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Dio, patria e famiglia del padrone e dei padroncini

Dio, patria e famiglia sono le tre direttrici su cui si sono mosse da sempre le forze conservatrici. Da un lato l’aspetto nazionale dall’altro quello sociale basato sulla famiglia ed in mezzo quello religioso. Da rispettare senza farsi condizionare troppo.

Una triade di valori per cui si sono combattute dispute politiche, diatribe intellettuali e persino guerre. Come si sa però anche i valori più radicati ed integerrimi mutano, si evolvono e si declinano diversamente nel corso dei decenni.

Più propriamente non cambiano i valori, cambiano le persone ed il loro modo di rapportarsi alle idee e all’orizzonte che le sostiene.

Se pensiamo per esempio al sentimento patriottico è diverso da come veniva espresso durante il Risorgimento, durante il fascismo ed infine ai giorni nostri.

A volte i valori si evolvono in un crescendo positivo di progresso. A volte degenerano, e scadono a meri orpelli da utilizzare nella quotidianità della conflittualità politica.

Di questi tempi l’ideologia che ha dominato il nostro paese per 17 lunghi anni si chiama berlusconismo ed ha un rapporto molto particolare con le idee ed i principi tipici della destra.

L’approccio agli ideali di questo immaginario politico è avvenuto prima con sfumature liberali alla nascita di Forza Italia ed in seguito è sfociato nel Popolo delle Libertà, che ha visto confluire il partito fondato dal Cavaliere nell’ampio mare della destra di cui Alleanza nazionale presidiava il porto più importante.

Le tre parole cardini della destra italiana hanno quindi potuto mutare la propria essenza e sedimentarsi nell'immaginario collettivo secondo caratteristiche diverse da come erano intese originariamente.

DIO: Nell’universo berlusconiano ognuno è libero di credere quel che vuole e fare quel che crede. Apparentemente non ci sono vincoli. Tutto quello che produce ricchezza e piacere edonistico è visto con rispetto ed interesse. La ricerca del superfluo e del superficiale è elevato a rango di disciplina e stile di vita. La società è una riproduzione in larga scala delle fiction o dei reality delle reti Mediaset. Si vive in una monarchia anarchica, in cui tutto è lecito sia nella propria vita privata sia in quella pubblica. Il messaggio politico è proposto surrettiziamente come contenitore e contenuto dei valori e della tradizione italiana. In questo scorcio di storia che rappresenta una cesura netta con gli altri decenni della storia italiana pulsa uno pseudo sentimento religioso, che pervade ogni scelta politica ed ogni presa di posizione pubblica.

La conferenza episcopale italiana ha l’ultima parola sulle leggi del Parlamento. Decide ed impone gli orientamenti da prendere. Detta la linea politica al partito politico di maggioranza relativa.

Nel berlusconismo si vive lo strano paradosso di una società sfrenata e senza regole nella vita quotidiana, ma fortemente cristiana nel chiuso delle aule parlamentari. L’etica pubblica, e la morale sono svilite ed umiliate. Il crocefisso deve rimanere in tutti luoghi pubblici, anche se i primi che ne disattendono ogni insegnamento sono coloro che lo impongono. La ricerca scientifica è vista come uno strumento di cui sospettare, mentre leggi di assoluta civiltà come quelle sul fine vita vengono boicottate e combattute.

A volte il peccato viene perseguito dalle leggi mentre molto spesso il reato penale è considerato peccato veniale.

Il dio cattolico del berlusconismo è stato assunto come sponsor per i propri comitati elettorali, ma ha perso qualsiasi significato laico, e di insegnamento. Non dialoga e non e’ presente. E’ puro spot propagandistico e nulla di piu’.

PATRIA: La patria berlusconiana non si sa cosa sia, non né unita né vitale. E’ occidentale a corrente alternata. E’ atlantista solo quando in America c’è un presidente repubblicano. Mentre volge ad oriente quando bisogna comprare il gas da Putin o vendere i titoli di stato al governo cinese. E’ mediterranea solo quando c’è da fare affari con Gheddafi, ed europea quando c’è da condividere oneri ed immigrati. E’ divisa e mal rappresentata. E’ un po’ meridionale, un po’ terrona, molto padana, un po’ brianzola, un po’ monarchica e molto papalina. Ma anche borbonica per la sua efficienza.

La nazione è unita sostanzialmente in tre occasioni soltanto. Durante i mondiali di calcio. Quando si celebrano con i dovuti onori i caduti nelle missioni di pace, e per piangere gli eroi nazionali. Che uniscono più di quanto la politica divida. Sia che si tratti di Lucinao Pavarotti o del compianto Pietro Tarricone detto O’ Guerriero.

Per il resto la patria berlusconiana è lacerata e disunita su tutto. Forse semplicemente non esiste. La golden share del governo da 10 anni è nelle mani della Lega di Umberto Bossi partito che ha come primo punto del proprio statuto la secessione del nord Italia. L’attuale governo ha come ministro dell’interno, Roberto Maroni che non ha nessun problema a farsi osannare da comizi pubblici in cui si invoca l’indipendenza della padania. La patria del duo Berlusconi Bossi è una contraddizione continua che umilia coloro che sono nati nel bel paese e maltratta gli italiani di nuova generazione.I Capi dello Stato, come Ciampi e Napolitano gli unici ad aver fatto tanto per tenere unito il tessuto sociale italiano, sono stati infatti oggetto di attacchi dalle pseudo forze di destra che della parola Stato hanno travisato il vero significato.

FAMIGLIA. Il valore della famiglia è strettamente legato a quello di Dio e di Patria.

Se non vanno bene i primi due è difficile che il principale nucleo sociale si fondi su basi solide e quindi funzioni.

La famiglia nell’universo berlusconiano non è una, o al massimo allargata come reclamano i tempi.

E’ immensa ed onnicomprensiva. Non si limita alla moglie, ai figli, ai parenti e alle amanti, alle concubine. Comprende, cricche, cordate, potentati, stallieri, igeniste dentali avvocati, attori, menestrelli ed altri personaggi che sembrano usciti da un romanzo di Hugo. Per ognuno di essi il copione del berlusconismo prevede una parte in commedia e molto spesso un posto in Parlamento, nelle assemblee regionali, nei comuni oppure se va male nelle municipalizzate.

La famiglia dell’ultimo ventennio, ha poco di sacro e molto di profano, non è un luogo di discussione e di crescita ma una palestra per emergere, affermarsi e se si può, infinocchiare il prossimo. Il bene comune è stato sostituito dal bene della Famiglia. E tra le varie Famiglie vige la legge del più forte. Chi ha più risorse e disponibilità vince, la più debole soccombe. Le Famiglie si possono alleare ed a volte diventano partito, a volte si possono dividere e molto spesso si fanno la guerra. La Famiglia ha sostituito il merito, il libero arbitrio, e se necessario amministra la giustizia e dispone delle leggi. La Famiglia interpreta la Costituzione, giudica la Corte Costituzionale, decide quando ridere, piangere, indignarsi e se necessario scendere in piazza e lottare. La Famiglia affonda le sue radici nel diritto natuale. Mentre la chiesa di Roma la benedice e la sostiene incurante di quello che succede all’interno e all’esterno delle mura domestiche. La famiglia insomma è tutto, se si esclude l’individuo ed i suoi interessi. Per il resto c’è pochissimo spazio vitale.

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