Dal famoso slogan “Roma ladrona”, agli scandali del Trota e Belsito, come altri partiti si è rivelata complice del marciume italiano. 
 
La novità è rappresentata dal cambio al vertice con Maroni, che ha dato un volto diverso al partito, meno goliardico e più concreto, anche se la sostanza non cambia di molto
 
Ci si aspettava qualcosa di più da un ex ministro del Lavoro e un ex ministro dell'Interno, invece la proposta del 75% delle tasse di alcune regioni del Nord che restano su quei territori, oltre ad essere di difficile attuazione in virtù dei principi costituzionali, rieccheggia la solita la propaganda leghista, che da una parte risponde ad alcune aspettative ma dall'altro alimenta certi egoismi territoriali, in un paese già troppo diviso
L'autosufficienza regionale non serve, e l'Italia può tornare ad essere un grande paese produttivo solo se rimane unita.
 
Partito Democratico: Non è un mistero che se Matteo Renzi avesse vinto le primarie, Berlusconi non avrebbe partecipato a queste elezioni e quindi avremmo chiuso definitivamente una fallimentare Seconda Repubblica, aprendo di fatto le porte ad una nuova stagione politica.
 
E invece no, le primarie pilotate con la vittoria di Bersani, sorretto dagli apparati conservatori del partito e da dirigenti storici, alla quale ha promesso di ricandidarli ancora dopo 20 anni di Parlamento, si rende quindi colpevole di non aver agevolato il cambiamento di cui il paese ha bisogno.
 
Il programma del Partito Democratico appare un po' generico, tanti principi ma poca concretezza
Ad esempio, per il contrasto all'evasione fiscale, l'introduzione di un limite di 300/500 euro del contante circolante, quando negli altri paesi se non c'è prevede comunque una soglia molto più elevata, può incidere negativamente nel settore del turismo.
 
La Legge quadro per l'immigrazione e norme sulle coppie di fatto, benché da regolare, non sono sicuramente le priorità del paese. Il sostegno favorevole al “Fiscal compact”, che costerà circa 50 miliardi all'anno, misura imposta dall'Europa ed accettata dal governo Berlusconi, poteva essere un arma elettorale per andare all'attacco, come ha fatto in Francia l'omonimo di Bersani, Francoise Hollande. 
 
Infatti non merita approvazione l'accettazione “tout court” alle politiche di austerity imposte dall'Europa.
 
Sinistra ecologia e libertà: Il programma di Sel coincide in linea di massima con quello del Partito Democratico, con punte di maggiore "idealismo" su alcune tematiche. La domanda che l'elettore si pone è come farà Vendola a coisistere in un'alleanza con il premier Mario Monti, sicuro partner di Bersani in una probabile vittoria del centro-sinistra?
 
Scelta civica con Monti: Il professore Mario Monti, alla guida del governo tecnico, spinto da diversi poteri e dalle leadership internazionali (Hollande, Merkel, Obama ecc.), perché ritenuto affidabile, è entrato nel calderone politico italiano, riabilitando politici come Casini e Fini che senza di lui sarebbero stati fuori dal Parlamento
 
Monti in questi mesi di governo, si è mostrato molto disinvolto nell'applicare le misure di austerity imposte dall'Europa, che però si sono rivelate sbagliate e recessive, aggravando gli indicatori della crisi. Certamente la salvaguardia dei conti pubblici è fondamentale, ma non si vive di soli numeri, perchè i sacrifici degli italiani non devono essere fini a se stessi, ma funzionali all'innesto di meccanismi virtuosi.
 
All'inzio del suo mandato nel 2011 aveva promesso, "rigore crescita ed equità"; tutti hanno notato il rigore, che tra l'altro non ha giovato al nostro debito, cresciuto nell'ultimo anno e mezzo, ma di crescita ed equità nemmeno l'ombra
 
Movimento Cinque Stelle: La vera novità di questa campagna elettorale, il movimento di Beppe Grillo è, stando ai sondaggi, il terzo partito d'Italia, grazie all'onda emotiva di rabbia e indignazione dei cittadini verso la politica in generale.
 
Per quanto concerne il programma, benché il comico nei suoi proverbiali comizi, si fa portatore di riflessioni condivisibili, come il ricambio (se non l'azzeramento) di tutta la classe politica attuale, sul lato delle proposte concrete lascia molto a desiderare, sembrano molto utopistiche nello stato attuale della nostra economia
 
Altre proposte come uscire dalla zona euro, sembrano dettate da un populismo becero e miope senza cognizione di causa, inoltre alcune proposte sembrano tarate appositamente per raccogliere le istanze di alcuni gruppi o di alcuni elettorati territoriali senza tenere una visione di insieme. 
 
Infine la scelta dei candidati del Movimento di non partecipare ai dibattiti televesivi, lasciando a Grillo il ruolo di leader indiscusso e di star mediatica, ha consentito che i candidati delle liste del movimento siano per lo più sconosciuti. 
 
Questo non è apprezzabile, perché i cittadini devono quanto meno poter vedere prima chi potrà essere il loro rappresentante in Parlamento.

Giuseppe Faragò

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.233) 25 febbraio 2013 10:38

    Analisi interessante, ma non capisco perchè ignorare completamente Rivoluzione Civile che, secondo me, qualitativamente è la novità più interessante di queste elezioni.

    GeriSteve

  • Di pint74 (---.---.---.224) 25 febbraio 2013 19:44
    pint74

    Il punto importante è far ripartire il comparto industriale.Se non si risolve questo punto è finita.Per farlo dobbiamo incentivare la produzione da noi e disincentivare il trasferimento all’estero delle nostre imprese,con le buone o con le cattive,attraverso incentivi ed adottando politiche protezionistiche o sarà la fine...Altro che globalizzazione.La globalizzazione ha giovato solo ai ricchi che lo sono diventati sempre di più,vendendoci merci a costi alti anche se il costo della manodoperà era un decimo e le condizioni di lavoro di questi a dir poco scadenti.

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