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Mujeres de Latinoamerica: Manuela Sáenz Aizpuru

di Patrizia Boi

Martedì 12 marzo alle 18.00 presso la Biblioteca dell’IILA (Via Paesiello, 24), per commemorare la Giornata Internazionale della Donna, l’Ambasciatrice dello Stato Plurinazionale della Bolivia presso la Santa Sede, S.E. Teresa Susana Subieta Serrano, l’Ambasciatrice dello Stato Plurinazionale di Bolivia in Italia, S.E. Sonia Silvia Brito Sandoval, l’Ambasciatrice della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, S. E. María Elena Uzzo, l’Ambasciatrice di Colombia in Italia, S. E. Ligia Margarita Quessep Bitar, in collaborazione con l’IILA-Organizzazione Internazionale Italo-Latinoamericana, rappresentata dal Segretario Culturale, S.E. Jaime Nualart (ex Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Messico presso il Regno di Thailandia, la Repubblica dell'India e l'Egitto), hanno organizzato un incontro sulla figura dell’eroina ecuadoriana Manuela Sáenz Aizpuru (Quito, 27 dicembre 1797 – Paita, 23 novembre 1856).

Realizzazione Grafica di Verónica Paredes

Manuelita, celebre anche per essere stata compagna del generale, patriota e rivoluzionario venezuelano Simón Bolívar (Caracas, 24 luglio 1783 – Santa Marta, 17 dicembre 1830) negli ultimi otto anni della vita del Libertador, ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione di un nuovo Stato sotto il nome simbolico di Bolívar come laboratorio sociale per un progetto di sovranità, giustizia, e inclusione. Infatti in una lettera d’amore a Bolívar la Sáenz paragona il nuovo Stato a una figlia: 

«Permettetemi di aiutare a moltiplicare la libertà e insieme saremo riusciti a procreare una figlia, che solo voi e io sappiamo essere il prodotto di questo sentimento che sfida la barriera dei tempi. Ora, che già lo sapete, ammonitemi con l’indulgenza e con la dolcezza con cui correggete i vaneggiamenti dei popoli che imparano a vivere la loro indipendenza. La vostra rabbia sarà la migliore prova che la storia è costruita con la pazzia dell’amore e del coraggio. E io vedrò la nascita di una figlia che conserverà nell’eternità il mio tributo di riconoscimento per voi, in gestazione tra i nove mesi che sono trascorsi dal trionfo di Ayacucho e il primo anniversario di Junín».

L’incontro era incentrato sulla presentazione dell’ultimo libro di Maddalena Celano, biografa italiana di Manuelita, pubblicato dalla Casa Editrice dei merangoli,  intitolato Manuela SÁENZ e Simón BOLÍVAR – rivoluzione, passione, femminismo - Diario di Paita, epistolario e altri documenti inediti (COLLANA Cortili ANNO Dicembre 2023 PAGINE 278 FORMATO 14 X 20 CM RILEGATURA Brossura ISBN 978‐88‐98981‐90‐8), prefazione di S.E. Sonia Brito Sandoval, introduzione di S.E. Teresa Susana Subieta Serrano, con i contributi di Yoselina Guevara López, Maria Consiglia Santillo e Patrizia Boi.

Nella prima parte dell’incontro, moderato da S.E. Jaime Nualart, S. E. Sonia Silvia Brito Sandoval ha analizzato gli aspetti storico-politici legati al personaggio di Manuelita e soprattutto il connubio politico-militare realizzato dalla nostra eroina col Libertador, mentre S.E. Ligia Margarita Quessep Bitar ha incentrato il suo intervento sulle questioni di genere, mettendo in risalto il ruolo rappresentato da Bolívar nella rottura degli schemi della società patriarcale, trattando la donna alla pari anche in campo militare, atteggiamento che sarebbe auspicabile da parte di tutti gli uomini. Infine S.E. María Elena Uzzo, ha spiegato al pubblico intervenuto numeroso in sala, quanto il Venezuela abbia valorizzato la celebre donna dedicandole statue, piazze, strade, ecc., riuscendo anche dal 2010 a depositare i suoi resti simbolici (un cofanetto con della terra della casa di Manuela a Paita), nel Pantheon Nazionale di Caracas, accanto alla tomba di Simón Bolívar. La Uzzo si è soffermata poi sull’importanza del Movimiento Manuelita Sáenz, fondato da Eliana Salazar, un collettivo femminista nato per tutelare i diritti delle donne nell’ambito del Ministerio del Poder Popular para el Transporte (MPPT) del Governo Bolivariano in Venezuela.

Nella seconda parte della presentazione l’Autrice Maddalena Celano è intervenuta in una discussione guidata dal giornalista Gabriele Germani, che ha toccato temi cruciali come il ruolo delle donne nella lotta per l’indipendenza, la relazione tra la nostra eroina e il Libertador, l’eredità di entrambi nella storia contemporanea dell’America Latina.

Il volume, curato con passione dal Direttore Editoriale della deiMerangoli Claudia Bisceglia e dal suo Presidente Luciana Luciani, ha offerto l’occasione per mostrare ai presenti anche un altro aspetto della relazione tra Manuelita e Simón, quello più umano legato all’amore sbocciato tra i due come emerge dalle parole di Manuelita relative al loro primo incontro tratte dal suo Diario Personale il 19 Giugno 1822 (pag. 52):

«Mentre si avvicinava al nostro balcone, ho preso la corona di rose e rametti di alloro e l’ho lanciata per farla cadere davanti al cavallo di S.E., ma con una tale fortuna che è atterrata, con tutta la forza della caduta, sul cappotto, proprio sul petto di S.E. Sono arrossita di vergogna, perché il Libertador ha alzato gli occhi e mi ha scoperto ancora con le braccia tese per un simile gesto. Ma S.E. ha sorriso e mi ha salutato con il cappello da parata che aveva in mano, e proprio questo ha provocato l’invidia di tutti, parenti e amici, e per il delirio e la gioia che S.E. mi aveva distinta da tutti gli altri, quasi svenni».

I due eroi si fanno umani, nelle loro lettere si confessano, parlano di strategie militari e di politica, ma nel contempo si scambiano parole e gesti d’amore. A tratti le lettere diventano poetiche, s’innalzano nei cieli del sacro, si stringono nello spazio di un matrimonio alchemico, si dilatano nel viaggio fisico e metafisico. Sembra che un legame sottile unisca le due anime, incatenate da missioni e obiettivi tangibili e da disegni intangibili che tessono tele di ragno, destini incrociati e intrecciati, davvero nella vita e nella morte, in salute e in povertà, uno sposalizio di spiriti liberi, senza bisogno di un atto formale, un’unione cosmica senza limiti convenzionali.

Rammento la bellissima lettera che Manuelita scrive da El Garzal il 27 luglio del 1822 (p. 147 del libro Manuelita Saenz Aizpuru, di M. Celano, Porto seguro, Roma, 2022) a

«El Garzal, 27 luglio 1822 A Vostra Eccellenza Generale Simón Bolívar

Qui c’è tutto il favoloso incanto di una natura splendida. Tutto invita a cantare, a esaltarsi, insomma a vivere qui. Questo luogo, con la sua aria calda e deliziosa, reca la vibrante emozione dell’odore del guarapo che giunge fresco dallo zuccherificio, e mi fa vivere mille sensazioni dolci come il miele. Mi dico: questa terra merita le orme di V.E. Il bosco e i pioppeti all’entrata del Gazal, inumiditi dalla rugiada notturna, accompagnerebbero il vostro arrivo, evocando la nostalgia per la vostra amata Caracas. I prati, l’orto e il giardino, che si estendono su ogni lato, serviranno da folgorante ispirazione al vostro amore, dedicato fino a ora quasi esclusivamente alla guerra. I versanti, i campi germoglianti di fiori e di gramigna silvestre sono un regalo per gli occhi e un incantamento per l’anima. La casa grande invita al riposo, alla meditazione e alla lettura, per il fluire placido del vostro soggiorno… La sala da pranzo, che s’inonda di luce attraverso le finestre, accoglie tutti con allegria; e le stanze da letto, rispettose del riposo, è come se pregassero per saturarsi di amore... Le terre pianeggianti sulle rive del Gazal si parlano e inducono a denudare i corpi e a bagnarsi, immergendosi in un bagno venusiano accompagnato dal sussurrare dei bambù e dal canto dei pappagalli spaventati dal loro stesso frastuono. Vi dico che a lungo ho desiderato che voi foste qui. Ho dipinto tutto con la mia immaginazione, ma vi prego di perdonare le digressioni dettate dal frenetico desiderio che ho di voi, di guardare al presente e godere di tutta questa bellezza.

Vostra con il cuore e l’anima, Manuela».

Da queste parole emerge tutta la personalità di questa donna e il suo grande amore per la Natura. Quando ancora si scrivevano lettere e si osservava il mondo con occhi infantili, come fanno i poeti, come fanno i cuori ancora capaci di immaginare gioia e bellezza. Questa lettura è stata fatta più volte nelle presentazioni di Maddalena Celano dalla Poetessa Ecuadoriana di fama internazionale Verónica Paredes, presente alla manifestazione.

In questa occasione, invece, è stata la splendida artista cubana Olga Lidia Priel Herrera (cantante, ballerina e attivista per i diritti dei migranti) che ha recitato una poesia di Pablo Neruda.

Tra i diplomatici era presente in sala S. E. Teresa Subieta Serrano, che dietro le quinte ha tessuto le trame per la realizzazione dell’evento, coadiuvata dal suo infaticabile collaboratore, il colombiano Luis Felipe Cuenca.

E non finisce qui, ma c’erano altri ospiti molto importanti come S. E. Monica Robelo Raffone, Ambasciatrice del Nicaragua, S.E. Mariano Jiménez Talavera, Ambasciatore dell’Honduras e naturalmente - non poteva mancare in un evento dove si parla di spiriti rivoluzionari - S.E. Mirta Grande Averhoff, Ambasciatrice di Cuba.

La manifestazione mi ha rammentato lo spirito che attraversava la città di Quito quando il Libertador stava per fare il suo ingresso trionfale, sempre descritto da Manuelita nel suo Diario Personale il 19 Giugno 1822 (pag. 48):

«La città è vestita a festa, la gente corre dappertutto, gli indios che portano gli ordini hanno una gran fretta. La gente decora le strade con archi di bambù, rami di alloro e fiori, mettendoli agli angoli e ai balconi, in occasione della celebrazione vera e propria, non solo della battaglia di Pichincha ma anche dell’arrivo di S.E. il Libertador Simón Bolívar e Presidente della Colombia, per la prima volta a Quito. Che emozione incontrare questo signore, che viene chiamato il “Messia americano” e di cui ho sentito tanto parlare. (…) Il Libertador e Presidente è salito su un bellissimo cavallo bianco, che è stato bardato con la sella e i finimenti più preziosi che si potessero trovare in queste terre. (…) Da tutti i balconi, al loro passaggio, piovevano petali di rose, fiori e mazzi di fiori a formare un tappeto profumato e colorato, che rendeva più affascinante il baccano e l’accoglienza…».

E l’accoglienza, la grande accoglienza dei Latinoamericani è quel che resta soprattutto di questa splendida serata!

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