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Corona Virus e inquinamento atmosferico

Il Corona Virus, come è noto è un'affezione che colpisce i polmoni.

 

I polmoni sono quegli organi che inalando l'aria atmosferica ne traggono l'ossigeno che poi immettono nel torrente sanguigno che alimenta tutti i tessuti corporei.

Se l'aria contiene agenti inquinanti, che possono essere gas venefici o particelle solide, ad esempio i PM10 particelle persistenti, non biodegradabili, queste danneggiano il tessuto polmonare, ne menomano la funzionalità e spesso sono causa di tumori.

In Europa l'inquinamento è responsabile di oltre 400mila morti premature all'anno. L'Italia si colloca tra i paesi peggiori con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60mila nel solo 2015.

Ai frequenti blocchi della circolazione dei veicoli, attuati da alcuni comuni, non segue alcun risultato effettivo in quanto le cause sono da addebitare alla pessima coibentazione termica degli edifici pubblici o privati, la cosiddetta APE, Attestato di Prestazione Energetica.

Quando l'APE si colloca ai valori inferiori, in una scala da A a G, negli immobili per ottenere una temperatura confortevole, è necessario azionare apparecchi di condizionamento alimentati da gas o energia elettrica prodotti bruciando combustibili fossili, petrolio o carbone, che avvelenano l'aria e i nostri polmoni. I polmoni sono il bersaglio della pandemia che sta minacciando la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi. Se vogliamo difenderci dal Virus, prima ancora di cercare un antidoto, un vaccino, dobbiamo proteggere i polmoni.

Il nostro Paese lamenta da solo la terza parte delle vittime del mondo intero. La mappa della distribuzione delle vittime vede ai primi posti, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna.

La mappa della diffusione dell'inquinamento atmosferico è esattamente sovrapponibile; dove l'aria è più inquinata, là abbiamo il maggior numero di vittime da Corona Virus.

Questi sono dati concreti, indiscutibili, non opinabili, al di là delle dichiarazioni di scienziati od opinionisti. MAPPE SOVRAPPONIBILI! Finora nessuno dei tanti soloni che alimentano le cronache scritte o televisive se ne è accorto.

 

 

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