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Dopo la vittoria Di Tsipras la guerra della sinistra contro l’Europa della finanza continua

Si canta “bella ciao”per le strade di Atene dopo la vittoria di Syriza. Il canto della resistenza, del popolo greco contro l'Europa della finanza.

Syriza ha ottenuto il 35,5% dei voti e 145 seggi e con i 10 ottenuti dai nazionalisti di Anel può formare la maggioranza di governo.

Ieri è stata persa una battaglia, ma oggi la guerra continua, ha detto Tsipras.

Il leader del prossimo governo greco non rinuncia alla lotta, vuole l’Europa politica, dei diritti e non dei capitali, della solidarietà e non degli egoismi nazionali.

Il gioco di squadra è fondamentale, in questa lotta tra il capitale e la democrazia.

Una partita che riguarda noi tutti, perche riguarda il destino dell’Europa, il nostro futuro. Se la Grecia non lotta è perduta e con essa il sogno dell'Europa politica.

La Grecia è sola, non ha l'appoggio degli altri stati, ancora presi nella morsa del ricatto della Troika che, in cambio di una flessibilità di uno o due punti percentuali del rapporto debito/PIL, pretende dai governi nazionali piena e totale adesione ai suoi diktat.

Ma anche il capitale è solo di fronte all’emergere delle contraddizioni di questa Europa, che nasce per essere Europa politica e diventa Europa finanziaria, nasce per essere solidale e calpesta la solidarietà, nasce per combattere il fascismo e si ritrova stati fascisti tra i suoi membri.

Il capitale fa gioco di squadra, con gli interessi nazionali, i poteri deliberanti dei governi e il ruolo marginale del Parlamento europeo e dei partiti, che hanno perso la loro identità.

La Grecia può fare gioco di squadra, recuperando il ruolo dei partiti e del Parlamento europeo, realizzando il memorandum con elementi di uguaglianza e solidarietà, costruendo un partito di sinistra europeo, oggi assente nel panorama politico, per l’omologazione politica del PSE e del PPE .

L'Europa è dominata dagli interessi elettorali di ciascun partito e dagli interessi nazionali di ciascun Paese. Ciò ha impedito ed impedisce un vera dialettica tra destra e sinistra, a favore di un contrasto fatto di interessi pecuniari, che si snodano in un meccanismo ragioneristico, e di regole senza anima, esposte alla valutazione e interpretazione dominante del più forte.

I partiti hanno perso la loro identità politica.

Il PPE non è il partito dell'impresa e il PSE non è il partito dei lavoratori, dei più poveri; entrambi sono i partiti della finanza.

Il parlamento Europeo non ha poteri deliberanti e dunque conta poco. Per questo, Tsipras cerca di rivalutare il ruolo del Parlamento europeo, a cui ha chiesto di aggiungersi alla Troika nella gestione del credito.

Ma la Grecia deve sopravvivere.

Per questo, Alexis ha chiesto la ristrutturazione del debito, invocata e pretesa anche dal FMI.

Un'altra carta, in mano al leader greco.

Per giocarla bene, può chiedere di legare i tassi del debito all'aumento del PIL, allungare le scadenze a 32,5anni, e un tasso di interesse del 1%.

L'esperienza greca ha dimostrato che la sinistra è incompatibile con questa UE, da cui è stata umiliata, per annetterla alla linea politica liberista finanziaria. Ma senza la sinistra non nasce l’Europa politica.

E allora il tentativo di Tsipras di gestire il memorandum in termini perequativi, e quindi di colpire gli evasori e di far pagare la crisi a chi non l'ha mai pagata, non è solo un problema interno della Grecia, ma un problema europeo. L’Europa si costruisce con la solidarietà e con l’uguaglianza sostanziale; diversamente, è un crogiuolo di interessi nazionali, con la prevalenza del più forte.

Una Europa basata sul profitto porta necessariamente ad una dimensione nazionalistica, e alla disuguaglianza tra stati. In tale contesto non trova spazio la pari dignità tra i popoli, ma l’egemonia di uno sugli altri.

Foto: Wikimedia.

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