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E ora le rinnovabili. Intervista ad Andrea Boraschi (Greenpeace)

I risultati dei referendum hanno sancito quella che per molti era una realtà assodata: i governi devono porsi con maggiore attenzione e interesse alle energie rinnovabili, anziché continuare ad incentivare energie pericolose e dannose per l’ambiente come il nucleare e i combustibili fossili. Dall’inizio della rivoluzione industriale la temperatura globale è aumentata di quasi un grado centigrado, provocando lo scioglimento dellecalotte polari e innumerevoli danni alla vita di tutti noi. Per questo motivo si devono limitare le emissioni di CO2, secondo Greenpeace almeno del 50%, attraverso delle politiche rivolte alle energie rinnovabili, alle auto ecologiche, all’efficenza e al risparmio energetico.

Una rivoluzione a tutela dell’ambiente è davvero auspicabile e importante: le città italiane sono le più inquinate in Europa: Torino, Brescia e Milano sono nelle prime tre posizioni nella classifica dell’OMS, seconde soltanto a Plovdiv in Bulgaria. Non solo: a causa dell’inquinamento atmosferico nella Pianura padana muoiono 7.000 persone ogni anno.

E’ necessario quindi attivarsi per un mondo ecologico e sostenibile e per una rivoluzione energetica. Grazie alle sue caratteristiche ambientali l’Italia potrebbe essere uno dei leader mondiali nel campo delle rinnovabili: sole e vento certamente non ci mancano.

Ma le energie rinnovabili possono garantirci l’energia elettrica di cui abbiamo bisogno? Sono economicamente fattibili? Per rispondere a questi e altri interrogativi ho contattato Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia.

Per ascoltare la versione integrale dell’intervista puoi utilizzare il player audio.

Ettore Trozzi: Come mai dobbiamo passare alle energie rinnovabili?

Andrea Boraschi: Sono la soluzione, assieme all’efficienza energetica, per preservare il clima del nostro pianeta. Voglio dare due dati in tal senso: il 2010 è stato, per quello che riguarda le emissioni di CO2, un anno pessimo. E’ stato un anno che è tornato a far segnare un inversione di tendenza, che aveva coinciso con la crisi economica, e ha fatto registrare un 5% di emissioni in più rispetto al 2008. Sono state rilasciate nell’atmosfera 30,6 miliardi di tonnellate di CO2. Si tratta di un passo indietro molto preoccupante perché apre a degli scenari critici rispetto all’innalzamento delle temperature globali. Ricordiamo che la comunità scientifica ha fissato una soglia di rischio, oltre la quale non dovremmo certamente avventurarci, che è quella di 2 gradi c°. Se continuiamo con questo ritmo abbiamo una possibilità, almeno del 50%, di aumento della temperatura globale del nostro pianeta di + 4 c° entro il 2100. Questo vorrebbe dire uno sconvolgimento completo del clima con fenomeni di siccità, spostamento di massa di alcune popolazioni, conflitti, scarsità di risorse.

E per farvi capire quale ruolo gioca il carbone, e più in generale le fonti fossili, in questo scenario vorrei citarvi un caso, recentissimo, che è quello della bocciatura da parte del Consiglio di Stato della valutazione di impatto ambientale che approvava la conversione a carbone della centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo. Questa centrale, qualora fosse stata convertita in Carbone, avrebbe comportato l’emissione di 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2. Nonché l’emissione di tutta un’altra serie di fattori inquinanti: circa 7.000 tonnellate annue di Ossidi di Zolfo e di Azoto che comportano la genesi di grande quantità di particolato fine secondario, il cosiddetto PM10, uno degli inquinanti più pericolosi per la salute umana specie nei centri urbani. Pensiamo che in Italia esistono 48 città fuori legge per il numero di superamento annuale dei limiti di PM10. E 30 di queste città si trovano nella pianura padana che è proprio l’area sulla quale avrebbe insistito quella centrale.

Dunque, esistono diversi motivi per decidere che il ricorso alle fonti pulite, all’energie rinnovabili sia necessario e urgente; hanno tanto a che fare con i cambiamenti climatici, quanto con gli impatti più immediati di inquinamento atmosferico che vengono dalle fonti fossili.

