• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Donne: non si esce dal ruolo

Donne: non si esce dal ruolo

Secondo dati Istat, pubblicati nel 2014, il nostro paese è mutato molto rispetto il decennio precedente, anche, ma non solo, per l’insorgere di una grave crisi economica. Cambiamenti si sono evidenziati anche nella coscienza femminile, ad esempio riguardo la capacità di riconoscere la violenza di genere e di interrompere tempestivamente le reazioni violente, prevenendo così le situazioni di rischio. Eppure rimane una forte disparità di genere. 

La presenza straniera è sempre più radicata e contribuisce, in maniera diretta e indiretta, alle modificazioni strutturali della popolazione. La femminilizzazione dei processi migratori, in atto da diversi anni, è l’effetto di una modificazione dei progetti migratori, che vedono sempre di più la donna coinvolta in una migrazione dovuta non solo ai ricongiungimenti familiari ma anche a motivi di lavoro. Le donne italiane, invece, cotinuano a subire diversità di trattamento economico, in ambito lavorativo, rispetto il genere maschile e a parità di livello del titolo di studio. 

Ci siamo, come ogni anno, si rinnova la celebrazione internazionale della "giornata della donna". Negli Stati Uniti dal 1909, in Italia dal 1922. Origini politiche, complessità empiriche e sempre attuali, mai risolte, fanno di questa celebrazione un mega portato sociale di problematiche, polemiche e rivendicazioni vicendevoli tra il genere femminile e quello maschile. Ma senza lasciarci andare nel mare degli equivoci, scomodando Aristofane, possiamo affidarci all’idea che la ‘giornata internazionale della donna’ sia una ‘festa’ tutta moderna come lo era per le Tesmoforianti. Eh sì, sempre moderna perché è sempre attuale la modalità in cui l’uomo si ‘traveste’ e cerca di inserirsi con inganni e infingimenti all’interno di uno spazio giustamente dedicato, come farebbe un bimbo che non vuole abbandonare la madre.

E così lo troviamo travestito da otre nascosto da fasce infantili (cit. da Aristofane), per inscenare pseudo-tragedie per ebbri o vestito da donna, per non farsi scoprire in un consesso tutto al femminile. E qui potremmo attirarci qualche antipatia…

E allora abbandonando la ricostruzione psico-diacronica, entriamo nel cuore della motivazione esistenziale della Festa della donna, sia da parte delle donne: ricordarsi di non appartenere ad un genere ‘inferiore’; sia da parte dell’uomo: ricordare di non trovarsi difronte un genere ‘inferiore’.

Dunque parità ed eguaglianza: nel lavoro, negli studi, nella vita in generale.

Ma perché l’esistenza di questa differenza sociale strutturale? Perché la donna è effettivamente diversa nei modi e nell’approccio alla società e alla vita, e questa differenza viene vissuta con terrore, con odio, addirittura con violenza. Ecco la punta dell’iceberg delle avversità che affronta il genere femminile: la diversità nella forza e delicatezza che mostra in contemporanea nell’affrontare i problemi della vita.

E quindi diciamocela tutta. Come già scrissi tempo fa, nel nostro paese accanto ad una questione morale e ad una questione mezzogiorno – strettamente correlate ed interconnesse storicamente – esiste una questione femminile, anch’essa interconnessa storicamente. Le donne da sempre decidono, lavorano, risolvono problemi, addirittura più e meglio degli uomini, ma nelle retrovie, costrette a lavorare di più e ad essere pagate di meno a parità d’impegno. Un lavoro nascosto, oscuro, sarei tentata di dire lobbistico e massonico (nel senso positivo del termine)… tante carbonare senza riconoscimento sociale se non quello del ruolo di madre o figlia. Ma nulla di più.

Oppure, prendendo spunto dalle ultime cronache di “gossip” si potrebbe dire che a livello generale la donna costituisce da sempre “quell’oscuro oggetto del desiderio”, nel senso proprio di ‘oggetto’. Dopo la rivoluzione femminista abbiamo fatto un passo indietro, siamo tornate ai ruoli istituzionali ed istituzionalizzanti di donna come santa o martire, quando si tratta di madre o sorella, oppure preda/predatrice quando si tratta di qualunque altra figura che va addirittura dalla moglie, figlia e via dicendo: collega, studentessa ecc…. Un’anomalia evidentemente culturale. Cosa ne è stato di quell’altra metà del cielo tanto auspicata. Pochi casi, molte defezioni. Guardiamo le cronache degli ultimi mesi e anni… Il 90% degli assassini commessi vedono le donne vittime privilegiate. E’ un dato storico.

L’indipendenza, l’autonomia, la parità, pur così lontana, ci costano caro.

Persino nel pesantissimo lavoro dei campi. C’è voluta la risoluzione finale, votata dalla Camera dei Deputati il 2013 - a seguito dell’Accordo di partenariato con l’Unione Europea - per favorire l’accesso al credito alle aziende agricole guidate da giovani e donne, nel quadro dei programmi di sviluppo rurale (PSR). In precedenza era una grande anomalia per le donne guidare un’impressa agricola. O comunque non era tanto tacito. Eppure già dal dopoguerra l'uomo abbandonava il lavoro della terra, a favore della donna, per cercare fotuna altrove. Quindi come sempre e come da sempre la donna è in maggioranza a dispetto di un lavoro mal ricoosciuto e molto spesso sofferto 

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità