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Cuba, femminismo e nuove schiavitù: intervista a Leidy León Veloz

Intervista alla psicologa cubana Leidy León Veloz: Cuba sceglie di contrastare il prossenetismo

In una torrida estate caraibica, nel mese di luglio 2017, nei pressi dell’Università di Pinar del Río, ho conosciuto la docente e attivista femminista cubana Leidy León Veloz che, gentilmente, mi ha concesso una lunga intervista sulla condizione femminile cubana e sul dramma della prostituzione a Cuba e nel resto dell’America Latina.

Leidy León Veloz, attivista femminista e psicologa.

Leidy León Veloz ha studiato psicologia presso all’ Universidad de la Habana (Cuba) e l’ IPVCE Federico Engels e ha frequentato la Vocacional de Ciencias Exactas F. Engels. Ha inoltre conseguito un Master in Psicologia Clinica. In questo momento è docente all’Università di Pinar del Río e coordinatrice del progetto Supervisión Psicológica SCP, nonché membro del gruppo Provinciale della Società Cubana di Psicologia in coordinamento con il Comitato Organizzatore della VII Convenzione Intercontinentale di Psicologia HOMINIS 2016. 

1. In Italia è pressoché sconosciuto il ruolo eroico e decisivo che assunsero le donne nella storia di Cuba, soprattutto durante la Rivoluzione. Una sub-cultura e un ampio lavoro di disinformazione, continua a dipingere Cuba come un paese retrivo, machista e misogino. C’è un fondo di verità in quest’affermazione?

Molte donne hanno svolto un ruolo fondamentale nella Rivoluzione Cubana e dopo la vittoria dell'esercito ribelle nel 1959 e con l'arrivo al potere del giovane Fidel Castro, il ruolo e la condizioni delle donne a Cuba migliorò notevolmente. La partecipazione femminile al processo rivoluzionario cominciò fin dalla rivoluzione nel 1953.

Nel famoso assalto alla Caserma di Moncada, nel 1953, guidato da un giovane Castro, alcune donne parteciparono attivamente come Vilma Espín, Maria Antonia Figueroa, Asela de los Santos, più tardi Ministro dell'Istruzione e Gloria Cuadras. Tra i combattenti cubani troveremo anche Melba Hernandez e Haydee Santamaria. Queste due combattenti sono state coloro che hanno permesso che i prigionieri catturati, dopo il fallimento dell’ assalto, venissero rilasciati.

Hernández e Santamaría, dopo il trionfo della successiva rivoluzione del 1959, entrarono a far parte del gruppo fondatore del Partito comunista di Cuba e lavorarono per lo Stato, prima come deputate dell'Assemblea nazionale e in seguito nel Ministero dell'Istruzione. 
Nel 1956, la lotta in Sierra Maestra, una delle tappe più conosciute della Rivoluzione cubana, presentava anche guerrigliere donne, membri del Movimento 26 de Julio. Haydée ha partecipato alla lotta sui monti, così come Celia Sánchez, che è diventata segretario del Consiglio dei Ministri di Cuba nel 1962 e in seguito Ministro della Presidenza. Insieme a loro, molte altre donne hanno partecipato a diversi compiti sulla Sierra Maestra. Le donne cubane formeranno la loro squadra di guerriglia nel 1958, nonostante il disaccordo di molti ufficiali di guerriglia. Fidel Castro insistette per la creazione di un plotone femminile e la formazione delle donne. Si creò perciò il plotone Mariana Grajales, che divenne anche la guardia personale di Fidel Castro. 

Dopo la vittoria della Rivoluzione cubana nel 1959, le organizzazioni femminili del paese fondarono nel 1960 la Federazione delle Donne Cubane, un'organizzazione finalizzata a porre fine alla discriminazione contro le donne e alla ricerca della partecipazione delle donne in tutte le facce della società. Fidel Castro ha riconosciuto il ruolo di quest’organizzazione nel Primo Congresso del Partito Comunista Cuba nel 1975, sostenendo che "le donne cubane, doppiamente umiliate e relegate dalla società semi coloniale, avevano bisogno di una propria organizzazione che rappresentasse i loro interessi specifici e lavorasse per ottenere la sua più ampia partecipazione alla vita economica, politica e sociale della rivoluzione". La rivoluzione cubana ha migliorato notevolmente la condizioni delle donne nel paese e l’emancipazione femminile fu parte del suo successo. A Cuba anche prima della Rivoluzione, soprattutto nel primo Novecento, c’erano diverse donne rivoluzionarie del paese che lottavano per il suffragio e contro numerose discriminazioni, creando numerose organizzazioni femminili. Purtroppo si trattava di movimenti residuali, composti prevalentemente da donne ricche, colte o borghesi. Il femminismo non fu mai un movimento di massa. Questa torcia fu in seguito ripresa dalla Rivoluzione, che continuò ad attuare misure per favorire le donne cubane in tutte le aree della loro vita. 

