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Naufragi: le fosse comuni che nasconde il mare

Un naufragio in mare con dei morti è sempre una vera catastrofe. Non importa dove sia avvenuto, il perché e chi c’era a bordo: una vita interrotta così all’improvviso lascia una ferita aperta ad ogni persona di cuore. L’incidente della Costa Concordia, che fino ad ora ha registrato 11 morti oltre a decine di dispersi, ci ricorda quanto può essere crudele e pericolosa è la sorte di chi viaggia in mare.

I racconti dei superstiti ci stravolgono: raccontano di una nave lussuosa lunga centinaia di metri, con migliaia di persone a bordo, che letteralmente si inginocchia alla forza del mare, raccontano quei lunghi minuti di paura che hanno vissuto pensando di morire e della gioia quando sono giunti nell’isola del Giglio, un porto sicuro dove hanno ricevuto un’accoglienza e una solidarietà senza paragoni da parte degli isolani.

Questi ricchi passeggeri occidentali sono però dei privilegiati del mare. Storie come le loro vengono vissute quotidianamente da centinaia di migliaia di persone che scappano dalla miseria di una vita passata sotto le bombe, senza la possibilità di poter mangiar alcunché durante la giornata.

Persone che scappano su barconi da paesi dove quotidianamente vengono commesse le più atroci violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo. Persone che spesso sono ragazze e ragazzi giovanissimi, pieni di sogni e di vita, che muoiono il più delle volte passando inosservati, senza il cordoglio di nessun Capo di Stato o Primo Ministro, senza interminabili dirette di squadre di soccorritori alla loro ricerca, senza nemmeno un nome.

Sono più di 18.000 dal 1988 le persone morte nel Mediterraneo che volevano rifarsi una vita in Europa. Oltre 2000 soltanto nel 2011. E, purtroppo, il dato reale è sicuramente più grande, sono probabilmente altre decine di migliaia i migranti che hanno perso la vita in mare di cui non si ha nessuna notizia.

Algerini, tunisini, libici, senegalesi, nigeriani che non hanno mai visto quella tanto agognata e sperata meta. Vittime di quel continente europeo che si è trasformato a fortezza di se stesso, di leggi disumane che a volte li rigettano in mare senza alcuna dignità.

Viaggiatori (e morti) di Serie B che sognano l’Europa per ridare ossigeno alle proprie vite, per aiutare le proprie famiglie rimaste nei loro paesi di origine, che mai si aspetterebbero di poter morire in mare nella completa indifferenza di quella civile e occidentale Europa.

Viaggiatori di serie B che mai si aspetterebbero di essere trattati peggio di animali una volta arrivati nei porti europei. Il più delle volte rinchiusi e maltrattati in centri di sicurezza, insultati e detestati dai più che per certi naufraghi non hanno alcuno dignità e compassione. Altre decine di migliaia di rifugiati si ritrovano vittime delle mafie europee, ridotti in schiavitù senza che nessuno si ricordi di loro.

Sotto il mare si nascondono tante fosse comuni, tanti cadaveri, tante storie di persone meno fortunate che meritano la stessa attenzione. I morti sono morti, a prescindere se viaggiavano su un barcone o su una nave da crociera.

 

 

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