ET: Abbiamo parlato del perché bisogna passare alle energie rinnovabili ma molte critiche avanzate in questi giorni di campagna elettorale sostengono che le energie rinnovabili non potranno garantire l’approvvigionamento di energia elettrica. E quindi andrebbero affiancate al carbone. I comitati del no sostenevano che a questo punto era meglio il nucleare. Come rispondi?

AB: Greenpeace ha sviluppato diversi scenari. Il principale si chiama ‘Energy revolution‘ in cui si dimostra che una transizione graduale ma rapida a un sistema energetico, tanto su scala nazionale quanto su scala globale, è possibile e perfino conveniente in termini economici ed occupazionali. Crediamo che la fonte che meglio di qualunque altra possa garantire un margine di copertura temporaneo, mentre andiamo dismettendo le centrali nucleari e quelle a carbone, possa essere sicuramente il gas. Quindi quello che noi prevediamo da qui al 2050, una data per la quale è in realtà realizzabile un approvvigionamento energetico a livello globale che per l’80% possa poggiarsi sulle fonti rinnovabili, è che il deficit che verrebbe dalla dismissione delle fonti fossili e dell’atomo possa essere coperta dal gas. Per altre cose esistono dei miti negativi che meritano di essere sfatati che riguardano propriamente le rinnovabili.

Il primo è che non possano fornirci energia con continuità. Bisogna ricordare che ci sono sette differenti tecnologie che forniscono energia da fonti rinnovabili: il fotovoltaico, il solare, l’eolico (sia off-shore sia su terra), la geotermia, le biomasse, l’idroelettrico e l’energia dal mare. Di queste soltanto il fotovoltaico e l’eolico, ed entro certi limiti l’energia del mare, hanno un problema di intermittenza. Questo problema di intermittenza può essere in qualche modo compensato dalla creazioni delle cosiddettesmart grid, cioé di reti intelligenti in grado di gestire l’andamento della produzione energetica in maniera modulare su basi più ampie, su basi continentali. Questo consentirà di adattarsi a ogni tipo di variazione della fornitura di energia elettrica che possa venire da fonti intermittenti. Inoltre, ricordiamo anche che i moderni impianti per la produzione di energia rinnovabile prevedono la possibilità di immagazzinare l’energia elettrica. Parliamo di sistemi di stoccaggio del calore per l’impianti a concentrazione, sistemi di stoccaggio dell’idroelettrico che poi permettono di immagazzinare l’energia prodotta dalle turbine eoliche pompando l’acqua nei bacini di deposito quando c’è molto vento. Quindi da un lato è vero questo.

Un altro dei miti che devono essere sfatati è che l’energie rinnovabili sono energie che poggiano solo e solamente su una scala molto ridotta, frammentata, fatta di impianti estremamente piccoli. Le rinnovabili sono delle energie che si stanno sviluppando a livello globale e in alcune aree del pianeta in maniera consistente. Nei prossimi due anni in Cina, per esempio, saranno attivati oltre 25 impianti da più di 200 MegaWatt di energia eolica. Nello stesso periodo, negli Stati Uniti, c’è un programma di 25 impianti sopra i 250 MegaWatt. Nell’Unione Europea ce ne sono oltre 39 oltre i 100 MW, e altrettanto si può dire per alcuni mercati emergenti quali l’America Latina, il Medio Oriente, l’Africa dove si contano 37 progetti di impianti oltre i 100 MegaWatt. Quindi anche la base industriale che si va consolidando dietro le fonti pulite è una base solida, in grado di fornire una quantità d’energia consistente e considerevole.

Dò un ultimo tipo di dato in tal senso, per confrontare quella che è la realtà industriale delle energie pulite con quella delle energie tradizionali, in particolare delle fossili, vorrei dire che il 2009 è stato il secondo anno consecutivo in cui gli investimenti in nuovi impianti rinnovabili hanno superato quelli basati su nuovi impianti basati su fossili. E c’è stata, in particolare per le rinnovabili, tra il 2004 e il 2009, una crescita di investimenti da 46 a 162 miliardi di dollari. Non sono tutti concentrati negli Stati Uniti e nell’Europa, il 37% degli investimenti finanziari complessivi in energie rinnovabili è concentrato in paesi come Cina, Brasile, India, quindi anche l’economie emergenti stanno investendo in maniera consistente su queste fonti. Il fatto che il mercato si vada orientando in maniera così netta e massiccia verso queste modalità di produzione energetica ci deve segnalare che sono nel frattempo diventate conveniente, interessanti, profittevoli e che hanno un rendimento industriale assolutamente considerevole.

