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Decreto Scuola: meglio abituarli da piccoli

Gli studenti di oggi, sono i lavoratori e gli elettori di domani, deve aver pensato in nostro ineffabile presidente del Consiglio, quando ha annunciato trionfalmente “torna il diritto allo studio”, riferendosi al Decreto Scuola varato dal proprio Governo.

Lavoratori ed elettori cui è meglio iniziare a prendere per i fondelli fin da giovani, per evitare che cullino la pericolosa illusione di stare crescendo in un paese civile, viene da pensare, vedendo, in particolare, cosa prevedono le norme per “il welfare dello studente”

Sì, perché, come quasi tutti i giornali hanno riportato con gran soddisfazione ( e senza il minimo rispetto per l’intelligenza dei propri lettori), per "favorire il raggiungimento dei più alti livelli negli studi" e "il pieno successo formativo" degli studenti delle medie e delle superiori è stata stanziata, per il 2014, la mirabolante cifra di 15 milioni (sì, milioni; non miliardi) di euro: di che offrire una merendina, o poco più, ad ogni ragazzo.

Forse è proprio questo che intendeva il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, affermando che quella miseria dovrebbe servire ad “alleggerire la spesa delle famiglie per i pasti ” oltre che a premiare “il merito negli studi in base alla valutazione scolastica”. 

Tutto questo, mentre l’Italia continua a svettare nelle classifiche dell’abbandono scolastico (al 17,5%, con punte del 25% in alcune regioni, specie del Sud, contro una media europea del 12,8%) e ad essere agli ultimi posti in quelle di scolarizzazione (solo il 21,7 % di noi ha un diploma, contro una media europea del 35,8%. I dati sono del 2012).

Tutto questo mentre le sole auto blu, anche dopo i tagli che le hanno colpite (pure questi annunciati con il debito clamore, tanto dal Governo quanto dai mezzi d’informazione) continuano a costarci almeno un miliardo l’anno; sessanta e passa volte quei fatidici quindici milioni.

Lascio a voi i commenti.

Sono ovvii, sempre che sia rimasto almeno un briciolo di quel che un tempo si chiamava senso della decenza.

 

Foto: Medici con l'Africa Cuamm/Flickr

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