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Cossiga e Berlusconi, il metodo fa scuola.

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Nella corrente legislatura, esponenti del Governo e non solo ne stanno dicendo e facendo così tante e di tal maniera che risulta arduo tenerne il conto; tanto più farlo con tempestività, in modo calmo e riflessivo. Siamo in pericolo costante di essere travolti da una frana, da cui si cerca anzitutto di tenersi al riparo per poi provare ad indagare sulle motivazioni, tra le quali le più evidenti nei casi in oggetto: autoritarismo e instaurazione di quello che testi di diritto costituzionale definiscono “Stato di polizia”.

Qualcuno s’illudeva che l’ennesimo Governo Berlusconi, la sua legislatura sarebbe stata diversa rispetto ad un passato recente che troppo presto, invece, c’è chi tende a dimenticare. Gli anni regnanti del berlusconismo hanno dimostrato che molti italiani, purtroppo, hanno la memoria corta.

Qualcuno si aspettava dal Berlusconi IV un maggiore fair play “istituzionale” se si permette il termine (“legislatura costituente” come millantato da alcuni offende il termine prossimo di Costituzione, che di per sé già soffre d’inosservanze e trascuratezza quotidiane, di provenienza anche inaspettata) ma, al contrario, non ci si può distrarre un attimo: legge elettorale per le elezioni europee, norma salva-manager, nuova Alitalia sullo sfondo e, naturalmente, scuola e università sugli scudi.

Qui si sta cercando, peraltro, di trattenere l’impeto di taluni propositi estemporanei di commento ai fatti e alle parole di questi giorni riconducendolo nell’alveo del diritto di critica e di opinione, ad evitare conseguenze che seguirebbero su chi dovesse scrivere parole a caldo, sulla scorta di una comprensibile e non anomala onda emotiva.

 

A
l termine di una settimana terribile, proviamo a riassumere accadimenti e dichiarazioni dei giorni scorsi.

Nel clima di crescente insoddisfazione che attraversa l’intero Paese, malgrado l’accecato ottimismo pubblicitario del Cavaliere, la tensione alimentata dallo stesso Governo a cui spetterebbe il compito di attutire il sentiment collettivo con metodi verbali democratici, è sfociata in alcune affermazioni che varrà la pena rimarcare; non per soffiare sul fuoco della tensione ma a testimonianza e a futura, auspicabile memoria di un risentimento nel senso di appartenenza ad un Paese in cui ci si sente costretti, anche nella propria piccola parte di cittadinanza attiva, a chiedere ed evidenziare quotidianamente il rispetto di princìpi democratici fondamentali che in un cosiddetto Paese normale, democratico, dovremmo dare per scontato.

A questi ultimi ideali princìpi accludiamo il dissenso politico di piazza verso il Governo partito dalla manifestazione dell’11 ottobre dell’Idv e della Sinistra contro il lodo Alfano e le politiche del Governo e proseguito sabato 25 ottobre a Roma, con la manifestazione promossa dal Pd di Veltroni. Premesso il successo di entrambi gli eventi, nella seconda, al di là delle consuete polemiche spicciole sul numero dei presenti al Circo Massimo e sulla partecipazione complessiva nelle strade della Capitale, usanze che fanno parte di una politica dell’annuncio televisivo che poca attenzione merita, speriamo di poter vedere una via di ripresa anche se un po’ tardiva per un partito che è sembrato in più occasioni assente in quello che dovrebbe essere il suo ruolo di opposizione. E’ evidente che la partecipazione avuta, quali che siano i numeri reali, è ulteriore espressione di un dislivello tra la cosiddetta militanza e lo stile verticistico-dirigenziale del Pd.
Ricordiamo come un trait d’union che alla manifestazione democratica del 25 ottobre hanno aderito altre forze politiche che fanno opposizione, coerentemente con il proprio ruolo nel panorama politico e civile come l’Italia dei Valori ed il suo Presidente Antonio Di Pietro che hanno condiviso l’iniziativa dei promotori e vi hanno preso parte proseguendo anche, con i propri banchetti, nella raccolta di firme contro il lodo Alfano e per tenere un referendum abrogativo. Lo strumento referendario è ora invocato dallo stesso Pd a seguito dell’approvazione del decreto legge Gelmini, aggiunto alla prima proposta dell’Idv. D’un tratto, il referendum viene rinobilitato da Veltroni, dopo essere stato da lui trascurato sul lodo Alfano.