La Federazione Nazionale delle Donne Cubane è un'entità rivoluzionaria che ha fatto il meglio per le donne cubane sin dalla sua prima formazione, il lontano 23 agosto 1960. La Federazione riporta circa 3.600.000 affiliate nei suoi ranghi. La Federazione, ogni cinque anni, tiene un congresso - proprio come le sue "mamme", le prime suffragette, il più alto organo di governo in cui sono discussi i risultati del lavoro, sono adottate nuove strategie e programmi, ed è eletto il suo Comitato Nazionale e la sua segreteria. Senza la capacità organizzativa e il lavoro delle suffragette e delle femministe cubane del primo Novecento, senza il seme seminato, non c'è dubbio che l'opera che la Rivoluzione avrebbe fatto per la donna cubana in seguito sarebbe stata molto più ardua. Per questo motivo crediamo fermamente che dobbiamo riconoscere lo sforzo e rendere omaggio alle fondatrici e alle combattenti di Cuba, prima del 1959, perché anche loro furono rivoluzionarie in pieno ordine.

Uno dei primi compiti del FMC fu di combattere la prostituzione, una necessità vitale per quasi 100.000 donne nella Cuba pre-rivoluzionaria, costrette da degrado, analfabetismo e inedia alla prostituzione coatta con i turisti. Seguendo la massima di José Martí, "essere colti per essere liberi", Cuba lanciò nel 1961 una grande campagna di alfabetizzazione che permise a tutti i settori della società, in particolare le donne - e soprattutto le donne di colore di integrarsi attivamente nella nuova società. In quell'anno sono state create più di 10.000 nuove scuole primarie, più che durante i sessant'anni della repubblica neocoloniale.

2. Dopo decenni di conquiste sociali e politiche femminili, la prostituzione a Cuba era quasi scomparsa, ma con l’avvento del Periodo Especial (il crollo del blocco sovietico da cui dipendeva l’ economia cubana) ed il conseguente isolamento economico e politico di Cuba, il problema prostitutorio è ricomparso, anche se con forme inedite. Il Governo ha reagito condannando duramente il pimping (il prossenetismo) e la tratta. La vendita di servizi sessuali minaccia di diventare un fenomeno radicato a Cuba e sollecita il dibattito pubblico su di esso. Come il Governo Cubano pensa di risolvere il problema?

La prostituzione, a causa di un sempre più emergente turismo di massa a Cuba, è diventata un problema e non solo per il sesso femminile. Anche gli uomini sono maggiormente coinvolti nel commercio del sesso. La situazione non è più come una volta, quando gli uomini erano solo prosseneti. I sex worker di sesso maschile, qui sono chiamati "pingueros".

La prostituzione è una violazione dei diritti umani che riflette un orizzonte di reificazione delle singole individualità (uomini e donne) ma dimostra anche che non è stato ancora possibile smantellare l'intero sistema patriarcale che rende la donna una merce. L'afflusso del turismo (internazionale) è qualcosa d’impatto molto forte a Cuba che influenza molto le tendenze e i comportamenti giovanili.

La soluzione più efficace non è "condannare moralmente" chi esercita tale attività, ma è quella di attaccare l’intero sistema economico che gira intorno al prossenetismo, un sistema economico che si basa sullo sfruttamento e la violenza contro donne, trans e omosessuali.

Questo gennaio 2017, il Centro Nazionale per l'Educazione Sessuale (Cenesex), ha fatto alcune proposte orientate alla penalizzazione del cliente e ampliare il dibattito accademico e popolare in relazione alle cause, agli impatti e all'analisi dei valori morali e sociali che sono messi in gioco quando si tratta di prostituzione.

