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 Home page > Tribuna Libera > Del perché le “cose” vanno male

Del perché le “cose” vanno male

Però, a volte siamo proprio… vabbé, siamo quello che siamo, fatti così.

Continuiamo a chiederci del perché in Italia le cose vanno male, ed a questa domanda diamo mille risposte. Eppure è tutto così semplice.

Allora, coloro i quali sono “pagati”, profumatamente, per risolvere i nostri problemi, non fanno altro che litigare, sempre. Prima tra di loro, a destra come a sinistra, in campi minati o stellati.

All’interno dei partiti non si fa altro che discutere di leadership.

Non basta. Quest’arte del “litigare“, continua anche con gli avversari. Come se fosse scritta in cima all’agenda della politica, d’altronde si dice “la politica non è bella se non è litigarella“

Interminabili discussioni su un unico tema: “Chi è il più bravo a comandare”.

Poi, ci siamo noi, coloro i quali “pagano”, profumatamente, chi dovrebbe risolverci i problemi.

Bene, noi, dedichiamo una parte della nostra vita a ripeterci che i “politici” sono incapaci, l’altra parte facciamo come loro: “litighiamo su chi è il più bravo a comandare” .

Il risultato che produciamo all’unisono, insieme, come sintesi di tutte le nostre variegate espressioni, è il nulla. 

Così non funziona, non può funzionare. Ma c’è di più. Siamo consapevoli che questo litigare sul niente è inefficace, improduttivo, eppure proseguiamo come se nulla fosse, a farci del male.

Ecco, siamo fatti così.

 

Foto: hobvias sudoneighm/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.223) 17 dicembre 2014 10:37

    Approvo! tutto! 

    Un Saluto
    Enzo 
  • Di (---.---.---.29) 17 dicembre 2014 19:31

    Tregua >


    Pensando alle prossime settimane immaginiamo il Parlamento ancora teatro di accesi scontri tra le varie anime dei diversi partiti. Immaginiamo le principali piazze ancora in mano ai manifestanti che vogliono più efficaci misure anticrisi.


    In un quadro così turbolento ed instabile le concomitanti dimissioni di NAPOLITANO risuonerebbero come ulteriore elemento di forte turbativa, se non come "fuga dalle responsabilità". Prospettiva frustrante ed inaccettabile per lo stesso Presidente.


    L’ennesimo accorato richiamo di Napolitano questa volta va letto a fondo perché contiene, tra le righe, anche un altro auspicio.

    La Sua speranza di una fase di “tregua laboriosa” tale da ricreare il clima giusto per un solerte, convinto e condiviso ricambio della prima carica dello Stato.

    In sostanza.

    E’ arrivato il momento di adempiere a quel “debito d’onore” contratto dalle maggiori forze politiche quando hanno “insistito” perché restasse per il secondo mandato.

    Napolitano ha più volte “indicato” una scadenza. Ora si aspetta che vengano assicurate le condizioni di contorno per una Sua dignitosa uscita dal Quirinale.

    Passaggio non più differibile per conservare il valore ed il senso di Parola e Merito

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