Di tutt’altro tenore, dunque anti-democratico, erano state le dichiarazioni del Presidente del Consiglio nei confronti delle trasversali manifestazioni di piazza contro l’approvazione poi avvenuta il 29/10 al Senato del Ddl 1108 a firma del Ministro Gelmini di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137. Alle parole pronunciate il 22 ottobre da Berlusconi in una conferenza stampa sulle occupazioni delle università, in cui il Premier dichiarava "Non permetteremo che vengano occupate scuole e Università [..] Convocherò il Ministro degli Interni e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine [..] “ hanno fatto seguito, il giorno successivo 23 ottobre, dichiarazioni-tentativi di smentita di Berlusconi da Pechino, "Io non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole"; il caso dovrebbe restare a lungo nei media come esempio di pura falsità e negazione verbale dell’evidenza. Si dubita che i Tg abbiano riproposto la prima conferenza stampa per sbugiardare i pericolosi propositi affermati (ad esempio, il Tg1 serale del giorno della smentita rinviò ecumenicamente al proprio sito internet ma Sky Tg24 ha fatto la comparazione) ma sulla rete è possibile trovare le registrazioni per avere conferma di espressioni chiaramente pronunciate.

E’ scandaloso che un Presidente del Consiglio si permetta di negare ciò che i servizi giornalistici hanno registrato e possono provare insindacabilmente; un atteggiamento non nuovo e che persiste quale presa in giro nei confronti di tutti gli italiani e non solo della categoria dei giornalisti e dei giornali, additati nei giorni successivi come elementi di diffusione di falsità, fomentatori di odio etc. (Certamente non per casi come questo, con registrazioni audio-video di una conferenza stampa; non soffriamo di una sindrome collettiva di allucinazioni)


A fomentare l’odio e motivare i facinorosi si è arrivati ancor più con un articolo pubblicato lo stesso 23 ottobre, presente anche sul sito informativo istituzionale di Rassegna stampa del Governo. Ci riferiamo alle altre parole che lasciano esterrefatti contenute in un’intervista rilasciata dal senatore a vita ed ex Capo di Stato Francesco Cossiga ad Andrea Cangini del Quotidiano Nazionale. La rassegna stampa del Governo che riporta l’intervista a Cossiga differisce (ammorbidisce) in alcuni punti da altre fonti precedentemente diffuse anche dalle agenzie di stampa. E’ operazione lunga ricostruire il giallo delle versioni ritoccate e permane il dubbio che la versione on-line attuale, presente anche in altra pagina dello stesso sito istituzionale sia stata “corretta”, limata in alcuni punti. In altre versioni c’è un “picchiare a sangue”, frase che nelle pagine web del Governo non è presente.