Oggi appaiono nuove forme di prostituzione e le strategie di prevenzione devono essere aggiornate alla mutevole realtà del paese. Il decollo del turismo di massa, l'economia cubana orientata allo sviluppo è una minaccia ma anche un'opportunità e non è l'unico fattore che genera il commercio sessuale. Vi sono molteplici cause da affrontare come società come l'informazione, l'istruzione e il rafforzamento delle famiglie.

Io personalmente sarei favorevole ad applicare a Cuba il Modello Nordico giacché diventare merce sessuale invalida e contraddice i vari diritti sociali e popolari conquistati e diventa causa di svantaggi sociali.

Secondo una ricerca condotta da Rubén Herrera, del Ministero dell'Interno Cubano, su un campione di 82 donne cubane che hanno praticato la prostituzione con gli stranieri nella capitale cubana, si è dedotto che si trattava prevalentemente di giovani meticce, seguite da nere e bianche, con famiglie disfunzionali e permissive alle spalle, che vivevano in condizioni di sovraffollamento e incapaci di soddisfare le esigenze fondamentali di cibo, abbigliamento e calzature. Inoltre, si evince un’erosione di valori.

Una su tre donne ha iniziato l'attività prostitutoria prima del conseguimento della maggiore età. Nessuna formalmente è stata costretta dalla violenza: ma quali scelte libere può compiere una minorenne, soprattutto in condizione di povertà?

Tutto questo è il risultato di una qualche forma di mancanza materiale ma anche di informazioni e valori, nonché l’ assunzione di comportamenti a rischio come rapporti precoci, non protetti, sesso di gruppo e rapporti di interesse economico.

3. Cosa ne pensa della nuova ondata glamour del femminismo liberal-pop sexy-positive, secondo cui tutto ciò che è legato alla sessualità, anche la prostituzione, il commercio di sex-toy e quant’altro, avrebbe una valenza emancipatrice e liberatrice?

Questo modello è approvato e promosso da molte aziende e società che ritengono fruttuoso lucrare sui gadget-sexy o sui corpi femminili venduti come merce nell’industria dei divertimenti o del turismo. Abbiamo trascorso molti anni a lavorare sulle nostre pratiche di attivismo, per rendere visibile l'istituzione devastante della prostituzione per una società che vogliamo egualitaria, dove non esista alcuna discriminazione né di classe, né di genere. 

4. Ritiene, quindi, che l’abolizionismo sia la strada migliore per superare il sistema prostituente?

Riteniamo giusto che le bandiere abolizioniste del movimento nato in Inghilterra nella seconda metà del XIX secolo, nel cuore del movimento femminista, siano risollevate. Fu la femminista inglese Josephine Gray Butler, uno dei suoi leader e pionieri. Nel 1869, in Inghilterra, fu approvata la «legge sulle malattie contagiose», che regolava la prostituzione e riteneva le donne responsabili della diffusione delle malattie trasmesse sessualmente. Tutte le forme di regolamentazione hanno una base sanitaria, legate al controllo delle malattie trasmesse sessualmente e si ritiene che solo le donne siano responsabili di ciò. 

Questa legge prevedeva esami medici obbligatori, la schedatura delle donne in registri speciali e controlli della polizia, nonché luoghi specifici per l'esercizio dell'attività. Il movimento abolizionista mirava a porre fine a questi maltrattamenti e al controllo poliziesco delle donne e per questo la legge dovette essere abrogata. Come si può vedere, questo non è un nuovo problema per il femminismo abolizionista. Oggi, nel XXI secolo, dobbiamo insistere ancora una volta sull’imposizione della violenza che tenta di imporre regolamentazione / legalismo - tutte le strategie del sistema di dominazione capitalista etero-patriarcale per regolare e controllare le persone considerate di minor valore sociale, culturale e economico e simbolico a favore del soggetto maschio che è quello che impone la sua legge. Dovremmo leggere il testo di questo progetto solo per verificarlo. 

Un'altra cosa che credo sia importante dirvi è che è essenziale ascoltare le voci delle sopravvissute della prostituzione che oggi sono abolizioniste. È necessario ascoltare le voci di migliaia e migliaia di donne che non hanno denaro (perché nessuno le finanzia) che sono ancora prostituite, ma vivono tentando di uscire da questa violenza, cercando un lavoro normale che consenta loro di coprire i bisogni fondamentali della loro famiglia; hanno molto da dire per demistificare il "mito" della puttana libera e felice che provano a venderci come progetto di vita che si vuole regolare.

5. Credi che sia conciliabile femminismo e prostituzione? Oppure tentare di conciliare i due elementi è mistificatorio?

La prostituzione è un'istituzione patriarcale che colpisce direttamente l'uguaglianza di genere, giacché consacra una sessualità dominante: il soddisfacimento egoistico e narcisistrico maschile cui le persone prostitute, soprattutto donne e ragazze, bambini, transessuali e transgender devono sottomettersi. Dobbiamo anche tenere conto che la maggior parte delle persone prostituite sono state precedentemente vulnerabili alla povertà, agli abusi, alla violenza, alla discriminazione e alla disuguaglianza di classe e sono state arruolate nella prostituzioni da adolescenti, con un'età media di 12-13 anni, secondo quanto afferma Marcela Rodríguez, nella sua ricerca (Tramas de la prostitución y la travaje en la exploita sexual, su internet: http://www.ciepp.org.ar/ ).

La prostituzione non è una scelta di una o più donne che a un certo punto della loro vita, per qualunque motivo, decidono di essere prostituite. Al contrario, è un atto o insieme di atti con cui una persona prostituta - di solito da un cliente maschio - acquista o affitta a un prezzo in denaro o in natura il corpo di una persona trattata come oggetto, in genere una donna, per usarla sessualmente, per imporre la sua sessualità a causa della sua maggiore potenza economica e sociale. L'esercizio della sessualità è trasformato in relazioni di dominio e / o potere sul corpo e sulla sessualità di un'altra persona. 

La prostituzione è un'istituzione patriarcale, un problema sociale basato sull'oppressione delle donne, che si svolge in un sistema di relazioni di genere. I contesti in cui si verificano queste relazioni sono di disuguaglianza sociale, sessuale, politica, economica e culturale tra uomini e donne. Per questo motivo parliamo di un sistema di prostituzione come sistema di relazioni sociali organizzate in un certo modo, con regole che lo regolano, con strutture e culture che lo sostengono, con istituzioni e attori: spettatori, trafficanti, agenti di polizia e altri funzionari partecipanti dell'impresa dello sfruttamento e / o di fornire protezione agli stessi. Il sistema di prostituzione crea violenze e s’impone violentemente a tutte le donne fisicamente o simbolicamente e genera complicità per mantenersi in vita. 

Oggi, il problema sanitario con cui i regolamentaristi intendono controllare le donne è l'HIV-AIDS. Essi hanno inoltre esercitato pressioni sui gruppi di donne in prostituzione per accettare di essere chiamate "sex worker" e alcuni, che stanno promuovendo questo progetto, ricevono finanziamenti forti da organizzazioni internazionali legate alla promozione dell’ “industria del sesso”.

Questo tipo di sistema favorisce il traffico a fini di prostituzione e di violenza contro le donne. Ciò accadde in Argentina, quando questo sistema regolamentarista era in vigore (1875-1936). Il sistema-prostitutorio era conosciuto come "la strada per Buenos Aires" o “il commercio bianco” (così chiamato all'epoca), ed era uno scandalo.
Questa nuova forma di regolamentazione proposta da questo progetto è concretizzata in alcuni Paesi, come i Paesi Bassi e la Germania, che hanno regolamentato la prostituzione come lavoro, e dove i pimps, i banditi e i trafficanti diventano "imprenditori" e non criminali; le donne sono "lavoratrici-sessuali" (per lo più migranti e povere); molte continuano ad essere trafficate ma le politiche pubbliche sono orientate nell’ includere sempre più donne in questo "lavoro", perché nelle società capitalistiche vi sono grandi masse di diseredate che non hanno più posto nel mercato del lavoro e le donne e le persone trans, per prime, riportano numerosi problemi persino ad entrare nel mondo del lavoro. 

Oggi più che mai è fondamentale sostenere il sistema abolizionista per porre fine all'ingiustizia che le donne siano reificate e mercanteggiate per soddisfare una supposta sessualità che cerca di affermare il suo potere su corpi percepiti come marginali o ininfluenti. In questo senso, non vi è alcuna compatibilità tra movimento femminista e sistema prostitutorio.

 

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