ET: Che cosa vuol dire vivere in modo ecologico? Come è possibile far parte della rivoluzione energetica che voi avete tanto auspicato? Dispensaci di qualche consiglio.

AB: Far parte della rivoluzione energetica vuol dire, inanzitutto, attivarsi, e in questi giorni in Italia di questa capacità di essere attivi abbiamo avuto un esempio bellisimo. C’è di che partecipare alla vita pubblica e di poter esprimere degli orientamenti, arrivare a maturare collettivamente delle decisioni importanti. L’Italia ha detto no a una fonte sporca e pericolosa come il nucleare e in questo no noi crediamo che ci sia una richiesta estremamente forte di investire in energie pulite. Poi ci sono delle cose che possono essere fatte da tutti quanti, tutti i giorni, e potrei approntare un elenco lunghissimo perché il risparmio dell’energia comincia in casa nostra. Dai prodotti che acquistiamo, la decisione di acquistare solo quelli a maggior efficienza energetica, alla limitazione del consumo che viene da tutti gli apparecchi che teniamo in stand-by, a non lasciare inseriti i caricabatterie e i trasformatori, a usare lampade fluorescenti compatte. E poi altre metodologie di risparmio riguardano un po tutti gli angoli della nostra casa: nella cucina possiamo stare attenti agli apparecchi divoratori di energia e in particola ai vecchi frigoriferi. Possiamo evitare di riscaldare l’acqua su piastre elettriche, e ancora nel nostro bagno possiamo ridurre i tempi della nostra doccia, installare pannelli solari per l’approvvigionamento di acqua calda, non usare l’asciugatrici, non usare apparecchi a batteria. Poi ci sono una serie di misure che dobbiamo prendere per riscaldare con intelligenza la nostra abitazione, installare vetri isolanti, arieggiare le stanze velocemente, controllare l’impianto di riscaldamento. Insomma ci sono veramente tantissime possibilità in questo senso. Vorrei segnalare una guida pratica alla vita di tutti i giorni intitolata ‘Come salvare il clima‘. Ciascuno di noi può pensare alla propria routine quotidiana e vedere dove ancora è possibile intervenire per limare qualcosa, per ridurre la personale impronta ambientale sul pianeta.

Articolo distribuito tramite licenza Creative Commons Attribuzione-NC-SA di Ettore Trozzi per iesperanto.eu . *Non puoi* condividere questo articolo senza integrare per intero questa nota. 

Crediti immagine: © Jiri Rezac / Greenpeace

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.87) 24 giugno 2011 09:23

    Articolo emblematico che spiega molto bene come si fa a ciurlare gli italiani .

    Prima del referendum avete(dico avete per indicare la generica categoria dell’ecologismo antinucleare) illuso gli italiani che le fonti rinnovabili erano assolutamente "autosufficienti" per sostenere il fabbisogno energetico e avete sbeffeggiato ( per non dire peggio) chi vi richiamava alla realtà , a restare con i piedi per terra, a maggior cautela.
    Adesso parlate di centrali a gas (un fossile) fino al 2050 per tappare la falla energetica e nel contempo denunciate gli effetti devastanti dell’inquinamento da combustione dei fossili.
    Lasciamo poi perdere il collage tecnico delle soluzioni proposte che definire velleitario è poco.
    Il mio SI al referendum è stato una consapevole presa di coscienza che il nostro sistema paese , per la qualità dei cittadini , della politica e delle forze oscure ,non è adatto a gestire la elettronuclearizzazione .Punto.
    Ma ho sempre sostenuto la velleità e le autentiche balle con le quali avete sostenuto la campagna contro il nucleare ,segnatamente proprio sul principio della autosufficienza delle rinnovabili .
    Complimenti.
    ciao

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