Quale che sia la versione integrale ed originale, si possono dare per certi alcuni cosiddetti “consigli” dati da quell’emerito Kossiga al Ministro Maroni, quali il mandare tutti gli studenti in ospedale, picchiare i docenti e le giovani maestre, infiltrare agenti provocatori nelle manifestazioni studentesche, frasi che costituiscono un’evidente istigazione alla violenza ed un’invocazione del terrorismo di Stato. Frasi che riaprono anche antiche ferite come l’uccisione di Giorgiana Masi, la giovane che nel 1977, manifestando in occasione dell’anniversario della vittoria del referendum sul divorzio, fu uccisa da un proiettile vagante. Cossiga era Ministro dell’Interno a quei tempi e negò in Parlamento che la Polizia avesse sparato, nonostante foto e testimonianze inequivocabili. Una parlamentare dei Radicali, la senatrice Donatella Poretti, merita l’elogio per essere semplicemente intervenuta in aula ad esprimere sdegno per le parole aberranti di un ex capo di Stato e per chiedere la riapertura di una commissione d’inchiesta, come avanzato anche con una dichiarazione da Alfio Nicotra del Prc. Un comunicato stampa dell’Idv-Estero ha chiesto il ritiro delle parole di Cossiga e misure d’intervento da parte del Parlamento. L’europarlamentare del Prc Giusto Catania in un’intervista ha annunciato un’interrogazione alla Commissione europea. Altre iniziative sono partite da singoli cittadini, come la denuncia al Commissariato PS e la petizione-appello al Presidente Napolitano. Assordante il silenzio che ha fatto registrare buona parte della casta politica allorché ci si sarebbe aspettati e tuttora uno scatto di dignità e una presa di posizione nel rispetto del Parlamento e considerando il ruolo che Cossiga riveste nell’Istituzione. Cossiga si è dichiarato guerrafondaio anche in sedute d’aula, la sua storia politica e personale è nota ma non se non si dimette (definitivamente) o non si arriva ad una condanna morale e penale che possa destituirlo dalla sua carica onorifica, la vergogna delle nostre istituzioni sembra non avere limiti.

Per quanto avvenuto il 29 ottobre in Piazza Navona, sulle cui dinamiche, oltre alle foto degli scontri, a riprese video, a spezzoni trasmessi dai programmi tv come Anno Zero, si ha il resoconto del giornalista Curzio Maltese. Si può ravvisare nelle parole di Cossiga una profezia (qualche giorno fa invece si parlava di una profezia-ipotesi sulla scuola da alcuni scritti degli anni ’50 di P. Calamandrei) ma anche un piano poiché la puntualità dei fatti verificatisi getta un’ombra torbida su eventuali mandanti dei provocatori infiltrati e su chi abbia permesso ad un camion con a bordo giovani questi si facinorosi possessori di spranghe di entrare in una zona limitata di un corteo altrimenti pacifico. Spiace annotare le parole di Napolitano nelle discussioni sulle responsabilità degli scontri di Piazza Navona: "Gli scontri di Piazza Navona sono il segnale dei rischi che il movimento studentesco corre". Ci si aspetterebbe qualcosa di più di una semplice constatazione di possibilità poiché lo Stato dovrebbe proteggere l’incolumità dei cittadini e manifestanti, non si può semplicisticamente metterla in conto e fare spallucce.

Al di là di alcune ricostruzioni sul comportamento ad esempio di un singolo studente militante di destra appartenente al movimento "Blocco studentesco", in un video, “istruzioni dettagliate” che gira sulla rete e che potrebbe essere giudicato frutto d’interpretazioni e strumentalizzazioni politiche e a cui ha fatto seguito un’intervista in cui il ragazzo nega di essere un agente di Polizia infiltrato e a ricostruzioni diffuse dal Governo nella persona del Sottosegretario del Ministero dell’Interno Francesco Nitto Palma che ha fornito una versione opposta dei fatti di Piazza Navona e poco credibile, sembra quanto meno delineabile una strategia, con l’ombra di manovratori, (ciò ricorda il G8 di Genova 2001) di compiacenza e concordanza d’intenti tra i provocatori armati degli scontri e i corpi di Polizia che non sono intervenuti nel fermarli o che lo hanno fatto in maniera piuttosto "strana".

Licio Gelli, che condurrà un programma televisivo, considera Berlusconi il suo unico possibile erede per proseguire il piano della loggia P2 ed entrambi sembrano apprezzare il metodo di Cossiga.

Segnali a dir poco allarmanti per lo stato della democrazia in Italia e per la parte di (non) democrazia nello Stato.

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