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Diritti umani calpestati: in Italia non c’è solo la tortura. I 10 punti di Amnesty International

La sentenza della Corte europea dei diritti umani ha considerato come “tortura” le violenze compiute nella notte del 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova.

Ma non solo in questo caso, in Italia, non vengono tutelati i diritti umani. E Amnesty International, da tempo, ha elaborato un piano in 10 punti, che sottopose già all’attenzione dei candidati alle elezioni politiche del 2013, invitandoli a pronunciarsi sui contenuti del piano stesso.

Il piano per i diritti umani, elaborato da Amnesty International, mantiene ancora la sua validità ed è stato aggiornato al mese di marzo del 2015.

I punti che compongono il piano sono i seguenti:

  1. garantire la trasparenza delle forze di polizia e introdurre il reato di tortura;
  2. fermare il femminicidio e la violenza contro le donne;
  3. proteggere i rifugiati, fermare lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e sospendere gli accordi con la Libia sul controllo dell’immigrazione;
  4. assicurare condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani nelle carceri;
  5. combattere l’omofobia e la transfobia e garantire tutti i diritti umani alle persone Lgbti (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Intersessuate);
  6. fermare la discriminazione, gli sgomberi forzati e la segregazione etnica dei rom;
  7. creare un’istituzione nazionale indipendente per la protezione dei diritti umani;
  8. imporre alle multinazionali italiane il rispetto dei diritti umani;
  9. lottare contro la pena di morte nel mondo e promuovere i diritti umani nei rapporti con gli altri Stati;
  10. garantire il controllo sul commercio delle armi.

Le problematiche evidenziate da Amnesty International sono di notevole rilievo e dimostrano che anche in Italia ci si deve impegnare molto affinchè i diritti umani siano adeguatamente tutelati.

E il Governo e il Parlamento dovrebbero fornire precise risposte su ognuno dei dieci punti contenuti nel piano.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.216) 11 aprile 2015 21:43

    Amnesty international fa benissimo a sollevare una serie di problemi e io le sono molto grato per questo.

     

    Però, un conto sono i problemi e altro conto sono l’analisi dei problemi e le azioni da fare per risolverli. E qui -mi riferisco all’articolo- mi pare che ci sia proprio troppa confusione.

     

    1) La sentenza della corte europea sulla mancanza in Italia del reato di tortura è stata un grosso passo avanti, ma non va confusa con Amnesty. Forse una può avere influenzato l’altra, ma sono e restano due realtà distinte e molto diverse.

     

    2) Un "piano" (quello elaboarto da Amnesty) dovrebbe essere qualcosa di consistente e di operativo, cioè che abbia alle spalle l’individuazione del problema, l’analisi del problema e delle sue cause, nonchè gli effetti delle possibili azioni. 

     

    Francamente , dall’articolo sembra che manchi quasi tutto ciò. Da frasi come "fermare il femminicidio", "proteggere i rifugiati", "combattere l’omofobia", "fermare la discriminazione" mi sembra chiaro che si indichino degli obiettivi ma che non si indichino le azioni per raggiungerli.

     

    E non è cosa da poco: io posso condividere quegli obiettivi, ma non condividere azioni che si sostiene che realizzino quegli obiettivi. Posso anche rinunciare a quegli obiettivi se, pur considerandoli apprezzabili, tutte le strade per raggiungerli presentano costi - incovenienti che io ritengo non adeguati.

    Tanto per fare un esempio: sul problema Rom sussistono tesi fortemente divergenti: c’è che sostiene che si debba combattere l’auto - discriminazione dei rom che non vogliono integrarsi, che non vogliono scolarizzare i figli, e c’è chi sostiene che invece questa auto discriminazione vada accettata C’è chi sostiene che i rom debbano avere una corsia preferenziale (=discriminatoria) nell’assegnazione di case e chi no.

    C’è chi -e io sono fra questi- sostiene che se i rom non accettano di guadagnarsi da vivere lavorando è bene che vengano allontanti, perchè l’accattonaggio e il furto sono socialmente nocivi, e altre vie di sostentamento non le si vedono.

     

    Da quest’articolo non si capisce quali siano le posizioni di Amnesty e quali dell’autore su queste problematiche prioritarie e su tante altre analoghe.

     

    Se mi si chiede il mio consenso in così tanta confusione, io credo che sia meglio "passare oltre" e tacere.

     

    GeriSteve

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