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Don Ciotti tuona: "La lotta alle mafie deve essere fatta principalmente in Parlamento"

Durante l’assemblea pubblica tenutasi nell’agro-aversano a sostegno della cooperativa sociale Nco, oggetto di atti d’intimidazione mafiosa il presidente di Libera ha lanciato dure accuse nei confronti dell’immobilismo dei partiti in tema di politiche per contrastare la criminalità organizzata.

5 gennaio 2013 San Cipriano d’Aversa L’ennesimo atto intimidatorio nei confronti delle cooperative sociali che insistono sui territori confiscati alla camorra ha dato vita ad una vibrante protesta con a capo il fondatore di Libera don Luigi Ciotti.

Centinaia di persone, tra cui diversi membri delle istituzioni, hanno affollato il giardino prospiciente i locali della NCO (Nuova Cucina Organizzata) per dimostrare la loro solidarietà al presidente della cooperativa Peppe Pagano ed ai suoi ragazzi. Nella notte di San Silvestro, questi sono stati allertati dal fragore di quattro colpi di arma da fuoco esplosi da una vettura in fuga contro il portone del ristorante pizzeria sociale che utilizza prodotti coltivati sui terreni espropriati ai mafiosi.

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Don Ciotti

“Le mafie da sempre hanno dato dei segni della loro forza attraverso atti di violenza, a volte anche di esibizionismo, per non perdere i loro patrimoni e per affermare: è roba nostra - ha esordito don Ciotti - ma la situazione negli ultimi tempi è preoccupante. Dallo scorso 2 giugno pressoché la totalità dei beni confiscati hanno subito atti intimidatori, da nord a Sud (solo il presidio di Borgo Sabotino ha subito 11 attentati). Le mafie sono forti e lo sono di più nei periodi come questo in cui la politica è assente”.

Si tratta, quindi, di un progetto di smantellamento della rete solidaristica dell’antimafia sociale attraverso la paura.

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Spari NCO

“Non dobbiamo desistere - ha tuonato il fondatore di Abele -. Questa è una terra amara quanto generosa, tuttavia le mafie non si combattono solo sul territorio con le politiche sociali, la cultura, il lavoro ma principalmente a Roma, in Parlamento attraverso leggi adeguate. Invece che cosa è stato fatto ad oggi?

La convenzione di Strasburgo non è stata applicata integralmente , non c’è una legge sul gioco d’azzardo che limiti i videopoker fonte d’introiti per la mala. Sono vent’anni che si invoca la messa nel codice penale di reati contro l’ambiente in modo che qualsiasi evento imprevisto non si trasformi in stato d’emergenza”

Quali sono gli effetti di questo immobilismo politico sulla confisca dei beni che costituiscono il cuore del patrimonio mafioso? Anche qui la posizione di don Ciotti è netta e si basa su cifre incontrovertibili: “Di soli 11000 beni confiscati più di 3800 non possono essere riutilizzati perché gravati da ipoteche bancarie e vincoli burocratici che limitano gli stessi operatori di giustizia rendendo interminabile l’iter”.

Le parole del prelato trovano riscontro nell’esperienza maturata dal magistrato Raffaello Magi, che si occupa delle misure preventive presso la sede giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere. “Dovremmo liberare gli uffici giudiziari dalla burocratizzazione in quanto ci troviamo quasi nell’impossibilità di portare a termine procedimenti di misure di prevenzione con aziende ancora funzionanti. In Italia solo due tribunali, Palermo e Milano, dedicano in via esclusiva dei magistrati al settore delle misure di prevenzione che sono poi quelle che permettono di svelare la rete di complicità economica , finanziare tra mafie ed i cosiddetti colletti bianchi della società civile. Il Csm dovrebbe considerare questo aspetto una priorità”.

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Il Magistrato Raffaello Magi

Le prospettive per il futuro non consentono ottimismo. Gli ultimi strali don Ciotti li lancia nei confronti della classe governativa del futuro: “Bisogna liberarsi dalla falsa retorica della legalità, svuotata di senso e strumentalizzata. Nell’attuale galassia partitica pre-elettorale, quanti programmi prevedono misure concrete per la lotta alle mafie anche attraverso la confisca e il riutilizzo del patrimonio mafioso?”

Domanda retorica. Purtroppo.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.134) 7 gennaio 2013 19:18

    Piena solidarietà a Peppe Pagano e ai giovani di NCO.

    La responsabilità dei politici nella mancata soluzione della questione mafiosa è diversa da quella che gli attribuisce don Ciotti.

    La linea di lotta alle mafie di Libera è fallimentare, non porterà mai alla sconfitta dei mafiosi.

    L’unica strategia vincente è quella elaborata da Nino Di Matteo (in "Assedia alla toga", Aliberti editore 2011). Ma è una strategia che costa terribilmente ai politici, perché devono sottostare ai controlli di legalità sul loro operato. Se il movimento antimafia non capisce l’inutilità della linea di Libera e la grande validità della linea Di Matteo mai si avvierà a soluzione la questione mafiosa.

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