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Dopo le telefonate con Briatore: un appello all’Onorevole Santanché

“Onorevole, vorrei dire alla signora Santanché, sa benissimo come stanno le cose e, scommetto, altrettanto bene lo sapranno molti dei suoi colleghi; abbiate un minimo di coraggio e staccate la spina. E’ un rischio, certo, ma solo nel brevissimo periodo; nel medio - lungo è l’unica maniera di evitare al vostro partito, e all’Italia, il baratro”.

 

Non ho mai provato la minima simpatia per Flavio Briatore, eppure, dopo aver letto una battuta che rivolta all'onorevole Santanché, non ho potuto far a meno di rivalutare il suo personaggio.

"Daniela, qui parliamo di problemi veramente seri di un Paese che deve essere riformato. Se io fossi al suo posto non dormirei di notte. Ma non per le troie. Non dormirei per la situazione che c'è in Italia", dice Briatore alla propria concittadina, amica e socia in affari, nel corso di una telefonata intercettata dalla Guardia di Finanza di Genova.

Non è uno stinco di santo, Falvio Briatore, per usare un delciato eufemismo (le intercettazioni sono avvenute nel corso di un'indagine per evasione fiscale legata alla gestione del suo "Force Blue"; uno yacht di sessanta metri, con dodici uomini d'equipaggio, battente bandiera delle Cayman) ma con quella frase esprime la stessa preoccupazione per lo stato delle cose che prova qualunque altro cittadino italiano che abbia a cuore i destini del paese.

Posso continuare a criticarlo, Briatore, certo, e posso disapprovare i suoi comportamenti ed il suo stile di vita, ma devo anche riconoscere in lui un tifoso della mia stessa squadra. Avremo idee diverse su chi debba essere l’allenatore, probabilmente, e su chi debba giocare centravanti, ma entrambi vorremmo che l’Italia vincesse il campionato o, di questi tempi mi pare già molto, che perlomeno restasse in seria A.

Quelle telefonate rivelano molto altro.

L’onorevole Santanché, scopriamo, sa benissimo in che condizioni psico-fisiche si trovi il presidente del Consiglio; sa che razza di vita conduca e di che persone si circondi. Si è resa perfettamente conto, in altre parole, che quel che resta dell’uomo Silvio Berlusconi non è più assolutamente in grado di governare sé stesso, prima ancora che il paese.

Tralascio ogni considerazione sull’ipocrisia dell’onorevole Santanché; sul fatto che mentre in privato pensa certe cose vada poi in televisione a recitare le sue sceneggiate da pasionaria del berlusconismo. Lascio a lei il compito di valutare l’onestà del proprio comportamento; di raccontarsi le ragioni per cui, sapendo benissimo quale fosse la verità, ha votato con tutti gli altri parlamentari del PdL per affermare che Silvio Berlusconi pensava davvero d’agire nell’interesse dell’Italia chiedendo alla questura di Milano di rilasciare Ruby. Ognuno ha la propria coscienza e mi pare stupido, oltre che presuntuoso, appellarmi a quella dell’onorevole Santanché.

L’intelligenza, la ragione, dovrebbe invece essere una sola, ed è proprio all’intelligenza dell’Onorevole che, se potessi, vorrei rivolgermi.

Che senso ha imporre al Paese questa agonia? Vorrei chiederle. Che senso ha cavalcare fino allo sfinimento, un vecchio cavallo bolso e malato? Si può far pagare a tutta una nazione il conto per la voglia di potere di un gruppuscolo di miracolati dal berlusconismo? Soprattutto, che ne sarà, tra non molti anni, di un movimento che, restando aggrappato al proprio ducetto minimo, finirà per guadagnarsi il disprezzo, se non l’odio, degli italiani?

Silvio Berlusconi è, da almeno un decennio, uno dei peggiori politici della nostra storia.

Serve un’incapacità quasi assoluta, dopo aver brillantemente espropriato il nome di “destra”, per riuscire a vincere di poco, o addirittura a perdere, delle elezioni in Italia, un paese abitato da cittadini che, per la maggior parte, proprio a destra hanno il cuore.

Che a tali risultanti insulsi (l’area che andava dal PSI craxiana al MSI compreso, quella dove il PdL pesca voti, per fare dei paragoni col passato, veleggiava oltre il 60%) si sia giunti disponendo di un controllo quasi totale delle televisioni, è la riprova dell’inadeguatezza di Silvio Berlusconi come capo politico anche quando era nelle sue migliori condizioni.

Un PdL che si presentasse alle prossime elezioni con un candidato presidente del Consiglio minimamente credibile, ovviamente diverso da Silvio Berlusconi, probabilmente vincerebbe ancora o rischierebbe di farlo nonostante la disastrosa conduzione del paese del presente governo.

Berlusconi va infilato in un mausoleo (politico, s’intende) e il peggio del berlusconismo va mandato a tenergli compagnia se si vuole salvare, prima ancora che il Paese, lo stesso PdL.

Onorevole, vorrei dire alla signora Santanché, sa benissimo come stanno le cose e, scommetto, altrettanto bene lo sapranno molti dei suoi colleghi; abbiate un minimo di coraggio e staccate la spina. E’ un rischio, certo, ma solo nel brevissimo periodo; nel medio-lungo è l’unica maniera di evitare al vostro partito, e all’Italia, il baratro.

La situazione sui mercati è tale che nei prossimi mesi potrebbe esserci bisogno di un presidente del Consiglio con tutta l’autorevolezza possibile. Da lui, da quella sua autorevolezza, potrebbe dipendere il destino, non solo finanziario, dell’Italia.

C’è solo una cosa peggiore che affrontare una tempesta senza pilota: farlo con al timone qualcuno di cui non si fida più nessuno, neppure i più stretti collaboratori.

Nel caso si Silvio Berlusconi, neanche lei.

Commenti all'articolo

  • Di Adelchi (---.---.---.193) 14 giugno 2011 20:44

    Credo che la distanza fra ciò che la Santanchè conosce e ciò che predica in pubblico la dica lunga sulla presa in giro, come fanno quasi tutti i suoi colleghi. Gli italiani non sopportano più di essere presi per i fondelli. Non capisco come faccia "certa gentaglia" (per usare le parole della stessa Santanchè) a guardarsi nello specchio senza scorgere un ammasso di escrementi.

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