• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Disoccupati over 35: ecco le cifre!

Disoccupati over 35: ecco le cifre!

 

Disoccupati italiani: tanti …troppi!

Disoccupati amministrativi: quelli registrati dai Centri per l’Impiego.

Disoccupati ISTAT: quelli censiti con rilevazioni campionarie.

Disoccupati miracolati (solo il 31%): quelli beneficiari di indennità di disoccupazione o di mobilità.

Disoccupati dannati (ben il 69%!): quelli abbandonati completamente a se stessi e che - all’insegna del motto “si salvi chi può” - le provano tutte, magari indossando la muta e dandosi all’economia sommersa, riemergendo dai “neri flutti” solo per sbucciarsi le nocche bussando alle porte di familiari, parenti e amici con il cappello in mano… Rischiano, i più soli, di finire letteralmente per strada!

Disoccupati under 35: sono temporaneamente senza lavoro, ma in quanto esplorati dai mass media, indagati dagli esperti, blanditi dai politici, e destinatari di “attenzioni” istituzionali, è contemplato che possano essere “utilmente” reinseriti nel mondo del lavoro.

Disoccupati over 35: considerati - per motivi anagrafici – difettosi, carenti, inadeguati; sono lavoratori non desiderati, condannati a una continua, dolorosa, infruttuosa ricerca di occupazione; dimenticati, relegati ai margini o esclusi tout court dal sistema produttivo, quali lavoratori superflui definitivamente in esubero…

Disoccupati over 35, in continua crescita, un drammatico fenomeno sociale. Il loro è un mondo misconosciuto, inesplorato, invisibile; così vuole una precisa costruzione culturale e sociale che li condanna a un’impietosa marginalizzazione e ne minaccia l'identità personale e lo stesso diritto di vivere! 

In base a dati ISTAT, in Italia – nel 2010 – erano 2.102.000 i disoccupati; tra questi, i disoccupati over 35 erano così suddivisi: tra i 35 e i 64 anni 939.000 (443.000 donne e 496.000 uomini): il 44.67% del totale dei disoccupati; tra i 65 e i 74 anni circa 4.000: lo 0.19%.

Il restante 55.13%, 1.159.000 disoccupati, erano persone di età compresa fra i 15 e i 34 anni.

Nelle tabelle che seguono, abbiamo rielaborato - per macroaree geografiche (nord, centro e mezzogiorno) i dati ISTAT del 2010 relativi ai disoccupati delle classi di età comprese tra i 35 e i 64 anni di età:

- al nord, i disoccupati erano circa 366.000 (51.50% donne e 48.50% uomini);

- al centro erano circa 186.000 (51.10% donne e 48.90 uomini);

- al mezzogiorno circa 387.000 (41.10% donne e 58.90% uomini).

 

 

I dati considerati sono relativi ai disoccupati censiti dall’ISTAT (media 2010).

Per definizione ISTAT, i disoccupati comprendono le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che:

- hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive;

- oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento, e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.

I dati presi in esame non riguardano le forze lavoro potenziali (che nel 2010 erano 2.890.000 persone fra i 15 e i 74 anni), comprensivi degli inattivi disponibili a lavorare, ma che non cercano lavoro (2.764.000, suddivisi in 1'700'000 donne e 1.064.000 uomini), e di coloro che cercano lavoro, ma non sono temporaneamente disponibili (126.000).

Sommando ai disoccupati le forze di lavoro potenziali, si ottengono le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo: nella media del 2010 quasi 5 milioni di individui!

Si precisa che i lavoratori in Cig (Cassa integrazione guadagni) vengono classificati e censiti dall’ISTAT – seguendo la raccomandazione dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) - come occupati.

Nel corso del 2010, si stima siano stati oltre 2.000.000 i lavoratori coinvolti in processi di cassa integrazione, dei quali 576.455 in cassa integrazione a zero ore per l’intero anno… 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.54) 10 gennaio 2012 12:32

    ho 50 anni sono separata in mobilità da 6 mesi dopo 30 anni di lavoro. ho il mio ex marito in

     cassa integrazione e una figlia di 25 anni che nonostante la laurea in scienze motorie non

     riesce a trovare un lavoro che le consenta di crearsi un futuro. mi dicono che devo arrivare a

     66/67 anni per avere una pensione e solo se continuo a versare i contributi per almeno 15

     anni. domanda: "come ci arrivo?" se sono fuori dal mercato data l’età. 

  • Di (---.---.---.54) 17 gennaio 2012 11:38

    Sono un under 35,disoccupata da oltre 24 mesi ed in attesa di emigrare all’estero.In Italia si stà sempre peggio e non credo cambierà qualcosa.

    • Di (---.---.---.164) 18 febbraio 2012 17:18

      Mi dispiace tantissimo, però ci sono posti in Sud America in cui la crisi non è arrivata , e secondo i scienziati, non ci arriverà, ad esempio in Argentina cè oggi da quasi un’anno una forte immigrazione dalla Spagna ed altri paesi. Io sono seconda generazione, i miei nonni sono immigrati a BA nel 1911 da Potenza e Calabria, io non ci riesco a credere che questo cerchio ritorni allo stesso posto da 100 anni fa. Comunque, la soluzione non è l’emigrazione, secondo me, questa soluzione è soltanto momentanea, ed alla fine ci sono tanti sconforti, o come si dice qui, "pane per oggi, fame per domani". Vi dico solo una cosa, i miei nonni non sono mai riusciti a dimenticare il loro piccolo paese, allora, la loro vita è migliorata a confronte di come si trovavano nel paese, però, oltre quel guadagno, cosa hanno guadagnato in più? Secondo me, non molto. Noi oggi non sapiamo niente di loro vita ai principi del 1900 in Italia, e ci troviamo benloro hanno fatto sacrifici que forse nessun altra nazionalità sarebbe capace di fare, pero oggi, io non tutti sono disposti a fare questi sacrifici per ricominciare una nuova vita. Comunque, spero col cuore che le cose migliorino in Italia, e se necessario i colpevoli finiscono in galera d’una volta per tutte! Alessandro

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares