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Dal 2010 donne a riposo con un anno in più ogni 24 mesi... ma solo per le lavoratrici della P.A.!

Per quanto riguarda le pensioni delle lavoratrici pubbliche l’intervento è maturo ormai da tempo: il governo dovrebbe muoversi entro la fine del mese per rispondere alla procedura aperta da Bruxelles, ed evitare di incorrere in una multa delle autorità europee. Le norme che disciplinano il pensionamento di vecchiaia nel pubblico impiego sono state infatti giudicate discriminatorie nei confronti degli uomini, i quali sono obbligati a lavorare fino ai 65 anni mentre le donne possono uscire a 60.

L’obiezione non riguarda però la generalità dei lavoratori, per i quali questa differenziazione è ammessa (!?), ma solo il mondo del pubblico impiego -sul quale si continua ad intervenire non con la perizia di un bisturi sapinete, ma con la brutalità di un rozzo macete- il cui regime previdenziale è considerato di tipo “professionale”: in altre parole i differenti criteri pensionistici costituirebbero una discriminazione retributiva.

Per porre rimedio a questa situazione il ministro della Funzione pubblica Brunetta ha da tempo delineato uno schema che prevede il passaggio graduale dell’età per la vecchiaia delle dipendenti pubbliche a 65 anni a partire dal primo gennaio 2010.

Da quella data la pensione di vecchiaia si conseguirebbe a 61 anni: proseguendo con un “gradino” di un anno ogni due si arriverebbe ai 65 anni nel 2018.



Verrebbero “salvate” le lavoratrici che hanno già superato i 60 anni e hanno sfruttato la possibilità di continuare a lavorare (magari per uscire in un momento intermedio) e quelle che invece hanno smesso l’attività in attesa dei 60 (anche versando contributi volontari).

Questo schema potrebbe essere trasformato in emendamento al decreto: già oggi ne sarà presentato uno dai deputati Cazzola, Della Vedova e Golfo. Il governo è abbastanza deciso a procedere, a meno che non si trovi un’interpretazione meno rigida delle scadenze europee: in questo caso sarebbe ipotizzabile un rinvio.

In ogni caso dell’argomento si parlerà domani con le parti sociali: dato il vincolo di Bruxelles, i sindacati non alzerebbero barricate, purché i relativi risparmi (quantificati da Brunetta in 2-3 miliardi nell’arco di dieci anni) siano impiegati, attraverso un apposito fondo, in politiche per il welfare familiare.


Commenti all'articolo

  • Di PARDO (---.---.---.121) 17 luglio 2009 10:06

    nel calcolo del risparmio annuale calcolato dal Ministro Brunetti (2..3 miliardi anno) ha tenuto conto di tutto? Vale a dire:

     costo pensionistico

     risparmio dello stipendio del pensionando

     eventuale costo della sostituzione per coprire la carenza di organico
    le tasche sono diverse ma sempre di spesa pubblica si tratta.

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