• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Distrutto il Mandala Tibetano

Distrutto il Mandala Tibetano

Una folla strappata ai saldi invernali attornia il palchetto dei Monaci Tibetani di Ganden.

Una folla strappata ai saldi invernali il 5 gennaio attornia il palchetto dei Monaci Tibetani allestito nel grande salone del centro commerciale di Cinecittà 2 a Roma. La sfarzosa modernità di marmi rossi e cascate di luce mostra di sposarsi bene con la cerimonia di chiusura del tour italiano dei monaci di Ganden. Difficile estraniarsi dall’atmosfera dello “smercio”, eppure molti di quelli che si erano radunati lì, tra il saliscendi della gente ai vari livelli su scala in legno e scala mobile per visitare la mostra dei Tankha allestita all’ultimo piano, quello rotondo, o appollaiati, rapiti dall’incanto di suoni ed incensi, alle balaustre dei balconi superiori per inquadrare meglio la scena dall’alto, erano venuti appositamente per ricevere le sabbie benedette prese dalla distruzione del Mandala del Buddha della Medicina, nella cerimonia presieduta dal maestro residente al centro di studi di Buddhismo tibetano Samantabhadra di Roma Ven Ghesce Thueten Dargye (nella foto in fondo all’articolo un momento della distribuzione). Il mandala del Buddha della medicina “L’illusione di avvertire come permanente ciò che è passeggero induce all’errore e porta alla distruzione”, lo rammenta Tenzin Gyatso, il 14 ° Dalai Lama, nei suoi insegnamenti e per questo i Mandala, disegni benedetti dalla recita dei mantra, sono fatti di instabile sabbia colorata disposta pazientemente da più monaci e possono far fluire armonia e benessere nell’atto del loro ritorno al dissolvimento, con gesti che solo loro però possono eseguire. Durante il progetto romano una banda di giovinastri (di cattobulli? n.d.r.) ha tentato proprio di intaccare la perfezione del mandala con il lancio di oggetti, bottiglie di plastica ed un casco da moto dalla balconata del primo piano, creando non poca agitazione tra i supportes dell’evento e richiamando l’attenzione dei vigilantes del centro commerciale, tant’è che la preziosa opera è stata successivamente protetta con una teca di vetro (nella foto il monaco che ci permette di fotografarlo senza i riflessi aprendo la teca). Tra gli spettatori è stato possibile notarne alcuni con lo sguardo estasiato, consapevoli dell’alto senso di religiosità dell’accadimento che rimanda per certi versi alla solennità degli atti ecumenici cristiani, altri, di fronte all’altarino del Dalai Lama circondato da candele accese, non hanno potuto fare a meno di esclamare un " Oh! per carità " scambiandoli per mendicanti. Chi si è avvicinato in tutto il lungo periodo di lavoro ed esposizione del mandala ha ricevuto bracciali nei colori rosso, arancio o giallo legati con il triplo nodo di protezione (dall’attaccamento alle cose e alle persone, dall’odio e dall’ignoranza), legati al polso sotto l’influsso del mantra universale della madre di tutti i Buddha ( om mani peme hung, om tare tuttare ture soha) recitato dal monaco o la collana per la preghiera tibetana in perle di sandalo detta dei 108 ossi, tanti sono quelli del nostro corpo, per la protezione e purificazione dei disagi “mentali” , così da loro tradotti. Il progetto dei tour dei monaci del monastero tibetano di Jang Tse in India è un progetto di solidarietà. Vuol far conoscere gli aspetti più antichi e profondi della cultura tibetana che rischia la distruzione dopo cinquant’anni di occupazione cinese. Anche gli eventi accidentali, come l’incendio scatenatosi per un corto circuito nello Stupa del centro tibetano di Pomaia a Pisa dove sono andati distrutti testi antichi manoscritti e preziosi tankha (nella foto), sembrano concorrere inesorabilmente alla loro “decimazione” culturale. Con una donazione si possono sostenere i 2500 monaci “affamati” di Karnataka o adottare a distanza, con un minimo di 240€, un monaco (un bambino monaco e non o un vecchio monaco). Un Tankha esposto a Roma Si sono composti gruppi spontanei di solidarietà, uno tra quelli è del redattore col gruppo Rete per la pace, Ecocity onlus, Gruppo di yoga di Frascati per l’adozione di un monaco tibetano. Chi volesse aderire, può inviare, nello spazio dedicato al commento dell’articolo, un proprio riferimento per un contatto.



Daniela Zannetti

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares